(Breve premessa del curatore del blog. Il processo cui si fa riferimento,
non ha nulla a che vedere con la spazzatura mediatica propinata in
questi giorni dalla autorevole stampa circa i vizi e le virtù di uno ….
dei tanti e troppi politici italiani. Ma si tratta di una lucida analisi di
un autorevole politologo, nonché storico, circa un fenomeno della
storia, che ha coinvolto per secoli personaggi e uomini, con l’intento
per l’appunto di sovvertire la storia stessa. Quindi il processo
cui si fa riferimento (in senso Kafkiano e metafisico) non deve essere
confuso con veline o quant’altro infesta la cultura…., ma ha per oggetto
un argomento ben più serio, che nel suo insieme ne raccoglie e
contiene molti altri,….la storia…)
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Il processo a Socrate è entrato nella nostra cultura come simbolo di un
processo ingiusto a un grande che lo accetta perché le leggi vanno comunque
rispettate. Ma il concetto che la saggezza induce a rispettare anche leggi
ingiuste si colloca in un momento di profonda crisi della democrazia della
‘polis’.
Da Socrate sappiamo quello che scrisse Platone.
Il cui pensiero passa da una prima fase di democrazia utopica a una fase
finale di oligarchia auto-investitasi.
Aristotele classifica la democrazia tra le possibili forme di governo, ma la
sua preferenza, che influenzerà tutto il pensiero politico occidentale dal
recupero medievale sino alla rivoluzione scientifica che porta, nel XVII
secolo, alla democrazia parlamentare inglese, è per un governo misto
diverso da quello basato sul consenso generale.
E per arrivare alla nostra democrazia rappresentativa occorrerà bruciare sui
roghi un considerevole numero di streghe, stregoni …ed eretici, in
processi che non offrivano, per citare le parole di Venturini, ‘quelle
minime garanzie che la nostra cultura giuridica esige’.
Insomma: nella tradizione della democrazia occidentale abbiamo un
problema del rapporto col processo come momento cruciale della
giustizia. (continua…)
(Giorgio Galli)