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Dopo il fallimento della sua ditta di sapone, Hans-Thilo era
stato costretto a chiedere aiuto al fratello, che gli aveva pro-
curato un impiego alla ‘Rolling Chiffrierstelle’, l’ufficio ammi-
nistrativo preposto alle comunicazioni crittate.
Era la sala comandi della rete ‘Enigma’ una struttura superse-
greta che gestiva informazioni estremamente delicate.
Tresferendosi a Berlino, Hans-Thilo aveva lasciato la famiglia
in Baviera, dove il costo della vita era sopportabile. Nella ca-
pitale egli conduceva un’esistenza solitaria; impoverito e spae-
sato, sentiva crescere in sé il risentimento per l’irreprensibile
fratello e per la stessa patria, che sembrava respingerlo dopo
il taglio finale.
Il risultato era prevedibile.
Offrendo agli stranieri i segreti di ‘Enigma’ egli avrebbe potu-
to tornare benestante e insieme vendicarsi, compromettendo
la sicurezza del Paese e minando l’organizzazione diretta da
Rudolf.
L’8 novembre 1931 Schmidt varcò l’ingresso del Gran Hotel
di Verviers, in Belgio, si stabilì per qualche tempo sui Pireni,
per incontrare un agente francese il cui nome in codice era
Rex.
Per 10.000 marchi Schmidt permise a Rex di fotografare due
documenti: il ‘Gebrauchsanweisung fur die Chiffriermaschine’
e lo ‘Sclusselanleitung fur die Chiffriermaschine Enigma’.
Si trattava in sostanza di due manuali di istruzioni per l’uso
della cifratrice, ma sebbene non fornissero alcun particolare
sui circuiti degli scambiatori, la struttura di questi componen-
ti poteva essere dedotta dalle altre informazioni.
Grazie al tradimento di Schmidt, era possibile costruire una
replica fedele della versione (originale) militare di Enigma.
Tuttavia, ciò non bastava a decifrare i messaggi generati con
essa.
La forza della cifratura ‘Enigma’ non dipendeva dal tener segre-
to il dispositivo, ma dal tener segreto il suo assetto all’inizio
della cifratura (cioè la chiave). Se avesse voluto volgere in chia-
ro un crittogramma tedesco, un crittoanalista alleato oltre ad
aver bisogno di una replica della cifratrice avrebbe dovuto
scoprire quale chiave, tra i milioni di miliardi possibili, era
stata impiegata.
Un memorandum germanico così riassumeva la situazione:
‘Si è partiti dal presupposto, nel giudicare la sicurezza del
crittosistema, che il nemico abbia a disposizione il congegno’.
E’ chiaro che il servizio segreto francese funzionava, avendo
trovato un informatore come Schmidt e ottenuto il materiale
che suggeriva le caratteristiche dei circuiti ‘Enigma’.
In confronto, i crittoanalisti francesi apparivano inadeguati,
poco desiderosi e poco capaci di approfittare delle nuove
informazioni.
Tuttavia, dieci anni prima la Francia aveva firmato un accor-
do di cooperazione militare con la Polonia. I polacchi aveva-
no manifestato interesse per tutto ciò che concerneva ‘Enigma’,
e in conformità con quell’accordo i francesi si limitarono a
consegnare agli alleati le riproduzioni fotografiche dei docu-
menti di Schmidt, lasciando al ‘Biuro Szyfròw’ l’impresa dispe-
rata di far breccia in ‘Enigma’.
Al ‘Biuro’ ci si rese subito conto del fatto che i documenti era-
no solo un punto di partenza, ma a differenza di quanto era
accaduto in Francia si decise di procedere, soprattutto a causa
del timore di un’invasione tedesca.
(S. Singh, Codici & Segreti)