…Quando tu non potrai dire più nulla di lui, solo allora lo vedrai;
poiché la conoscenza di Dio è divino silenzio e cessazione di ogni
sensazione.
Infatti chi ha compreso Dio, non può apprendere nient’altro, chi lo
ha contemplato, non può contemplare nient’altro, né può udire
parlar d’altro, e non può neppure muovere il proprio corpo, poiché
privato di ogni sensazione, di ogni movimento, rimane immobile.
Questa bellezza divina, dopo aver illuminato con la sua luce l’intelletto,
illumina anche l’anima e, traendola fuori dal corpo verso di sé,
muta l’uomo in essenza. E infatti impossibile, figlio mio, che l’anima
che ha contemplato la bellezza del bene sia innalzata fino a Dio
mentre si trova nel corpo.
“Che cosa intendi per essere innalzata fino a Dio, o padre?”.
“Ogni anima separata, figlio mio, subisce delle trasformazioni”.
“Ma ancora, che cosa intendi tu per separata?”.
“Non hai sentito, qando ti ho tenuto i discorsi generali, che da una
sola anima dell’universo, hanno avuto origine tutte le anime che si
aggirano nel mondo, come distribuite nelle sue parti? Le trasformazioni
di queste anime sono innumerevoli: alcune procedono verso una sorte
migliore, altre verso una sorte infausta.
Infatti le anime degli animali che strisciano passano in animali acquatici,
le anime di quelli acquatici passano in animali terrestri, le anime degli
animali terrestri in volatili, mentre le anime che volano nell’aria trasmigrano
negli uomini, infine le anime umane incominciano a divenire immortali
mutandosi in dèmoni, poi in tal modo passano a far parte del coro
degli dèi: quello dei pianeti e quello delle stelle fisse.
E questa è la gloria più completa per l’anima, ma se l’anima che è
entrata in un corpo di uomo permane nel peccato, non gusta la gioia
dell’immortalità, né partecipa al bene, ma, retrocedendo, ripercorre
la strada all’inverso fino agli animali che strisciano, e questa è la
punizione di un anima schiava del peccato.
Il peccato dell’anima è costituito dall’ignoranza.
Quando infatti un’anima non è capace di conoscere gli esseri, né la
loro natura, né il bene, ma è del tutto cieca, allora è soggetta alle
passioni del corpo, e la sventura, essendo stata incapace di riconoscere
se stessa, diviene schiava di corpi mostruosi e perversi, porta il suo
corpo come un fardello, non lo domina, ma ne è dominata.
In questo dunque consiste il peccato dell’anima.
Al contrario la virtù dell’anima è la conoscenza: colui che conosce, è
anche buono, pio, ed è già divino”.
(Ermete Trismegisto, Corpo Ermetico)