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Dialoghi con Pietro Autier 2 &
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…..Alle cinque c’è una grande conferenza stampa che non
dimenticherò mai.
Sulle prime procede bene nel salotto della mia suite.
Ci sono venti o trenta uomini e donne della stampa e Billy
Strayhorn va avanti e indietro da una stanza all’altra.
Dopo un’oretta in cui tutto scorre liscio, esce da un angolo
un tale con occhi da serpente.
– Perché,
mi domanda,
– gli Stati Uniti non sovvenzionano gli artisti come fa la
Russia?
– Non credo di capire la domanda,
rispondo.
– La Russia, per dire, sovvenziona il balletto.
– Credo sia perché il balletto è un’arte classica, vecchia di
secoli, o almeno così mi pare, ed è dunque necessario che
venga sovvenzionata. Negli Stati Uniti la competizione è
tutto, e il ritmo è così frenetico che artisti, scienziati e com-
pagnia bella sono tutti intenti a fare nuove scoperte a cre-
are sempre qualcosa di nuovo (non campano di sovvenzio-
ni….o di…).
Credo di essermela cavata, e da lì passo a spiegare che sa-
rebbe molto difficile fare paragoni tra gli Stati Uniti e altri
paesi del mondo, visto che parliamo lingue diverse e abbi-
amo valori diversi.
– …. E della questione razziale che mi dice?
– Di nuovo, stessa cosa,
rispondo.
– Dovunque ci sono diversi livelli di abbienti e meno ab-
bienti, di minoranze, razze, fedi religiose, colori e caste.
Ma a questo punto Billy Strayhorn ne ha abbastanza.
Si fa avanti nella camera ed esclama, rivolto ai giornali-
sti:
– Pensavo che questa conferenza stampa avesse a che fa-
re con la musica!
Prende e se ne va.
Dopo una pausa io continuo:
– Gli Stati Uniti hanno un problema di minoranze. I neri
sono uno dei numerosi gruppi di minoranze, ma la base
del problema è un fatto economico più che di colore del-
la pelle.
…Ma proseguiamo il viaggio…..
Oltrepassiamo il Forte Rosso e vedo tante scimmie sui
tetti. Ci fermiamo a parlare con un gruppo di himalayani
che sono giunti a Nuova Delhi e siedono ai lati della stra-
da, quieti e composti.
Hanno degli interessanti articoli himalayani da vendere
e compriamo alcuni dei loro lavori. Andiamo avanti ver-
so un negozio controllato dal governo pieno di broccati
di seta, scialli di cashmere, tessuti stampati, gioielli primi-
tivi. Ci sono smeraldi grezzi, zaffiri, perle e un posto in-
credibile dove hanno rubini di ogni grandezza e colore,
alcuni grandi come uova di piccione.
Visitiamo tutto l’edificio che ha parecchi piani e molte
stanze vuote. In una stanza gli artigiani lavorano l’avo-
rio, molto seri e con evidente amore per quello che fan-
no. In un’altra stanza lavorano il legno di sandalo.
Alla fine della lunga visita arriva la ‘piece de résistan-
ce’, o quello che possiamo chiamare il finale del primo
atto……
(D. Ellington, L’autobiografia)