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Eresie, e dialoghi innominabili…
….Le accuse sono gravissime e ci permettono un ulteriore
esemplificazione (per chi poi avesse letto…’Storia di un
Eretico’, quelle sue mancanze appaiono gravissime in
seno ad una società così ligia ad i propri doveri morali
e …fiscali, nella quale la politica della casta appare solo
giudice …ingiudicabile di questi immondi errori nell’am-
bito di un ruolo ad essa concesso dall’alba dei tempi,
da quando cioè Imperatori Papi e Faraoni godevano di
ugual diritti e privilegi….) di uno dei meccanismi fonda-
mentali dell’Inquisizione (mai morta dal dì di questa pa-
rola…): la delazione.
Il tribunale del Sant’Uffizio, perennemente carente di fun-
zionari e di fondi, non avrebbe mai potuto controllare da
solo il territorio che gli era affidato senza l’essenziale sup-
porto delle denunce (per nulla disinteressate, per questo
ho citato il caso del mio amico…Pietro Autier…) spontanee,
delle delazioni, delle autodenunce (capaci di rovinare
alcuni ed arricchire con lecito profitto..altri…).
Nella seconda denuncia il Mocenigo nel riferire i discorsi
intervenuti fra lui e Bruno (provvede ad informarci, per
gli storici più attenti al caso, dell’utilizzo premeditato del-
le sue continue delazioni…le quali gli consentono raggiri
qui non enunciabili…) mentre questi è già prigioniero in
casa sua, tradisce, senza avvedersene, la malafede che lo
anima, affermando di aver cercato di farlo desistere dalla
sua intenzione di partire per Francoforte, minacciando di
denunciarlo all’Inquisizione.
Ma il tribunale non coglie, e non coglierà, le contraddizio-
ni presenti nelle denunce del Mocenigo, limitandosi a rile-
vare compattezza, senza sottilizzare sulle ambiguità del
tono e delle dubbie motivazioni.
Il 26 maggio, dopo che sono intervenute le deposizioni di
due librai, il Ciotti e il Brictano, Bruno viene ascoltato dal
tribunale per la prima volta; è impossibile, leggendo i ver-
bali, non cogliere la drammaticità di questo colloquio: un
uomo che era stato intimo del re e regine, di nobili e studio-
si in tutta Europa, un poeta dall’eloquio ricco e fecondo, il
filosofo della ricerca che per primo ha intuito fino in fondo
le potenzialità della nuova scienza copernicana, e la necessi-
tà di essere coerenti anche in campo metafisico con la nuova
visione del mondo (e della…materia), ridotto nella sua patria
alla berlina peggio del peggior criminale.
Questa l’Italia di allora, e di oggi….
Il metodo è il cavillo di prelati sospettosi e diffidenti che lo
interrogano e perseguitano su frasi dette privatamente, o
scritte in separate loco; magari per celia o ironicamente, a
un giovane bolso, vanesio ed ambizioso.
Il suo intelletto, abituato al rigore del solo ragionamento, del-
la dimostrazione, o all’entusiasmo di una bruciante intuizione
(confusa dai suoi delatori e perenni aguzzini per altro…) del
vero, si dovrà piegare alla fredda puntigliosità delle doman-
de dei giudici sconosciuti a cui non ha arrecato torto alcuno,
né a loro né a ciò che vorrebbero rappresentare (nell’allora e
odierna cultura).
Gli Scribi e i Farisei del Tempio, oggi come ieri…., il tutto
poi interpretato dal limite ….di Roma.
Eppure Bruno fa una scelta, e questa scelta è irrevocabile:
difendersi, quando dovrebbe accusare!
Vivere! Tornare libero!
Mentre è difficile immaginare il fondo di dolore e di amarez-
za da cui questa scelta proviene, l’abisso di solitudine che i
suoi aguzzini con il tempo hanno scavato.
Ma si badi questa non è storia remota….ma attuale….!
(Benazzi/D’Amico, Il libro nero dell’Inquisizione)