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Ricordi di una morta banconota (secondo atto)….&
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Adesso sono qui, dentro una mazzetta di biglietti del mio
stesso taglio, (un tempo prima del macero il nostro mor-
to cimitero, allietavamo la vita di tanti e troppi signori o
chiacchieroni, sì noi li sentivamo parlare confabulare poi
ci stringevano nelle mani e sparivamo in qualche cassafor-
te buia, poi un lungo viaggio numerato e ci scambiavano
alla frontiera con un nostro fratello anche lui numerato…),
eravamo vecchi e laceri come me, con qualche pezzo di
scotch che ci tiene dolorosamente insieme – gli angoli man-
giucchiati, la carta lisa – finalmente giunti alla resa dei con-
ti, all’incubo di un’intera vita: il terribile, mitologico cimi-
tero del macero….
Sì, oggi, giorno dei morti voglio rimembrare il mio passa-
to, quanto tempo è trascorso da quando la mazzetta in cui
nacqui venne aperta da un nervoso cassiere (ma anche da
un onesto politico, ci cercava ovunque giacessimo in atte-
sa di un nuovo padrone da servire….) di banca e io mi ri-
trovai nella borsetta di una signora di mezz’età – fu la
prima stazzonatura – speso dopo poche ore in un super-
mercato (certo la signora qualche cosa per cena e per pran-
zo riusciva a raccogliere prima che io arrivavo veloce co-
me una moderna autostrada in una fredda cassa e da lì
in mille altri posti….., quanti ricordi…).
Ricordo per esempio, l’angoscia di quella prima notte,
dentro la celletta della cassa, solo, mentre percepivo ac-
canto a me la gioia di un gruppo di monete che tintinna-
vano le loro amenità.
Vissi per un lungo periodo passando di mano in mano,
scambiato, spiegazzato, stazzonato, addirittura calunnia-
to….
Ah, le mani!
Quante mani ho conosciuto a quei tempi!
Sì mani! Cosa avete capito mani… non ci sbagliamo da noi
certe parole non debbono essere mal interpretate con altre
volgarità…..
Sì, mani oleose dei benzinai, quelle pulite dei medici, quel-
le veloci e nervose delle cassiere (sì le mie amate cassiere…),
quelle belle unte dei salumieri, quelle infarinate dei fornai…
e potrei continuare all’infinito, sì bei ricordi, tutti mi guarda-
vano ed anche adoravano…..
Ed in questa sede mi preme ricordare al lettore incline alla
celebrazione e quindi a seguire ii miei ricordi, dotato di tan-
ta sensibilità da concedere anche ad un biglietto di banca…
saggezza di vita e sentimento di dolore, gli anni che segui-
rono; anni intensi, straordinari, eccitanti….
Non certo la mediocrità del mio sostituto, quello piccolo e
smilzo da 5 euro, che vergogna, che beffa……
Sì, i miei ricordi…., un signore mi smarrì inavvertitamente
sotto una scrivania e rimasi lì per più di sei mesi – il mio pe-
riodo zen, lo definirei – sei mesi di riflessioni sui destini del-
la cartamoneta:
chi siamo?
Da dove veniamo?
Dove andiamo?
C’è una vita dopo il macero?
Esiste veramente il riciclaggio?
Chi è il nostro vero Dio?
Sei mesi di riflessioni profonde e poi uno squarcio di luce:
la gioia negli occhi della donna delle pulizie che mi trovò.
L’entusiasmo con cui mi girava e rigirava fra le mani (men-
tre buttava via tutto il resto…., che donna….) e l’eccitazione
con cui raccontava a tutti del mio ritrovamento (indicando
la tasca giusta dove ripormi….) cominciarono a farmi intra-
vedere un senso per la mia vita….
Gli anni passavano e con essi le mie esperienze si facevano
via via più intense, sì perché la donna della ditta delle pu-
lizie mi scambiò e consegnò ad una vecchietta che mi mise
sotto il materasso del proprio letto e mi ci tenne per più di
un anno, un anno infernale, senza mai guardarmi, senza de-
gnarmi di un’occhiata, senza degnarmi di una parola….
Ricordi, ricordi….
Ricordo l’incubo che provai qualche anno dopo, la prima
volta che mi infilarono dentro un lettore ottico di un distri-
butore di benzina automatico (nulla fu più come prima,
messo a nudo in tutta la mia bellezza e celata saggezza…).
Un lampo accecante, un sibilo meccanico e mi ritrovai ri-
succhiato nel buio, tra tanti miei fratelli angosciati e persi
in quel misero e moderno inferno meccanizzato…
Ci chiedevamo: era dunque quello il famigerato, leggen-
dario macero color dell’acciaio, la fine della nostra vita?
Eppure qualcuno di noi era giovanissimo, appena staz-
zonato, dove mai eravamo finiti?
Fortuna volle che fra noi fosse presente uno spiegazza-
tissimo fratello: ci assicurò che a lui era già capitato ed e-
ra come stare in una cassetta di sicurezza, non dovevamo
preoccuparci, non eravamo alla fine…
(ma voi lettori non vi preoccupate i miei ricordi continuano…)
(E. Remmert per Linus; Foto di Chehere Laurent)