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Ammazzare il Tempo (pensieri eretici contro-Tempo) (1/2)
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Tre sono i principi che deve conoscere il nostro
artefice onde operare per virtù propria nella me-
dicina, nell’arte alchimista della natura. Il primo
principio è la materia, che dev’essere conosciu-
ta dall’artefice di questa opera per la medicina
e la pietra che è destinata a ricevere l’essere so-
stanziale.
Perché se la materia, è tale quale la natura ricer-
ca, essa riuscirà gratissima alla forma.
Forma, materia e mezzo, cioè forze, ecco quello
che deve concorrere per la migliore riuscita, co-
me si dirà in proseguo.
Il secondo principio è il mezzo, molto più sempli-
ce rispetto al primo, ed è quello per cui la mate-
ria riceve la sua perfezione.
Il terzo è il principio della Quinta Essenza.
Il primo principio è nel mercurio volgare o comune.
Il secondo principio è nelle acque sottili in cui si ri-
solve la fangosità del primo principio.
Il terzo principio, essenziale, è in relazione alla vir-
tù delle stelle fisse, mobili, e dei loro diversi aspetti.
Questo principio s’infonde nella materia per opera
delle cotidiane influenze, appropriandolo con l’arte-
ficio del secondo principio.
Il secondo principio, causa, dunque, ed è recettibi-
le conveniente del terzo e di tutte le virtù che scen-
dono dal cielo e che sono di ogni cosa generata la
perfezione e la forma, come si può ben vedere dal-
le sue qualità caratteristiche.
Ma quello che genera, viene materialmente dal pri-
mo, dal quale si diparte la virtù minerale, che è ma-
teria semplice, divenuta perfetta quando riceve la
forma per la Quinta Essenza celeste.
Così la forza serve di mezzo, arteficiosamente, per
la perfezione della materia, e da essa muove l’altra
minerale virtù informativa che è comune alle pietre,
alle medicine e ai metalli.
Devi conoscere la virtù con la quale è causata, e
perché si causa, la congiunzione di questi tre
principii. E devi quindi badare alla quantità e alla
qualità, divise tra loro, ed anco al moto del cielo,
delle stelle, delle cose generabili e corrutibili da
quelle mosse ed informate.
Non diciamo però che sia necessario all’artefice di
operare con figure e immagini del cielo per ricono-
scere i loro moti, come affermano molti filosofi.
Ma basta averne conoscenza, per l’influenza del
calore celeste, che si rileva dalla figura del cielo e
delle stelle, e che s’infonde nella materia con oppor-
tuna opera naturale, con cui l’arte si conforma alla
natura.
(Foto del blog: Hengki Koentjoro)