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Il processo a Saddam è un’utile occasione per una riflessione sui rapporti
tra democrazia e giustizia, un problema che risale alle origini del pensiero
filosifico-politico dell’Occidente, tanto da avere il primo precedente nel
processo a Socrate, anche se può apparire provocatorio un paragone tra
il capostipite della nostra filosofia e il tiranno di Baghdad.
La riflessione parte dagli scopi degli Stati Uniti, perché il processo si colloca
nella strategia che muove dall’11 settembre, il cui obiettivo è quello di
imporre governi amici che sostituiscono i governi ostili degli Stati canaglia.
Il processo a Saddam è un omaggio al governo amico presieduto da
Iyad Allawi, ex dirigente del partito Baath, di autorevole famiglia tribale,
già agente della CIA.
Dunque se nel 1919, dopo non aver mantenuto le promesse fatte agli arabi
dal colonnello Lawrence, dell’Intelligence Service, l’impero inglese aveva
trovato governi amici nella famiglia hascemita dell’Arabia dei clan, l’impero
americano trova gli amici in chi si è fatto arruolare, oltre che dalla CIA,
dalle compagnie petrolifere che sponsorizzano la famiglia Bush.
Il nostro grande meridionalista Guido Dorso diceva che la modalità di
nascita delle élite politiche è un mistero che la politologia fatica a risolvere.
Gli Stati Uniti sembrano risolverlo vedendo nei governi amici un sotto-
prodotto dell’industria petrolifera.
Ma perché tanta fretta nel processo Saddam, in omaggio ad Allawi (ex
dirigente CIA), mentre la guerriglia è ancora all’attacco e il processo
potrebbe essere uno spettacolo a doppio taglio?
Sigmund Ginzberg propone questa risposta:
‘Il fatto è che per la cultura della democrazia americana il processo pubblico
è una cosa sacra. E c’era il disperato e urgente bisogno di contrapporre le
immagini di un processo accettabile all’eco delle immagini di tutt’altro
tenore che erano venute da Abu-Ghraib’.
Dunque un prigioniero incatenato e ammanettato, ‘ma senza segni di
maltrattamenti o umiliazioni’. (Può risolvere in modo mediatico tanti
e troppi problemi economici e non solo…. a solo vantaggio di una
democrazia che adopera il processo a fini diversi se non addirittura
eversivi dal punto di vista storico-sociale – nota del curatore -)
(Giorgio Galli)
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