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Naturalmente tutto ciò assume sfumature diverse secondo il
partito.
Ovvio un partito con una ideologia precisa, una teoria cristal-
lizzata, è il più feroce nell’esigere ubbidienza e fedeltà, nel re-
primere l’apporto creativo dell’individuo: più una chiesa è
rigorosa, più rifiuta i protestanti e condanna al rogo gli eretici.
Paradossalmente però, gli abusi e le infamie che una simile
chiesa commette sui suoi adepti hanno un senso, una giustifi-
cazione: la forza della sua fede, la nobiltà almeno apparente
dei suoi programmi o propositi.
Io ti schiaccio perché voglio creare in terra il Regno dei Cieli,
e perché lo voglio creare grazie al dogma del materialismo sto-
rico.
Invece un partito che non ha una teoria né un modello ideologico,
un partito che non sa cosa vuole né come lo vuole, non può porta-
re a sua discolpa neanche motivi ideali.
Di conseguenza, i suoi abusi e le sue infamie e le sue pretese di
ubbidienza, di fedeltà, sono imposte da arrivismi personali, am-
bizioni private.
Cricche dentro la cricca, mafie dentro la mafia, cede dentro la
chiesa, e con l’aggravvante di una malattia che nei partiti senza
dottrina è contagiosa quanto la peste: la corruttibilità e la corru-
zione degli yes-men.
In altre parole, se il partito dottrinato schiaccia coi suoi principii
chi protesta o disubbidisce, il partito che non sa cosa vuole né
come lo vuole rigetta come un corpo estraneo chi non si adegua
alla sua assenza di principii, cioè alle sue menzogne, alle sue
ipocrisie, alle sue clientele.
(Oriana Fallaci, Un Uomo)