LA BICICLETTA L’AMANTE SEGRETA (17)

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La prima bicicletta, la prima veramente degna di questo nome, perché

già vicina a quella semplicità di linea e di meccanica che è la dote mirabile

della macchina moderna, non doveva apparire che nel 1886, per opera di

Rudge Co., inglese.

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Il tipo Pionier, subito apprezzato dai conoscitori, fu veramente il pioniere

di un’èra nuova.

Negli anni che seguirono il progresso della industria costruttrice fu rapido

e sicuro quanto lento e incerto era stato dapprima: i modelli successivi creati

da officine inglesi, francesi ed anche italiane – l’Italia non doveva che più tardi

vedere ammirati ed apprezzati i suoi prodotti nel mercato mondiale – andarono

man mano affinandosi e migliorandosi nelle parti principali come nelle accessorie,

fino a che giunse al tipo stabile.

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Di questi miglioramenti dobbiamo riconoscere come il più importante l’applicazione

delle pneumatiche, che diventarono di uso comune verso il 1890, detronizzando le

gomme tubolari comparse un anno prima. I merito di questa innovazione – che venne

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a risolvere un problema di vitale importanza e concesse finalmente un mezzo

semplice e sicuro di evitare gli inconvenienti della trepidazione prodotta dalle

accidentalità del terreno, dannosa alla salute del ciclista e rovinosa per le macchine –

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va attribuito al veteranio irlandese Dunlop, che riprese e modificò un’idea già

esposta in un brevetto del 1848. L’introduzione delle gomme pneumatiche fu di

un’importanza decisiva; – nel campo dello sport, per la maggiore leggerezza che

poteva essere cercata nella costruzione delle macchine, non più esposte a vibrazioni

continue e violente, e per la possibilità che ne conseguiva di ottenere velocità

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maggiori con assai minore sforzo; – nel campo assai più vasto della pratica, per

la inconsueta docilità di manovra e di moto che improvvisamente era concessa

alla bicicletta; per le nuove più igieniche e più sicure condizioni che si offrivano

agli indolenti ed ai timidi.

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Così la bicicletta venne e vinse.

Gli altri bicicli, i velocipedi a trasmissione diretta del pedale sulla ruota anteriore,

quelli a gomme piene, le prime tubolari appartengono già alla storia. Noi li ritroviamo

e li esaminiamo nei musei con stupore e quasi venerazione.

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Tra essi e noi si è come formato un distacco, che non possiamo misurare ad anni.

Questi sono troppo pochi in confronto dei progressi che di un tratto, colla bicicletta

quale oggi trionfa, si sono effettuati.

Diremo di più, mentre l’antico velocipedismo acrobatico, eslusivamente sportivo,

effettuato con mezzi primordiali, che esigevano una buona dose di temeriarità ed

una maggiore di abnegazione, non vive più in noi, invece sentiamo che le biciclette

che vediamo oggi a sciami per le vie sono le figlie dirette di quelle che prime abbiamo

visto circolare.

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Eppure dobbiamo anche riconoscere che senza la temeriarità e l’abnegazione degli

antichi biciclisti, senza quelle macchine grottesche e mostruose, la bicicletta non

sarebbe stata; ognuna di esse l’ha resa possibile, portandovi qualche elemento nuovo.

Coloro che prepararono il ciclismo furono i veri benemeriti.

 

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LA BICICLETTA L’AMANTE SEGRETA (17)ultima modifica: 2011-04-05T05:00:00+02:00da giuliano106
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