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frontalmente rispetto
alla limousine
presidenziale mi
avevano convinto
sufficientemente
che Lee Oswald
non era stato
il solitario assassinio
di John Kennedy.
Il dottor Robert
McClelland descriveva
la causa della morte come ‘un’estesa ferita alla testa e al cervello
provocata da un colpo d’arma da fuoco alla tempia sinistra’, un
punto questo che solitamente si riferisce alla fronte di un indivi-
duo. Eppure veniva unanimamente sostenuto che, al momento
della
si trovava nel deposito
libri della scuola, cioè
alle spalle
del presidente.
Cominciai
a chiedermi:
ma Oswald ha
effettivamente
sparato
al presidente?
Mi studiai le
dichiarazioni
dei testimoni che
avevano sostenuto di avere notato dei movimenti insoliti nel
deposito libri e negli altri edifici raggruppati nella zona alle
spalle del presidente.
Più leggevo e più i miei dubbi crescevano.
Circa quindici minuti prima dell’arrivo del corteo, Arnold
Rowland, uno studente, e sua moglie Barbara stavano in Hou-
ston Street a fianco della Dealey Plaza.
Arnold diede un’occhiata al deposito libri e, presso lo spigolo
a est del sesto piano (dove si trovava il supposto covo dell’as-
sassino) scorse un uomo dalla pelle scura che descrisse come
un ‘anziano negro’.
Comunque presso lo spigolo a ovest del sesto piano (quindi
dall’altro lato della facciata dell’edificio) vide un uomo in
piedi, appena dietro la finestra, con un fucile nelle mani.
L’uomo lo teneva con la canna rivolta all’insù, a 45 gradi,
nella posizione che i militari indicano come quella del ‘pre-
sentare le armi’.
Barbara Rowland, in quel momento, era intenta a osservare
un uomo in preda a una crisi epilettica nella piazza diretta-
mente a fianco al posto dove si trovavano. Il tempo per Ar-
nold di richiamare l’attenzione della moglie e per lei di guar-
dare in alto e l’uomo col fucile si era già tirato indietro.
Entrambi avevano concluso che l’uomo col fucile doveva es-
sere un agente del Secret Service.
Arnold testimoniò che il giorno seguente, quando aveva
parlato della presenza del secondo uomo con la pelle scura
al sesto piano agli agenti dell’FBI, ‘questi mi dissero che tutto
ciò non aveva nessuna attinenza col caso in questione. In ef-
fetti furono proprio loro a dirmi di dimenticarlo’.
Carolyn Walther, un’impiegata del vicino edificio Dal-Tex
Building, si trovava anche lei sul lato est di Houston Street.
Stando alla sua dichiarazione rilasciata all’FBI, la Walther
osservava l’arrivo dell’ambulanza per la vittima dell’attac-
co epilettico e le capitò di dare un’occhiata in direzione
del deposito libri,
dove vide un uomo
con un fucile
a uno dei piani
superiori.
L’uomo col fucile
stava tenendo
l’arma con la canna
puntata in avanti
come in direzione
del corteo che
avanzava nella
Houston Street.
affermò che il fucile
era differente da
quelli che aveva
visto fino ad allora e
che aveva una canna
insolitamente corta.
L’uomo che lo
imbracciava era
vestito con una camicia
bianca e aveva i
capelli biondi o
comunque di una
tonalità chiara.
Stava nel mezzo della
finestra posta
all’estremità est,
sporto in avanti e
alla sua sinistra,
alla stessa finestra, poteva vedere un altro uomo in posizione
eretta, che sembrava indossare un abito scuro.
Poi arrivò il corteo e vi rivolse tutta la sua attenzione. Non le
capitò di dare una seconda occhiata alla finestra, tanto meno
dopo l’inizio della sparatoria. Non venne chiamata dalla com-
missione Warren a testimoniare.
Tony Henderson di Dallas era in attesa del corteo sul lato est
di Elm Street all’angolo con Houston Street. Dopo che l’ambu-
lanza ripartì con l’epilettico, diede un’occhiata al deposito.
Ricordava che numerose persone stavano alla finestra ai dif-
ferenti piani, guardando di fuori.
Poi, a uno degli ultimi piani, notò due uomini. Erano un po’
ritratti e guardavano in direzione del corteo. Uno di loro, un
uomo coi capelli scuri e con una camicia bianca, aveva la pel-
le scura, ‘probabilmente un messicano, ma poteva anche esse-
re un negro’.
La signora Henderson non era in grado di descrivere l’altro
uomo, precisò solo che era il più alto dei due. Non sapeva
esattamente a quale piano i due uomini si trovassero.
Il verbale dell’FBI della sua dichiarazione non indicava a
quale della finestra avesse visto i due uomini.
Le affermazioni dei testimoni che avevano visto due uomini
al piano superiore del deposito mi avevano abbastanza scos-
so, ma una notte in cui mi imbattei nella testimonianza di un
ragazzo di sedici anni di nome Amos Euins, venni talmente
turbato che in seguito non riuscii a dormire.
Mentre deponeva davanti alla commissione Warren disse che
stava sbracciandosi in direzione del presidente mentre la lun-
ga decappottabile stava svoltando a sinistra in Elm Street.
Gli capitò di guardare all’insù verso il deposito libri e vide
quella che gli sembrò una ‘canna’ che sporgeva da una fine-
stra. In un primo tempo, interrogato dal sargente D.V. Har-
kness della polizia di Dallas, Euins aveva indicato la finestra
come quella più ad est al piano ‘sotto il cornicione’, cioè il fa-
moso sesto piano dell’edificio.
Dopo l’inizio della sparatoria, Euins fu in grado di vedere il
grilletto e il calcio del fucile. Inoltre notò che l’uomo, che sta-
va sparando aveva una distinta zona calva sulla testa che an-
dava dall’attaccatura dei capelli all’indietro per cinque, sei
centimetri, e che risaltava come se fosse quancosa di bianco
nella relativa oscurità dell’ambiente circostante.
Immediatamente dopo l’assassinio descrisse l’uomo come un
nero. In seguito nella sua testimonianza davanti alla commis-
sione, Euins affermò che non poteva essere certo se l’uomo fos-
se un bianco o un negro. Comunque si mostrò irremovibile su
due punti.
Il primo era che l’uomo aveva ‘UNA ZONA CALVA’ sulla testa.
Il secondo era che non aveva mai detto al delegato dello sceriffo
che l’uomo da lui visto, al sesto piano era un bianco.
Quello che aveva dichiarato, spiegò ai membri della commissio-
ne, era che la zona calva sulla testa dell’uomo sembrava essere
bianca.
(Tutto ciò non faceva che confermare la certezza di un complot-
to da parte della spettabile Compagnia….e i suoi fedeli cani….)
(J. Garrison, JFK Sulle tracce degli assassini)