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la gelosia (prima lettera ai prigionieri)
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E’ il ……, sono undici e più anni che sono in prigione.
Ho 35 anni.
Gli anni più belli della mia vita li ho passati in gale-
ra o in cella di rigore (per nessun reato commesso…).
Ho soltanto sette mesi di completa libertà con la mia
tribù india. I bambini che penso di aver avuto dalle
mie due donne indie adesso hanno otto anni.
C’è da spaventarsi!
Come il tempo scorre in fretta!
E tuttavia quelle ore, quei minuti, sono così lunghi
da sopportare, ognuno ha un proprio pesante posto
in questa via crucis.
Trentacinque anni (di carcere)!
Dove sono Montmatre, la place Blanche, Pigalle, il
ballo del Petit Jardin, boulevard de Clichy?
Dov’è Nénette con il suo faccino da Madonna, un au-
tentico cammeo, che divorandomi di disperazione con
i suoi grandi occhi neri, alle Assise ha gridato:
– Non preoccuparti, sei il mio uomo, vengo a trovarti
anche laggiù?
Dov’è l’avvocato Hubert con il suo:
– Saremo assolti
Dove sono i dodici brodacci della giuria?
E gli sbirri?
E il pubblico ministero?
Che fanno mio padre e le famiglie fondate dalle mie
sorelle, sotto il giogo dei tedeschi?
Quante evasioni!
…Quante avventure…. con l’unica certezza di fuggire….
Vediamo un po’, quante ne ho fatte?
La prima quando me ne sono andato dall’ospedale
(forse già in fasce…)… e abbiamo messo le guardie a
dormire (già il mio nome non piaceva alle monache…).
La seconda in Colombia, a Rio Hacha. E’ stata la più
bella.
Là, c’ero riuscito completamente.
Ma perché ho lasciato la mia tribù?
Un brivido d’amore mi scuote il corpo. Mi pare di
sentire ancora, dentro di me, le sensazioni dei gesti a-
morosi con le due sorelle indie (o forse a pensarci be-
ne… fu più il digiuno che l’onore che prevalse…).
Poi la terza, la quarta, la quinta, la sesta a Baranquilla.
Che sfortuna, in queste fughe!
Quel colpo durante la messa, com’è andato male!
E poi la dinamite che non butta tutto per aria, e ….
Clousiot che rimane attaccato per le brache! E il ritar-
do del sonnifero.
E quella diga!
E quella donna!
E quel castello….
La settima all’Isola Reale, dove quel boia di Bébert Ce-
lier mi ha denunciato. Senza di lui, questa sarebbe an-
data bene.
E se avesse tenuto il becco chiuso, sarei libero, assieme
al mio povero e rimpianto amico Carbonieri….
(Prosegue….)