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L’inverno del nostro Universo (11/12)
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L’inverno del nostro Universo (2)
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Se dovessimo scrivere l’ultima canzone d’amore della
Storia, dovremmo dedicarla alla gravitazione.
Un magnetismo unico!
Un milione di anni dopo la nascita della nostra stella
trenta piccoli pianeti nascono dalla polvere vicina all’-
asse; sono i favoriti del Sole, e gli girano intorno in or-
bite concentriche, contendendosi uno spazio angusto.
Ovviamente s’intralciano a vicenda.
Abbandonano le loro traiettorie, si muovono gli uni
verso gli altri (talvolta urlano e gridano orbite scon-
nesse) seguendo percorsi ellittici e si scontrano a de-
cine di migliaia di chilometri orari.
Solo i più grandi resistono alla collisione, incorporan-
do i più piccoli. La situazione resta invariata per 100
milioni di anni, poi l’anello interno registra quattro
vincitori provvisori (al foto-finish…).
Tre si accontentano delle province meno ambite – due
delle quali sono molto vicine al Sole -, mentre l’ultima
è lontana, in quarta posizione.
Quattro concorrenti principali in gara per un futuro ri-
servato a un unico trionfatore.
Al terzo pianeta….
Alla nostra Terra.
All’inizio è un vero inferno….
I piccoli corpi che le si sfracellano contro le permetto-
no di crescere senza sosta. Si tiene stretto persino il va-
pore acqueo condensato che fuoriesce dal loro interno,
avvolgendoselo intorno come un mantello.
Nello stadio embrionale, la sua massa ammonta già a
un terzo del peso attuale….
Ma perché tutti quei corpi celesti volano qua e là?
Si presentano rivali sempre nuovi (altra massa, altra ac-
qua) e poi ne arriva uno che è troppo grande per essere
semplicemente spazzato via.
Cade Theia, un corpo celeste delle dimensioni di Marte.
I suoi frammenti schizzano ad una velocità schizofrenica
nello spazio (attorno…).
Per ventiquattro ore si forma intorno al pianeta un anel-
lo di detriti simile a quelli di Saturno. Quasi tutti i pezzi
precipitano poi sulla giovane Terra, unendosi a quest’ul-
tima e aggiungendo nuova massa al pianeta.
Atri si uniscono al coro del campo gravitazionale, costi-
tuendo la Luna. Tramite il disordine nel cosmo siamo
così giunti al nostro satellite (in orbita…).
Poteva essere l’inizio della fine (depressiva…)… ed invece
… è solo l’Inizio, l’Introduzione…..
Perché dopo lo scontro con Theia, il nostro solitario piane-
ta si stabilizza, più grande e massiccio che mai. Dovranno
passare altri 500 milioni di anni prima che la sfera infuoca-
ta su cui oggi viviamo così bene si copra di una crosta più
o meno stabile.
Un bombardamento incessante di proiettili impazziti, co-
me moderni razzi cosmici impedisce qualsiasi unione del-
le molecole organiche, regalando però alla Terra la sua
struttura interna.
Elementi di diverso peso raggiungono la sua superficie
con gli asteroidi e i meteoriti, il ferro si raccoglie nel nu-
cleo terrestre per via della gravità, e compaiono strati di
materia più leggera che avviluppano il nucleo.
Enormi quantità di gas si fanno strada tra la poltiglia ro-
vente.
Nuova acqua giunge dagli abissi dello spazio.
Sgorga dagli strati esterni, dove una nuvola sferica di
granelli, frammenti e particelle di materia circonda l’in-
tero sistema solare come una scorza. Mentre, nell’anello
interno, la concorrenza infuriava, anche lì, lontano dal
calore solare, si erano formati alcuni pianeti, la cui co-
struzione aveva lasciato grossi frantumi, composti in
parti uguali di roccia e ghiaccio: le comete….
Queste ultime sfrecciano poco distante dalla Terra e so-
stituiscono l’acqua perduta durante la collisione con
Theia.
L’involucro di vapore si condensa di nuovo, fino a sten-
dersi sopra il pianeta come una coperta. Più quest’ulti-
ma è compatta e meno calore delle esplosioni costanti
riesce a fuoriuscire.
Il pianeta cuoce al suo interno.
La superficie comincia a fondersi, finché un’accecante
lava rossa non riveste ogni cosa. La temperatura in que-
sta specie di cucina raggiunge i 1260° C., mentre la pres-
sione dell’aria tocca le 100 atmosfere.
Due oceani coprono il pianeta: uno di vapore acqueo e,
più giù, uno di pietra liquida, che assorbe lentamente il
vapore acqueo all’involucro, perché la lava li inghiotte
subito.
Poi i proiettili impazziti diminuiscono….
Un tempo, subito dopo la sua nascita, la Terra possedeva
un’atmosfera sottile, ma all’epoca il pianeta era più picco-
lo e più leggero.
La sua gravitazione non bastava a difendere l’involucro di
gas dall’effetto delle tempeste solari prolungate. La giova-
ne atmosfera era così instabile che, alla fine, la collisione
da cui deriva la Luna l’aveva scagliata nel cosmo.
Adesso le cose vanno meglio…..
(F. Schatzing, Il mondo d’acqua; Fotografie di: Logan Zillmer)