…..Ecco quello che gli ho detto, e chi afferma il contrario altera
perfidamente le mie parole.
– Se è così, signora ostessa, disse K., le chiedo scusa, non avevo
capito bene: avevo creduto erroneamente, a quel che vedo, di
intendere dalle sue parole che mi restasse ancora un tenue filo
di speranza.
– Certo, disse l’ostessa, questa è la mia opinione.
Lei snatura di nuovo il significato di quanto le ho detto, ma
questa volta in senso inverso.
Secondo me quel filo di speranza esiste e si fonda unicamente
sul verbale.
Ma non è il caso di aggredire senz’altro il signor segretario
chiedendogli: – Potrò vedere Klamm se rispondo alle domande?
Un bambino che fa così desta il riso; ma da parte di un adulto,
questa è offesa a un pubblico ufficiale, il signor segretario l’ha
appena velamente accennato nella sua garbata risposta.
Ora la speranza di cui parlo sta appunto in questo: che lei grazie
al verbale possa crearsi una specie di rapporto e fors’anche un
rapporto con Klamm.
Non è già abbastanza?
Se le chiedessero quali sono i meriti che la rendono degno del dono
di una simile speranza, che cosa saprebbe addurre?
Certo di quella speranza non si può dir nulla di più preciso…
(F. Kafka, Il Castello)