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Da http://giulianolazzari.myblog.it
L’unione POST MORTEM riconosce di fatto, in un numero di casi sempre maggiore,
la reale natura della ‘distanza’ che separa gli sposi.
Quando la fidanzata pronuncia, solitaria, il suo consenso davanti all’elmetto d’acciaio,
agli occhi dell’amministrazione non importa granché che la donna sappia se il suo
promesso sposo faccia ancora parte dei vivi.
L’unica cosa che importa è che la dichiarazione d’intenti dello sposo sia stata compilata
entro i tempi regolamentari, cioè entro i 9 mesi che precedono la data del matrimonio.
Agli occhi dei contemporanei, l’innovazione introdotta dal decreto del FUHRER, che
consiste nel rendere superflua la dichiarazione del fidanzato, appare minima, mentre
invece essa è di portata notevolissima, dal momento che il defunto, prima di raggiungere
gli EROI che lo hanno preceduto, non ha consegnato la sua volontà rispettando la forma
dovuta.
Ormai tocca alla donna, e solo a lei, convincere l’amministrazione della volontà del fidanzato
disperso o morto di prenderla in moglie.
Temendo gli abusi cui potrebbe dar luogo una situazione siffatta, il segretario di stato alla
Giustizia Schegelberger esprime alcune riserve sulle ‘NOZZE DEL CADAVERE’.
Uomo di legge fino al midollo, e offeso per non essere stato consultato, Schegelberger
disapprova la SURRETTIZIA ‘MODIFICA MATERIALE E FORMALE DEL DIRITTO
MATRIMONIALE’.
Come premunirsi contro una ‘captazione’ della procedura a fini illeciti o inammissibili?
Che cosa succede se un soldato compassionevole manda a una qualsiasi SGUALDRINA,
prima di ripartire per il fronte, una lettera in cui si trova espressa la sua pretesa volontà
di matrimonio?
E cosa fare nel caso in cui la fidanzata, mentre il promesso sposo si trova al fronte, ha
rapporti sessuali con altri uomini e il bambino concepito per opera di uno di questi e
nato dopo la morte del suo promesso diventa, come lo autorizzerebbe la situazione
giuridica, ora istituita, figlio del soldato caduto?
Anche altri funzionari manifestano apertamente il loro sconcerto.
Al ministero degli Interni del WURTTENBERG ci si chiede se sia possibile sposare, oltre
che i morti della guerra in corso, uomini caduti nel conflitto del 1914-18.
Il dubbio persiste, dal momento che la risposta di Berlino non ha nulla di redibitorio:
si ‘TENDEREBBE A CREDERE’ che il decreto del FUHRER si riferisca soltanto ai soldati
morti nel corso del presente conflitto.
NON E’ RETROATTIVO!!
(Conte/Essner, Culti di sangue antropologia del nazismo)