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storia universale dell’infamia: Gang & Teatri (17)
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……Menzionare Dio e il Diavolo… nei propri testi
rappresenta un venire a patti con il pensiero reli-
gioso dualistico occidentale.
Tra i ricordi al blues che risalgono più indietro vi
sono quelli di William Christopher Handy, che lo
ascoltò a St. Louis nel 1892; dal contenuto della can-
zone sembrerebbe che il chitarrista che egli ascoltò
per strada ‘poteva benissimo essere uno che suona-
va solo per qualche mancia’.
Nel 1902 il blues cominciava già ad essere commer-
cializzato; in quell’anno Ma Raney integrò il blues
nei suoi spettacoli.
Nel 1903 Handy vide altri bluesman locali nel Delta
del Mississippi. Un cantante blues citato da William
Ferris testimoniò che il blues esisteva nel Delta già
nel 1890.
Si può concludere quindi che il blues, o il suo proto-
tipo, fosse già presente nel Mississippi e in altre aree
almeno qualche anno prima che Handy lo ascoltasse.
David Evans riassume così i generi pre-blues che ven-
nero alla luce nel XIX secolo:
‘Nuove forme musicali emersero nel Sud, tra cui i can-
ti per il lavoro nei campi, per la spulatura del grano,
per il taglio degli alberi, per remare e condurre le bar-
che sui fiumi; inoltre, canzoni per stare insieme e per
ballare, accompagnate frequentemente dal violino e/o
dal banjo e occasionalmente da altri strumenti, e can-
zoni religiose’.
Un altro resoconto sulle più antiche tradizioni vocali
nel Deep South, probabilmente antecedenti alla guerra
civile, è fornito da Harriet Joseph Ottenheimer, la qua-
le dichiara che gli stili di canto ascoltati nelle parti lea-
der dei canti di lavoro probabilmente derivavano da
tradizioni bardiche.
Anche i richiami dei venditori ambulanti di frutta, ver-
dura e fiori, e gli ‘hollers’ cantati nelle campagne del
Sud potrebbero aver conservato elementi della tradi-
zione bardica.
… Alcune di queste componenti melodiche, testuali e
stilistiche vennero infine assorbite da ciò che sarebbe
divenuto il blues.
Il blues è un genere sia letterario che musicale, e i due
ambiti sono inseparabilmente legati dalle stesse forze
che tengono insieme musica e testo nella maggior par-
te delle culture africane (.. e non..): intonazione seman-
tica e grammaticale, struttura fonetica che conduce al
fraseggio ‘off-beat’ degli accenti melodici, e il concetto
largamente diffuso nelle culture africane – che il signi-
ficato di una canzone derivi dal suo testo piuttosto che
dalla ‘melodia’, dal ‘ritmo’ o dalla ‘sequenza’ degli ….
‘accordi’……..
Private delle parole, le strutture sonore perdono molto
del loro significato originario (come voler leggere un li-
bro senza neppure sfogliarlo…). Per questo motivo le
melodie pure spesso assumono significato solo attraver-
so il processo di ‘verbalizzazione’, cioè la proiezione di
parole o semplici sillabe, da parte dei musicisti e degli
ascoltatori sulle sequenze e sui pattern timbrici, sulla
base di analogie con il ritmo e l’intonazione del parlato.
(Prosegue….)