Da Bp pagherà 4,5 miliardi di multa
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Dipendenza dal petrolio significa vulnerabilità economica.
Le impennate del prezzo del petrolio portano sia all’inflazione sia
alla recessione, con impatti reali sui redditi individuali e sui posti
di lavoro.
Negli Stati Uniti, ben nove dei dieci periodi di recessione verificati-
si dalla fine della seconda guerra mondiale sono stati preceduti da
bruschi incrementi del prezzo del petrolio.
Gli attori chiave sul palcoscenico del petrolio, ovvero le nazioni
importatrici e quelle esportatrici, hanno tra loro un rapporto simi-
le a quello che unisce un tossicodipendente al suo spacciatore: nes-
suno dei due sopravvive senza l’altro.
Il tema della dipendenza è forse scontato, ma non è solo una meta-
fora. Negli studi fatti sulla dipendenza da sostanze chimiche, la de-
finizione classica di ‘dipendenza’ comprende tre aspetti:
l’assuefazione, cioè la tendenza a usare una sempre maggiore quan-
tità di sostanza per raggiungere gli effetti desiderati; l’astinenza, in
cui si provano gli effetti indesiderati della mancanza d’uso; e l’uso
continuato di una sostanza nonostante le conseguenze negative.
Tutti e tre questi aspetti sono evidenti nel rapporto del mondo mo-
derno con il petrolio.
Il petrolio rappresenta il 36% del budget energetico della Francia, il
39% di quello degli Stati Uniti, il 49% di quello del Giappone, il 51%
di quello thailandese e il 77% di quello dell’Ecuador. Ma queste cifre
minimizzano comunque la dipendenza, poiché in molti paesi il pe-
trolio fornisce praticamente tutto il combustibile per i trasporti.
In generale, nonostante l’aggravarsi dell’inquinamento, delle emis-
sioni di gas serra e di altri problemi, nel corso degli anni il consumo
mondiale è sempre aumentato, tranne quando gli incrementi repen-
tini del prezzo del petrolio hanno scatenato crisi di ‘astinenza’ nelle
economie mondiali.
Sebbene i paesi industrializzati consumino oggi la maggior parte del
petrolio, anche le nazioni in via di sviluppo, se si calcola la percen-
tuale di impiego sul totale di energia e se si esclude la biomassa, sono
in media sempre più dipendenti dal petrolio: l’impiego è addirittura
maggiore di quello delle nazioni industrializzate se misurato in pro-
porzione alla dimensione delle loro economie.
Molti paesi in via di sviluppo importano praticamente tutto il petro-
lio di cui necessitano, e sono quindi più vulnerabili rispetto agli in-
crementi di prezzo.
L’agenzia internazionale per l’energia ritiene che se l’aumento di 20
dollari a barile del prezzo del greggio registrato del 2004 si mantenes-
se nel tempo, si registrerebbe una riduzione della crescita economica
dell’ 1% negli Stati Uniti, dell’ 1,6% in Europa ma del 3,2% in India e
del 5,1% nella maggioranza delle nazioni più povere, già molto in-
debitate, soprattutto in Africa.
(WorldWatch Institute)