precedenti capitoli:
Circa gli anelli dell’Albero &
Prosegue con la…:
9 aprile 1968
….Mentre le ceneri fumavano ancora, i saccheggi dei negozi
continuavano e in alcune città americane si lanciavano mo-
lotov, su Atlanta convergeva un tale numero di aerei privati
con a bordo persone dirette al funerale di Martin Luther King
che alcuni dovettero girare sopra la pista tre quarti d’ora pri-
ma di ottenere il permesso di atterrare.
Trasportavano Nelson Rockefeller, George Romney, Eugene
McCarthy, Hubert Humphrey e….Robert Kennedy: secondo l’-
Atlanta Constitution, era ‘il più grande raduno di candidati
presidenziali mai verificatosi’.
Il funerale di King creava non poche difficoltà anche a Kenne-
dy. I tumulti avevano complicato parecchio la sua strategia,
ovvero fare iscrivere agli elenchi un numero record di neri e
contemporaneamente riconquistare molti dei lavoratori bian-
chi che nel 1964 erano passati all’ex governatore dell’Alaba-
ma, George Wallace.
Questi backlash voters vedevano già Kennedy come il campione
dell’elettorato nero.
I filmati che lo ritraevano mentre parlava agli afroamericani di
Indianapolis e mentre camminava per le vie di Washington in
testa a una folla nera avevano rafforzato questa impressione;
la sua presenza al funerale di King avrebbe rappresentato un’-
ulteriore conferma.
Nei giorni successivi ai disordini, i membri di ambedue i partiti
avevano tenuto discorsi forti sul mantenimento della legalità e
dell’ordine.
Anche Kennedy aveva dichiarato che la violenza era ‘inaccetta-
bile’, ma aveva sempre collegato questa affermazione a una de-
nuncia ugualmente decisa dell’ingiustizia razziale.
Anche lui partecipava con riluttanza ai riti funebri e, dopo ave-
re assistito al suo arrivo, Remer Tyson dell’Atlantic Constituiti-
on, scrisse che le sue mani inquiete e i suoi occhi tristi mostrava-
no ‘quanto presente dovesse essere il pensiero dell’assassinio del
fratello, quando scese da quell’areo’.
Nelle successive ventiquattro ore non vi sarebbe stato quasi un
istante in cui a Kennedy non fosse ricordato il fratello defunto.
Lo condussero dall’aeroporto a casa Coretta Scott King, dove
una delle amiche della vedova gli riferì che, dei 12.000 telegram-
mi che la signora King aveva ricevuto, quello che più l’aveva
commossa era stato quello inviato dalla madre di Lee Harvey
Oswald:
‘Mi si è spezzato il cuore quando ho sentito la notizia, ci sono
stati due assassini nella nostra vita, il nostro caro figlio e il no-
stro caro presidente’, facendo intendere implicitamente che gli
assassini di JFK e di Oswald fossero tragedie dello stesso gene-
re.
Dopo avere sentito ciò fu condotto insieme alla moglie Ethel
nella camera da letto della signora King per un incontro priva-
to, durante il quale lei lo pregò di convincere Jackie a venire
al funerale.
Kennedy rispose che sarebbe stato ‘molto difficile’ per lei, ‘per
l’esperienza che ha vissuto’, una frase che lasciava traspirare
come, anche per lui, presenziare alla cerimonia non fosse faci-
le.
La signora King insistette, dicendo: ‘Significherebbe molto per
me se venisse’, non lasciandogli altra scelta se non telefonare
a Jackie e persuaderla di venire ad Atlanta.
La sola fotografia esistente di questo incontro mostra una came-
ra da letto da ceto medio anni cinquanta, con il mobilio comple-
to da grandi magazzini, una radiosveglia sul comodino e una
poltrona La-Z-Boy.
Si vedono Coretta Scott King seduta sul bordo del letto matri-
moniale, Ethel su una sedia di legno con lo schienale dritto e …
Bobby sulla La-Z-Boy, la poltrona preferita di King, dove amava
leggere, sonnecchiare e scrivere i suoi sermoni. Era il posto più
comodo della camera ed è assai improbabile che, se la signora
King non avesse insistito, lui l’avrebbe scelto….
(T. Clarke, L’ultima campagna)