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Terza Giornata (quarta novella)
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In nome della santa ed individua TRINITA’.
AMEN.
Filippo per grazia di Dio re dei Francesi.
E’ dovere del re provvedere al benessere dei sudditi in tutti i modi
e anteporre il suo interesse privato a quello pubblico. Poiché desi-
deriamo intensamente con tutte le forze di compiere IL NOSTRO
VOTO DI RECARCI IN TERRA SANTA, per consiglio dell’Altissi-
mo, abbiamo deciso di ordinare, giorno precedente alla SANTISSI-
MA IMMACOLATA VERGINE BEATA CONCEZIONE, come in
nostra assenza dovranno essere affronatate le questioni del regno
e di dare le disposizioni testamentarie se qualcosa di conforme alla
sorte umana ci dovesse accadere durante il viaggio.
1. Innanzitutto, noi ordiniamo che i nostri BALIVI, attraverso i singoli
prevosti, nella nostra giurisdizione, nominino quattro uomini prudenti
leali e di buona fede senza l’assenso dei quali o di almeno due di loro
nessun affare venga trattato, salvo che a Parigi per cui deleghiamo sei
uomini onesti e leali.
2. E abbiamo deciso che nelle nostre terre che sono indicate con nomi
propri, i nostri balivi fissino nei loro baliati per ogni mese un giorno
che si chiamerà il giorno dell’Assise. In quel giorno tutti coloro che
avranno un reclamo da fare, otterranno dal balivio ciò che giustamen-
te spetta loro senza indugi e noi stessi ciò che giustamente ci spetta e
le violazioni dei doveri pubblici verso di noi saranno verbalizzate.
3. Inoltre vogliamo e comandiamo che la carissima madre nostra regi-
na Adele, d’accordo con il nostro carissimo e fedele zio Guglielmo
arcivescovo di Reims, stabilisca ogni quattro mesi un giorno in cui a
Parigi essi ascolteranno i reclami degli uomini del nostro regno e in
cui daranno loro un verdetto secondo l’onore di Dio e l’interesse del
regno.
4. Comandiamo poi che in quel giorno davanti a loro siano presenti i
balivi di ogni nostra città che terranno le assise affinché alla loro pre-
senza essi espongono i problemi della nostra terra.
5. Se uno dei nostri balivi commetterrà un reato che non sia né furto né
omicidio né tradimento e se il fatto sarà noto all’arcivescovo, alla regi-
na e agli altri presenti, comandiamo loro di ascoltare le prevaricazioni
dei nostri balivi perché ci riferiscano per lettera ogni anno e anche tre
volte l’anno quale balivo abbia compiuto il reato, che cosa abbia fatto,
che cosa abbia ricevuto, da chi abbia ricevuto denaro o doni o servizi,
per quale causa i nostri uomini abbiano perso i loro diritti e noi i no-
stri.
6. Allo stesso modo i nostri balivi ci diano informazioni dei prevosti.
7. Ma la regina e l’arcivescovo non potranno rimuovere dal loro balia-
ti i nostri balivi purché non siano colpevoli, di furto, di omicidio e di
tradimento. E così i balivi non potranno rimuovere i prevosti tranne
che in questi casi indicati. Noi stessi, invece, con l’aiuto di Dio, puni-
remo la colpa, dopo che le persone suddette ce ne avranno dato una
veriteria informazione, con un tale castigo che gli altri potranno rima-
nere non senza ragione.
8. Allo stesso modo la regina e l’arcivescovo ci ragguaglino tre volte all’-
anno sulle condizioni e sui problemi del nostro regno.
9. Se succederà che una sede episcopale o una qualche altra abbazia
regale resti vagante, vogliamo che i canonici della chiesa o i monaci del
monastero vacante si rechino dalla regina e dall’arcivescovo come se si
presentasse a noi e chiedano a loro di poter procedere liberamente all’-
elezione e vogliamo che ciò sia concesso loro senza opposizione.
10. Ma noi ammoniamo sia i canonici che i monaci a sciegliersi un pa-
store tale che piaccia a Dio e sia utile al regno.
11. La regina e l’arcivescovo tengano nelle loro mani i diritti regali, fin-
ché l’eletto non venga consacrato o benedetto e allora gli rendano i di-
ritti legali senza opposizione.
12. Inoltre comandiamo che se qualche prebenda o beneficio ecclesia-
stico resterà vacante, quando i diritti regali siano in nostra mano, la re-
gina e l’arcivescovo nel modo migliore e più giusto lo conferiscano a
uomini onesti e colti, sentito il parere di frate Bernardo, a meno che si
tratti di nostre donazioni concesse a qualcuno con una nostra lettera
autentica.
17. Inoltre comandiamo che tutte le nostre rendite, canoni e entrate
vengano portate a Parigi in tre tempi: la prima volta, alla festa di S.
Remigio, la seconda, nel giorno della purificazione della Beata Ver-
gine, la terza, il giorno dell’Ascensione e che siano consegnati ai cit-
tadini nostri sudditi e al maresciallo Pietro Clemente. Se succederà
che qualcuno di loro muoia Guglielmo de Garlande gli darà un suc-
cessore.
18. All’atto della consegna dei nostri averi sarà presente il nostro
chierico Adamo, ne prenderà nota e ognuno abbia la chiave di uno
degli scrigni in cui verranno riposti i nostri averi nel TEMPIO e
che il TEMPIO ne abbia una. Di questi nostri averi ce ne verrà
mandata quella parte che noi chiederemo per lettera.
19. Se ci succederà qualcosa, o di morire durante il viaggio che
affrontiamo, comandiamo che la regina, l’arcivescovo, il vescovo
di Parigi, gli abati di S. Vittore e di Cisteaux e il frate Bernardo
dividano il nostro tesoro in due parti: della prima parte destini-
no una metà, secondo il loro parere, a riparare quelle chiese che
sono state distrutte dalle nostre guerre cosicché vi si possa cele-
brare il servizio divino; parte donino a quelli che siano stati dan-
neggiati dalle nostre imposte straordinarie, a quelli che essi vor-
ranno e a quelli che riterranno averne maggior bisogno per la sal-
vezza dell’anima nostra, di nostro padre il re Ludovico e dei no-
stri predecessori.
Per quanto riguarda l’altra metà, comandiamo ai custodi dei no-
stri averi e a tutti i cittadini di Parigi di conservarla per nostro fi-
glio finché non raggiunga l’età in cui, per VOLERE DI DIO e per
sua capacità, POSSA GOVERNARE IL REGNO.
(Ordinanza di Filippo Augusto, in partenza per la Terza crociata)