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Che cosa provocò la catastrofe?
La questione è controversa.
All’epoca c’era un’estesa attività vulcanica in India: la lava fluiva su
oltre un milione di chilometri quadrati, il che ebbe senza dubbio un
effetto determinante sul clima.
In base a diverse prove, però gli scienziati convengono che il colpo
mortale sia stato più improvviso e catastrofico. La Terra, si ipotizza,
fu colpita da un proiettile proveniente dallo spazio: un grande meteorite
o una cometa. Come i detective ricostruiscono gli eventi analizzando le
orme e la cenere di sigaretta sul tappeto, così i geologi hanno studiato la
‘cenere’, ossia uno strato di iridio diffuso in tutto il mondo nel punto
sospetto degli strati geologici.
L’iridio è presente di rado nella crosta terrestre, ma spesso nei meteoriti.
L’impatto avrebbe polverizzato il bolide in arrivo e sparso i suoi resti,
sotto forma di polvere, in tutta l’atmosfera; e la polvere sarebbe poi
ricaduta sull’intera superficie terrestre.
L”orma’, larga 160 chilometri e profonda poco meno di 50, è il gigantesco
cratere di Chicxulub, sulla punta della penisola dello Yucatàn, in Messico.
Lo spazio pullula di oggetti che viaggiano in direzioni casuali a una vasta
gamma di velocità relative. Gli oggetti hanno molte più probabilità di
viaggiare ad alta che a bassa velocità rispetto a noi, sicché la maggior
parte di essi colpisce il nostro pianeta a grandissima velocità. Per
fortuna sono in genere piccoli e, quando entrano in contatto con l’atmosfera,
prendono fuoco diventando ‘stelle cadenti’; ma alcuni sono abbastanza
grandi da conservare una massa solida fino all’impatto con la superficie
terrestre e, una volta ogni 40 o 50 milioni di anni, un bolide enorme collide
in maniera catastrofica con il nostro pianeta.
A causa della loro grande velocità rispetto alla Terra, questi meteoriti liberano,
nell’impatto, un’immensa quantità di energia. La ferita d’arma da fuoco è
rovente a causa della velocità del proiettile; un meteorite o una cometa che
collidono con la Terra viaggiano forse ancora più veloci del proiettile di
fucile. E mentre il proiettile di fucile pesa poche decine di grammi, la massa
del proiettile celeste che pose fine al Cretaceo e sterminò i dinosauri si sarebbe
potuta misurare solo in gigantoni. Lo schianto, che dev’essere risonato per il
pianeta alla velocità di 1000 chilometri all’ora, probabilmente assordò tutte
le creature che non furono bruciate dall’esplosione, soffocate dagli incendi
provocati dall’impatto, affogate dallo tsunami alto 150 metri che si formò
in mare in ebollizione, polverizzate da un terremoto mille volte più violento
del più violento dei terremoti provocati dalla faglia californiana di San Andreas.
E quelle furono solo le conseguenze immediate; poi arrivarono le altre.
Le foreste si incendiarono in tutto il globo e il fumo, la polvere e la cenere
che oscurarono il sole in un universo nucleare lungo due anni uccisero quasi
tutte le piante e interruppero di colpo le catene alimentari del mondo.
Non c’è da stupirsi se tutti i dinosauri, con la cospicua eccezione degli
uccelli, perirono. Stupisce, semmai, che sia sopravvissuta qualche forma
di vita dopo un simile cataclisma.
A proposito, la collisione che pose fine al Cretaceo e ai dinosauri non fu la
più grande: l’onore spetta a quella che provocò l’estinzione di massa della
fine del Perminiano, 250 milioni di anni fa: in quell’occasione si estinse il
95% di tutte le specie.
Da prove recenti è lecito arguire che responsabile della madre di tutte le
estinzioni sia stato un meteorite o una cometa, di dimensioni ancora più
grandi. E’ spiacevole dover ammettere che un’analoga catastrofe potrebbe
colpirci in qualsiasi momento.
(R. Dawkins, Il racconto dell’antenato)