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Eraclio ha di nuovo sentenziato nell’apparente perplessità di una
domanda il normale disappunto.
Perché in quelle poche parole, vi è il sottile inganno, e la più grande
bestemmia. La quale come tale deve rimanere nell’arcana lingua di
colui che l’ha udita.
Il poco ascoltato diviene molto.
Forse troppo.
Quel troppo appare ora nel mezzo dell’abbazia.
Da quella boscaglia, che Pietro non ha mai smesso di guardare negli occhi.
Il troppo diviene monolitico, cui discutere, o ritrattare nell’immediatezza e
urgenza che il Tempo pretende.
Il negare non è nella ragione del suo debito.
L’abito che indossa al pari degli altri suoi confratelli, ma in misura doppia.
Come doppia l’essenza di quelle parole, spiegate, neppure raccontate, nel
segreto di qualche luogo dove alla fame dello spirito ha coniugato la fame
del corpo.
In uno di quei scellerati posti, dove quando si parla, e non si prega, la
parola diviene più pesante della preghiera, più spessa del pane che si
taglia, con il quale ci si sazia tutti assieme.
Ed il sapore più forte del vino che si beve.
L’appetito più loquace di ogni domanda senza risposta, di ogni portata
dove al pane si accompagna il pane e poi un poco di vino.
Dove il sapore di ogni frutto del bosco è una poesia della natura.
Così spesso si accompagnava la silenziosa poesia di chi al pane assieme
alle castagne, nutre il suo spirito.
Nella taverna dei nostri sentimenti.
Ma taluni non hanno apprezzato né le castagne né la poesia.
In quelle cantine spesso smettevamo di contarci, ed il tavolo si apriva a
tanti forse troppi.
Ed al poco, accompagnavamo il tanto delle nostre divagazioni filosofiche.
I nostri patimenti.
Le nostre umiliazioni.
I nostri dolori.
I nostri incubi.
I nostri supplizi.
( Giuliano Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier, Andmybook)
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….Abbiamo scoperto essere il nostro patto con il ‘Diavolo’, così
come voi chiamate ogni verità nuova.
E lei è rimasta immutata nel nome, ma non negli eventi che
‘non vista’ cela alla vostra comprensione. Con molti di quei personaggi,
abbiamo bevuto parlato, discusso…e studiato il segreto e vero dire.
Tutto ciò che hai intrappolato entro le pieghe del Tempo, per
rimodellare a tuo piacimento la verità.
Essa corre ovunque, quando una persona è in pace con se stessa e
soprattutto con il prossimo.
Invece, Eraclio, quando purtroppo una persona in nome di tante, e tante
in nome di una sol persona, hanno confuso la verità,
dovranno sempre accompagnarsi al dire dei loro gesti, anche
la medesima violenza nei modi.
Dovranno sempre accompagnarsi nelle ragioni della
storia, alla violenza che si sposa con i loro inganni e misfatti.
Noi ci siamo allontanati da tutto ciò, e non abbiamo pregato una
dissimile verità, ma abbiamo compreso il motivo del nascere di
questa nuova preghiera.
Abbiamo scrutato il motivo, non lo abbiamo accettato come realtà
monolitica.
Poi siamo convenuti a delle possibili ragioni di verità.
Eraclio, non solo le ragioni della luce che combattono le tenebre,
ma quella luce interiore che ha bisogno nell’oscurità dove spesso
relegata, di esprimere una verità.
La luce è dentro di noi, la manifestazione di essa al di fuori del buio
dove stiamo celebrando la storia, è la certezza di percepire la reale
dimensione delle cose illuminate all’opposto dire del vostro falso
sapere.
Una realtà opposta e simmetrica a questo mondo, dimostra
l’infondatezza delle tue scelte e opinioni.
Un mondo analogo e parallelo, dimostra che l’immateriale da cui
proveniamo è imperscrutabile ed impercettibile.
Della stessa materia immutata del nostro spirito, della nostra anima.
Ma essa non è quantificabile, percettibile, misurabile e sicuramente
neppure inquisibile, così ora come voi tutti assieme, convenuti contro
il mio umile dire.
Io, Eraclio, non posso darti risposta certa quanto da te domandato.
Agli occhi della luce che emana la tua verità, la mia potrà apparire
solo una bestemmia.
Ma la luce illumina solo un piccolo frammento, lasciando in ombra
la radice.
( Giuliano Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier, Andmybook )