Prosegue in:
La natura è dovunque bella (2)
Non dobbiamo cercare, ma trovare; non dobbiamo giudicare,
ma osservare e comprendere, respirare ed elaborare quanto
abbiamo inalato.
Dal bosco e dal prato che si falcia in autunno, dal ghiacciaio e
dal campo giallo di spighe, attraverso tutti i sensi deve fluire
in noi vita, vigore, spirito, significato valore.
Una escursione in luoghi panoramici deve promuovere in noi
la cosa più alta, l’armonia con il cosmo, e non dev’essere uno
sport né uno sfizio.
Noi non dobbiamo osservare e valutare la montagna, il lago, il
cielo con un generico interesse, ma muoverci tra queste realtà
che, come noi, sono parte di un tutto e forme fenomeniche di
un’idea, con chiari intendimenti e sentendoci come a casa pro-
pria, ognuno con le sue capacità e con i mezzi conformi alla
sua cultura, uno come artista, l’altro come naturalista, un ter-
zo come filosofo.
Noi dobbiamo sentire il nostro essere particolare, e non solo
quello corporeo, affine al tutto e inserito nel tutto. Solo allora
abbiamo rapporti reali con la natura.
Per esempio il godimento ‘pittoresco’ della natura è a priori e
unilaterale perché è posto esclusivamente nel senso della vi-
sta. Ma molto spesso l’impressione più intensa e più caratte-
ristica di una passeggiata o di una sosta nella libera natura
non è una impressione visiva.
Ci sono momenti e luoghi in cui tutto ciò che è raggiungibile
dagli occhi è nulla a confronto con ciò che colpisce l’orecchio,
con lo zirlare dei grilli, col canto degli uccelli, il rombo del
mare, il risuonare dei venti. Un’altra volta è l’olfatto ad avere
le impressioni più intense: il profumo dei fiori dei tigli, l’odo-
re del fieno, l’odore dei campi umidi, appena arati, odore di
acqua salmastra, di catrame, di zostera.
E per concludere, le impressioni naturali più intense sono for-
se quelle del sistema nervoso: afosità, elettricità dell’aria, tem-
peratura, rigidezza e mitezza, secchezza e umidità dell’aria,
nebbia. Queste impressioni nervose, alle quali peraltro spes-
so sono fortemente soggette persone assai robuste, esercita-
no un ruolo importante, spesso dominante nella poesia, in
primo luogo perché hanno un grande influsso diretto sulla
condizione psicologica, sullo stato d’animo.
Ma né la poesia né la pittura possono rappresentare la va-
rietà e il concorso di queste impressioni; persino per rap-
presentare l’impressione singola i mezzi non sono suffi-
cienti, per esempio il linguaggio più evoluto fallisce
quando si tenta di dare con le parole chiari concetti degli
odori.
A volte si sente dire da certe persone che la natura non dà
loro alcunché, che non hanno alcun rapporto con essa.
Queste stesse persone diventano allegre al sole primave-
rile, torbide al sole estivo, fiacche con l’aria afosa, e ga-
gliarde al vento di neve.
Questo è in ogni caso già un rapporto, e occorre solo di-
venirne consapevoli per essere pronti al godimento della
natura. Perché con questo concetto io non intendo un irre-
sponsabile benessere, ma al contrario una consapevole
convivenza e connessione con la natura.
Se c’è questo, la cosiddetta ‘bellezza’ della località e del
clima non ha più un ruolo importante. Perché questa bel-
lezza è certo presente, ma è semplicemente derivata da
impressioni visive, ed esse non sono le uniche determi-
nanti.
La natura è bella dovunque o da nessuna parte.
Chi non è capace di far proprio alcun paesaggio straniero,
di acclimatarsi in nessun paese straniero, di provare poi
una sorta di nostalgia per nessuna località conosciuta an-
che fugacemente manca di una più profonda dimensione
interiore, ed egli non è superiore a chi è incapace di com-
prendere, trattare, amare altri esseri umani all’infuori
della stanza dei bambini e del proprio parentame.
L’uomo degno di questo nome si sente imparentato non
solo con la propria famiglia e col proprio ambiente, ma
con ogni vita umana e naturale.