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Un sito…
Dalla scarsa statistica apprendiamo che i lavori dei lager erano
per lo più manuali.
Nel 1919 soltanto il 2,5 % dei detenuti lavorava in laboratori arti-
gianali, nel 1920 il 10 %.
Sappiamo anche che alla fine del 1918 la Sezione punitiva centra-
le svolgeva pratiche per la creazione di colonie agricole.
Sappiamo che a Mosca erano state create alcune squadre di dete-
nuti per la riparazione dell’acquedotto, degli impianti di riscalda-
mento e delle fognature negli edifici nazionalizzati della capitale.
Eppure i lager di lavoro forzato non furono una novità nella Re-
pubblica Federale Socialista Sovietica Russa.
Il lettore ha già avuto modo di leggere più volte verdetti dei tri-
bunali le parole ‘campo di concentramento’ e crede forse che sba-
gliamo, usando erroneamente una terminologia più tarda?
No.
Nell’agosto 1918, qualche giorno prima dell’attentato di Fanny
Kaplan, Vladimir Il’ ic Lenin telegrafava a Evgenija Bos e al Co-
mitato esecutivo di Penza:
‘Rinchiudere i sospetti in un campo di concentramento fuori dal-
la città’.
Il 5 settembre 1918, una decina di giorni dopo questo telegram-
ma, fu promulgato il Decreto del Soviet dei commissari del po-
polo sul Terrore Rosso, firmato da Petrovskij, Kurskij e Bonc-
Bruevic.
Oltre a istruzioni sulle fucilazioni in massa conteneva la seguen-
te frase:
‘Salvaguardare la Repubblica Sovietica dal nemici di classe iso-
lando questi in ‘campi di concentramento’.
….Ecco dunque dove fu trovato e subito adottato il termine di
‘campo di concentramento’ uno dei termini principali del XX
secolo, destinato ad avere un vasto futuro internazionale!
Ecco quando:
nell’agosto e settembre 1918.
La parola stessa era già stata usata durante la prima guerra mon-
diale, ma riferita a prigionieri di guerra e a stranieri indesiderabi-
li. Ora viene applicata per la prima volta a cittadini del proprio
paese.
Il trasferimento del concetto dal campo internazionale al naziona-
le è comprensibile:
‘il campo di concentramento per prigionieri non è una prigione
bensì una lora necessaria concentrazione preventiva’.
Così pure per i connazionali sospetti si propenevano adesso con-
centrazioni preventive extragiudiziali.
Una mente attiva avrà immaginato il filo spinato intorno a uomi-
ni condannati in giudizio (sommario, per lo più senza prove…),
e trovato spontaneamente anche la parola occorrente:
CONCENTRAMENTO!
(A. Solzenicyn, Arcipelago Gulag)