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Come l’immediato oggetto dell’orgoglio e dell’umiltà è l’io o
l’identità personale dei cui pensieri, azioni, e sensazioni noi
siamo intimamente consapevoli; così l’oggetto dell’amore e
dell’odio è qualche altra persona, dei cui pensieri, azioni, e
sensazioni noi non siamo consapevoli.
L’esperienza ci convince di questo con sufficiente evidenza.
L’amore e l’odio sono in noi diretti a qualche essere sensibile
che ci è esterno; e quando parliamo di amore di sé, non è in
senso appropriato, né la sensazione che esso produce ha
qualcosa in comune con la tenera emozione che suscita un
amico o un’amante.
Lo stesso accade per l’odio.
Noi possiamo essere mortificati dai nostri stessi errori e dalle
nostre follie; ma non proviamo mai rabbia o odio, se non per
le offese che gli altri ci arrecano.
Ma sebbene l’oggetto dell’amore e dell’odio sia sempre qualche
altra persona, è chiaro che l’oggetto non è, propriamente parlan-
do, la causa di queste passioni, o qualcosa di per sé sufficiente a
suscitarle.
Poiché infatti l’amore e l’odio destano sensazioni direttamente
contrarie, ed hanno uno stesso oggetto in comune, se fosse anche
la loro causa, quell’oggetto produrrebbe queste passioni opposte
in grado uguale; e poiché quindi dovrebbero distruggesi l’un l’-
altra fin dal primo momento, nessuna di loro sarebbe mai in gra-
do di manifestarsi.
La causa deve quindi essere qualcosa di diverso dall’oggetto.
….Esistono poche persone soddisfatte del proprio carattere, o
genio, o fortuna, che non siano desiderose di mostrarsi al mon-
do, e di conquistare l’amore e l’approvazione dell’intero genere
umano.
Ora, è evidente che le stesse qualità e circostanze, che causano
orgoglio o stima di sé, sono anche le cause della vanità o del
desiderio di avere una buona reputazione; e che mettiamo sem-
pre in vista i particolari che ci rendono più soddisfatti di noi
stessi.
Ma se l’amore e la stima non fossero prodotte dalle stesse qualità
dell’orgoglio, secondo che queste qualità siano in relazione a noi
o ad altri, questo metodo di procedere sarebbe completamente as-
surdo, né ci si potrebbe aspettare che i nostri sentimenti concordi-
no con quelli di chiunque altro.
Sono pochi quelli che riescono a formulare un sistema esatto delle
passioni, o riflettere sulla loro natura generale e sulle loro rassomi-
glianze.
Pur senza simili progressi in filosofia, noi non siamo soggetti a tan-
ti errori al riguardo, essendo anzi sufficientemente guidati dall’es-
perienza comune, così come da un genere di rappresentazione:
questa, a partire da quel che sentiamo in noi stessi, ci rivela quel
che agirà sugli altri.
Poiché, dunque, le stesse qualità che producono orgoglio e umiltà
provocano anche l’amore o l’odio, tutti gli argomenti impiegati a
provare che le cause delle prime passioni suscitano dolore o pia-
cere indipindentemente dalla passione, si potrà applicare con u-
guale evidenza alle cause della seconda.
(D. Hume, Trattato della natura umana)