Soltanto dopo il 1948, quando cominciai a frequentare il seminario telogico Crozer a
Chester, in Pennsylvania, affrontai una seria ricerca intellettuale su un metodo per
eliminare il male in ambito sociale.
Come quasi tutti gli studenti del Crozer, avevo l’impressione che la guerra, pur non
positivo o assoluto, potesse
servire come bene negativo
nel senso di impedire la
diffusione e la crescita di una
forza malvagia. Per quanto
orribile sia, la guerra potrebbe
essere preferibile alla resa
a un sistema totalitario:
nazista, fascista o comunista.
In quel periodo ero arrivato
quasi a perdere la speranza che
l’amore avesse il potere di risolvere
i problemi sociali. Pensavo che il nostro
problema della segragazione potesse
essere risolto soltanto con una ribellione
armata. Avevo la sensazione che l’etica
cristiana dell’amore fosse riservata ai
rapporti fra singoli individui: non riuscivo a vedere come potesse funzionare nei conflitti sociali.
Forse la mia fede nell’amore era stata temporaneamente scossa dalla ‘pessima’ filosofia
di Nietzsche.
Poi una domenica pomeriggio andai a Filadelfia, per ascoltare un sermone del
professor Mordecai Johnson, rettore della Howard University, venuto a predicare
nella Fellowship House di Filadelfia. Il professor Johnson era appena tornato da
un viaggio in India, e parlò della vita e della dottrina del Mahatma Gandhi,
forte interesse. Il suo
messaggio fu così
profondo ed
elettrizzante che
appena uscito dalla
riunione comprai una
mezza dozzina di libri
sulla vita e le opere di
Ghandi. Come tutti
avevo sentito parlare
di Ghandi, ma non lo
avevo mai studiato sul
serio. Leggendo rimasi
affascinato dalle sue
campagne di resistenza
non violenta.
In particolare mi commosse la sua Marcia del sale e i numerosi digiuni.
Il concetto di ‘satyagraha’ aveva per me un significato profondo. A mano a mano che
penetravo nella filosofia di Ghandi diminuiva di pari passo il mio scettismo sulla
potenza dell’amore: per la prima volta riuscì a comprendere la possibile forza per
riformare la società.
(Martin Luther King, I have a dream)
….a proposito del razzismo
http://lazzari.myblog.it/archive/2010/04/25/lettera-ad-abdi.html