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…A Roosevelt Field, giunti, collocammo l’apparecchio all’estremità
occidentale del campo, incominciando subito il rifornimento finale
della benzina.
Alle sette e quaranta, infine, il motore venne avviato e, dieci minuti
più tardi, cioè precisamente alle 7 e 52, decollavo pel mio volo verso
Parigi.
A causa della pioggia caduta durante la notte, il terreno del campo
era piuttosto molle e l’apparecchio, sovraccarico, stentava a prendere
velocità ma, non appena oltrepassato il segnale posto a metà del
campo, mi apparve evidente che avrei potuto superare con facilità
gli ostacoli che si trovavono all’estremità di questo.
Passai, infatti, sopra un sentiero a 15 piedi d’altezza e sopra una linea
telefonica a 20 piedi, pur serbando ancora una discreta riserva di velo-
cità, tanto che sono persuaso che il veicolo avrebbe potuto egualmente
decollare da un campo in condizioni meno propizie e con un sovracca-
rico di altre 500 libbre di essenza.
Appena fui in aria, virai leggermente a destra per evitare alcuni alberi
elevati su una collina che sorgeva proprio di fronte a me, ma, lì a poco,
avendo raggiunto alcune centinaia di yards di altezza, sufficienti per
superare qualsiasi ostacolo, misi il motore a 1750 giri al minuto e,
mantenendomi in rotta con la bussola, puntai con l’apparecchio ver-
so Long Island Sound, mentre un aeroplano ‘Cortiss Oriole’, che
portava alcuni fotografi a bordo e che mi aveva seguito sull’inizio
del volo, tornava indietro.
La leggera nebbia che mi circondava si diradò ben presto e, dal
Capo Cod fino alla metà meridionale della Nuova Scozia, il tempo
e la visibilità si mantennero eccellenti.
Approfittando di questo vantaggio, volavo molto basso, qualche
volta persino a 10 piedi dagli alberi e dall’acqua, così che, nel per-
corso le 300 miglia di mare che separano il Capo Cod dalla Nuova
Scozia, passai in vista di numerosi battelli pescherecci.
Nella parte settentrionale della Nuova Sozia, apparvero nel cielo
parecchie zone temporalesche e, qualche volta, mi toccò di volare
attraverso le nubi.
Inoltre, mentre mi approssimavo alle coste settentrionali di questa
regione, la neve incominciò ad apparire, a intervalli, sul terreno,
mentre lontano, ad oriente, la linea costiera si copriva di nebbia.
Nelle molte miglia che intercorrono fra la Nuova Scozia e Terrano-
va, scorsi l’Oceano coperto di piccoli ghiacci galleggianti, ma, avvi-
cinandomi alle coste di quest’isola, il ghiaccio scomparve quasi com-
pletamente e passai su numerose imbarcazioni pescherecce.
La rotta da me prescelta mi portava sulla città di San Giovanni che
si trovava al sud del gran cerchio ortodromico New-York-Parigi,
cosicché nel caso avessi dovuto scendere nell’Atlantico del Nord,
avrei potuto dimostrare facilmente di aver volato su Terranova.
Dopo aver lasciato quest’isola, incontrai numerosi icebergs, ma
non scorsi alcuna nave se non lungo le sue coste.
L’oscurità mi sorprese alle 8 e 15 e una leggera nebbia incominciò
a formarsi in basso, sull’oceano, dalla quale, però, emergevano con
una strana chiarità le cime bianche degli icebergs.
(C. Lindbergh, New-York Parigi)