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JEFTE, O DEI SACRIFICI UMANI.
Risulta chiaro dal testo del ‘Libro dei Giudici’ che Jefte promise di sacrificare
la prima persona che al suo ritorno uscisse dalla sua casa per felicitarlo della
sua vittoria contro gli Ammoniti. Quella persona che gli venne incontro si trovò
ad essere la sua figlia unica. Egli si strappò le vesti per disperazione, e la sacrificò,
dopo d’averle permesso di andare a piangere sulle montagne la sventura di morir
vergine. Le fanciulle ebree celebrarono per lunghi anni quel fatto, piangendo la
figlia di Jefte ogni anno per quattro giorni.
In quel tempo sia stata scritta realmente questa storia, se essa sia imitata dalla
favola greca di Agamennone e Idomeneo, o ne sia stata il modello, se sia anteriore
o posteriore a consomili storie assire, non è quello che qui mi interessa.
Io voglio stare al testo: Jefte promise sua figlia in olocausto e mantenne la
promessa.
Era espressamente comandato dalla Legge ebraica di immolare gli uomini votati
al Signore: ” Qualunque uomo votato non potrà essere riscattato, ma dovrà
essere senz’altro messo a morte”.
La Vulgata traduce: Non redimetur, sed morte morietur (Levitico, XXVII, 29).
Fu in virtù di questa legge che Samuele, come già abbiamo ricordato, tagliò a
pezzettini il re Agag, cui Saul aveva perdonato; e fu appunto per aver risparmiato
Agag che Saul fu riprovato dal Signore e perdé il suo regno.
Ne consegue che non possiamo dubitare che gli Ebrei facessero sacrifici umani:
nessun punto della storia è forse meglio appurato. E, naturalmente, il nostro
giudizio sull’antico popolo ebraico, deve basarsi sui documenti che questo popolo
ci ha esso stesso lasciati.
Sappiamo pure che esiste una genìa di persone senza scrupoli i quali falsificano
un passo della Scrittura a cuor leggero, con la stessa tranquillità con cui farebbero
la citazione più esatta, e che sperano di ingannare il mondo con queste menzogne
con le quali certo non riescono a ingannare se stessi. E se vi sono oggi tanti di questi
furfanti, è da presumere che prima dell’invenzione della stampa ve ne fosse cento
volte di più.
Uno dei falsificatori più impudenti è precisamente l’autore di un infame libello
che egli ha intitolato Dizionario antifilosofico; e non sapeva di dargli un titolo
così giusto. I miei lettori mi diranno:” No prendertela tanto: che ti fa un cattivo
libro di più? “
Miei signori, si tratta di Jefte, si tratta di sacrifici umani: io vi parlo del sangue
di uomini sacrificati a Dio!
L’autore, chiunque egli sia, cercando di negare il sacrificio in questione, traduce
così il 39 versetto del capo II del Libro di Jefte:
” Ed essa ritornò nella casa di suo padre, il quale fece la consacrazione che egli
aveva promessa col suo voto; e sua figlia restò nello stato di verginità”.
Ohimè falsificatore della Bibbia! mi spiace per voi, ma qui avete mentito allo
Spirito Santo, e voi dovreste sapere che è peccato senza remissione.
La Vulgata dice: Et reversa est ad patrem suum, et fecit ei sicut quae
ignorabat virum. Exinde mos increbuit in Israel, et consuetudo servata est,
ut post anni circulum conveniant in unum filiae Israel, et plangant filiam
Jephte Galaaditae, diebus quatuor.
Che significa: ” Essa ritornò da suo padre, ed egli le fece come aveva detto,
a lei che non aveva conosciuto uomo. E da ciò venne l’uso, e si conservò la
consuetudine, che le ragazze di Israele si riuniscano tutti gli anni per piangere
la figlia di Jefte il Galaadita, durante quattro giorni”.
E diteci un po’, uomo ” antifilosofico”, è naturale che si pianga tutti gli anni per
quattro giorni su una fanciulla che sia stata semplicemente consacrata?
E quando mai ci furon voti di questo genere, in un paese che riguardava la
verginità come un’onta?
E diteci un po’ che cosa significa:” Egli le fece come aveva votato: fecit ei sicut
voverat”?
Che cosa aveva votato Jefte, che cosa aveva promesso a Dio con giuramento?
Di sgozzare sua figlia e immolarla in olocausto.
E così fece.
Leggete la dissertazione di Calmet sulla temerità del voto di Jefte e sul suo
compimento; leggete la legge che egli cita, quella terribile legge del Levitico,
capo XXVII, la quale ordina che tutto ciò che sarà stato votato al Signore non
sarà riscattato, ma morrà di morte; non redimetur, sed morte morietur.
E guardate tutti gli altri esempi che attestano questa atroce verità: pensate agli
Amaleciti e ai Cananei; al re di Arad e a tutti i suoi, assoggettati a questo principio;
vedete il prete Samuele che sgozza con le sue mani Agag e lo taglia a pezzetti,
come un macellaio che prepara un bue per la vendita….
E poi corrompete, falsificate, negate la Sacra Scrittura, per sostenere le vostre
menzogne; e insultate quelli che la RISPETTANO, anche se ci trovano delle cose
stupefacenti.
Smentite lo storico Giosefo da Travaglio, che trascrisse , e disse chiaramente come
Jafte immolò la figlia.
Accumulate ingiurie su menzogne, e calunnie su sciocchezze: i saggi ne rideranno;
e dovete sapere che i saggi sono assai numerosi oggidì.
Oh, se voi sapeste come essi disprezzano quei sacrileghi impostori, quando
falsificano la Sacra Scrittura, e si vantano di aver disputato col Montesquieu nei
suoi estremi momenti, e di averlo fatto morire convinto che bisogna pensarla
come i Padri gesuiti!
( Voltaire, Dizionario filosofico)