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Gli uomini, nonostante tutto, si moltiplicano e il mondo si
riempe oltre che di persone, anche di problemi.
Dio, allora, si pente di aver creato l’uomo e decide di mandare
un diluvio per distruggerlo insieme al bestiame, agli uccelli del
cielo e agli altri animali. Dio risparmia solo Noè, la sua famiglia
e una coppia di animali per ogni specie che fa salire sull’arca
costruita in legno di cipresso e divisa in vari scomparti come
Dio ha ordinato allo stesso Noè.
Dopo il Diluvio, per la terza volta, Dio accorda agli esseri umani
il dominio su tutta la terra. Dio stipula con Noè, la sua famiglia
e tutti gli esseri umani un accordo solenne, una sacra Alleanza,
che definisce chiaramente quale deve essere il fondamento della
relazione che gli umani dovrebbero instaurare con tutti gli
animali:
Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il
bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e
tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere.
Alcuni sostengono che la Caduta, il Diluvio e l’Alleanza segnino
la fine dell’ ‘età dell’oro’, quando la vita era pacifica e quando
umani e animali non erano violenti.
Disquisire, però, se l’età dell’oro o meno esista, significherebbe
perdere di vista il significato fondamentale del nostro mito
della creazione e cioè che qualcosa di grave e doloroso ha
trasformato l’esistenza umana.
Il mito più importante della nostra civiltà riflette la consapevolezza
di essere passati attraverso un importante periodo di transizione,
periodo che ha comportato enormi cambiamenti dello stile di
vita.
Alcuni ritengono che le più antiche versioni orali di questo mito
furono tramandate già dalle fasi iniziali dell’epoca dell’agricoltu-
ra, quando permanevano ancora tracce molto importanti della
cultura e dei costumi dei primi raccoglitori.
Il nostro mito della creazione esprime essenzialmente l’intensa
nostalgia dei primi popoli dediti all’agricoltura per il modo in
cui erano vissuti in precedenza, per lo stile di vita più semplice
e più libero dei raccoglitori.
(J. Mason, Un mondo sbagliato)