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Gli intervalli di silenzio diventavano sempre più lunghi;
gli indugi lo facevano impazzire.
Più i suoni si diradavano, più aumentavano d’intensità
e d’acutezza. Gli ferivano le orecchie come colpi sferrati
da un coltello; aveva paura di mettersi ad urlare.
Quello che udiva era il ticchettio del suo orologio.
Dischiuse gli occhi e vide di nuovo l’acqua sotto di sé.
– Se riuscissi a sciogliermi le mani,
pensò,
– potrei liberarmi di colpo e gettarmi nel fiume (ma non
posso….). Immergendomi potrei schivare le pallottole
e nuotando con tutte le forze raggiungere la riva, pren-
dere per i boschi e fuggire …verso casa. La mia casa, gra-
zie a Dio, per ora è fuori dalle loro linee; mia moglie e i
bambini non sono ancora stati raggiunti dall’avanzata
dell’invasore.
Mentre questi pensieri, che è stato necessario tradurre
qui in parole, attraversavano come in un lampo la men-
te del …..condannato, piuttosto che scaturirne, il capita-
no fece un cenno al sergente. Il sergente si spostò di lato.
Peyton Farquhar era un piantatore agiato, di un’antica e
assai rispettata famiglia dell’Alabama. In quanto proprie-
tario di schiavi, e come gli altri proprietari di schiavi im-
pegnato in politica, era un secessionista nato, ardentemen-
te devoto alla causa del Sud.
Circostanze di natura urgente che non è necessario riferi-
re qui, gli avevano impedito di arruolarsi nel valoroso e-
sercito che aveva combattuto le disastrose campagne ter-
minate con la caduta di …Corinth, e si logorava nell’inglo-
riosa impossibilità di agire, desiderando ardentemente dar
sfogo alle proprie energie, vivere la vita movimentata del
soldato e avere l’opportunità di distinguersi.
Quell’opportunità, lo sentiva, si sarebbe presentata, come
si presenta a chiunque in tempo di guerra. Nel frattempo
faceva quel che poteva.
Nessun servizio era troppo umile da assolvere per aiutare
…il Sud…., nessuna avventura troppo pericolosa a viversi
se in armonia con il carattere di un civile dal cuore di sol-
dato, e che in buonafede e senza troppe riserve mentali
concordava, almeno in parte, con la massima davvero
scellerata che tutto è lecito in amore e in guerra.
Una sera mentre Farquhar e la moglie erano seduti su una
rozza panca vicino all’ingresso della loro proprietà, un sol-
dato vestito di grigio arrivò cavalcando al loro cancello e
chiese un sorso d’acqua.
La signora Farquhar fu quanto mai felice di servirlo con le
sue diafane mani. Mentre andava a prendere l’acqua, il ma-
rito s’avvicinò al cavaliere impolverato e chiese avidamen-
te notizie dal fronte.
– Gli yankee stanno riparando la ferrovia,
disse l’uomo
– e si preparano a un’altra avanzata. Sono arrivati al ponte
…di Owl Creek, lo hanno sistemato e hanno costruito una
palizzata sulla riva nord. Il comandante ha emesso un’or-
dinanza, che è affissa ovunque, in cui dichiara che qualun-
que civile sia sorpreso a dennaggiare la ferrovia, compresi
i ponti, gallerie o treni, verrà impiccato con giudizio som-
mario. Ho visto personalmente l’ordinanza.
– Quanto dista il ponte di Owl Creek?
domandò Farquhar.
– Circa trenta miglia.
– Ci sono soldati da questa parte del fiume?
– Solo una pattuglia di picchetto a ottocento metri più in là,
sulla ferrovia, e una sola sentinella da questa parte del pon-
te.
– Supponete che un uomo, un civile desideroso di far espe-
rienze d’impiccagione, eluda la pattuglia di picchetto, e ma-
gari abbia la meglio sulla sentinella,
disse Farquhar con un sorriso.
– Che cosa potrebbe fare?
Il soldato rifletté.
– Ci sono stato un mese fa,
rispose.
– Ho notato che la piena dell’inverno scorso ha depositato
contro il pilone di legno da questa parte del ponte una gran
quantità di legna galleggiante. Adesso è secca e brucerebbe
come stoppa.
La signora aveva portato l’acqua e il soldato ne bevve.
La ringraziò cerimoniosamente, fece un inchino al marito e
cavalcò via.
Un’ora dopo il tramonto, riattraversò la pintagione, puntan-
do a nord nella direzione dalla quale era venuto….
Era un esploratore federale….
Quando Peyton Farquhar piombò in basso in mezzo al pon-
te, perse coscienza e fu già come morto. A risvegliarlo da quel-
lo stato – secoli dopo, gli parve – fu il dolore di una forte pres-
sione alla gola, seguito da un senso di soffocamento. Acuti e
cocenti parossismi d’agonia sembravano sfrecciargli dal collo
per ogni fibra del corpo e delle membra.
Era come se i dolori saettassero alla velocità del lampo lungo
la linea di ramificazione ben definite e pulsassero a intervalli
di una rapidità inconcepibile.
Erano come correnti di fuoco vibrante che lo riscaldavano a
una temperatura insopportabile. L’unica sensazione che pro-
vava in testa era quella di pienezza, di congestione. Le sensa-
zioni non erano accompagnate da pensieri.
La parte intellettiva della sua natura si era già cancellata; po-
teva solo sentire, e sentire era un tormento. Aveva coscienza
di movimento. Avvolto da una nube luminosa di cui egli era
soltanto il centro rovente, privo di sostanza materiale, percor-
reva archi d’oscillazione impensabili, come un enorme pendo-
lo.
Poi, d’improvviso, con tremenda subitanietà, la luce che lo
circondava sfrecciò verso l’alto con un tonfo fragoroso; ebbe
nelle orecchie un rombo spaventoso, e tutto fu freddo e buio.
Era di nuovo in grado di pensare; sapeva che la corda si era
spezzata e che era caduto nel fiume.
La sensazione di strangolamento non peggiorò; il cappio in-
torno al collo lo stava soffocando e impediva all’acqua di en-
trargli nei polmoni.
….Morire impiccato in fondo a un …fiume….!
(prosegue….)