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Per J.F.K.:
Congresso del Fondo per l’Università Negra
Indianapolis, Indiana, 12 aprile 1959
Sviluppare in pieno, mediante l’istruzione,
le qualità potenziali di tanti milioni di nostri
concittadini, qualità che altrimenti andrebbero
perse per il nostro paese, a causa dell’assurdo
della discriminazione razziale: questo non è
solamente un atto fondamentale di giustizia;
con un mondo in crisi qual è il nostro, è anche
una necessità urgente per la sicurezza nazionale.
Se vogliamo porre nella prospettiva l’importanza
dell’istruzione e dell’istruzione ai negri in particolare,
dobbiamo considerare il problema nel quadro del nostro mondo
sconvolto. Infatti solo nella prospettiva delle nostre responsabilità
internazionali e delle nostre possibilità, il vostro lavoro assume le
sue vere proporzioni.
I giovani che escono laureati da tutte le università americane avran-
no domani una parte dominante nella direzione degli eventi mondi-
ali. Essi non possono sfuggire alle loro responsabilità di dirigenti.
E’ necessario dunque che noi discutiamo i problemi dell’istruzione
nel quadro delle necessità della classe dirigente americana negli af-
fari mondiali , del contributo americano alla pace, dell’aiuto ameri-
cano ai paesi sottosviluppati, della potenza americana di fronte alle
gravi minacce che ci incombono da ogni parte.
Diceva Lincon che la Dichiarazione d’Indipendenza dava ‘libertà
non solo al popolo di questo paese, ma spero a tutto il mondo’.
Essa prometteva ‘che a tempo opportuno ogni gravame si toglierà
dalle spalle di tutti gli uomini, e che tutti avranno eguali possibilità’.
Mai come oggi ci si è presentata un’occasione tanto splendida di man-
tenere quella promessa. Le nazioni che si destano in Africa, i popoli in-
quieti del Sud America, i milioni di uomini che soffrono in Asia, tutti
quanti han bisogno di guida. Hanno bisogno del nostro aiuto, della no-
stra forza, delle nostre capacità, della nostra simpatia, e soprattutto
della nostra comprensione.
Non bastano i biechi discorsi di rappresaglie massiccie e sterminatri-
ci; noi dobbiamo partecipare al progresso degli ideali e allo sviluppo
economico, in questa grandiosa ondata di liberazione nazionale.
Sta a voi, nelle università che rappresentate, avvertire questi impe-
gni e cogliere le occasioni che si presentano al Mondo Libero.
La nostra preparazione alle responsabilità mondiali deriva in par-
te dalla dura logica dei fatti. In parte può venirci solo dall’esperien-
za effettiva di un’attività a respiro mondiale: perché ancora si può
imparare facendo.
Ma la parte maggiore della nostra preparazione non può venirci che
dalle scuole, dalle università. A me sembra che voi possiate svolgere
una parte sempre più rilevante. Infatti le scuole e le università negre,
oltre che per la crisi generale dell’istruzione americana, soffrono per
una crisi tutta loro.
La decisione unanime della Corte Suprema, cinque anni or sono, se-
gnò la fine della segregazione. In questo periodo di passaggio verso
una società integrata, naturalmente voi potete contribuire sempre
più a correggere le conseguenze di un’istruzione minorata, ai livel-
li inferiori, per via della continua segregazione.
La nostra sarà un’età di prova.
In alcuni stati voi dovete accollarvi ancora per qualche anno il far-
dello dell’istruzione ai negri. Crescendo la popolazione scolastica,
per la quale già non bastano le attrezzature esistenti, anche più
grande sarà la vostra responsabilità.
(…..) Nel diaciannovesimo secolo successive ondate di emigranti
di lingua e di costume straniero giunsero alle nostre rive. I nuovi
venuti si ammucchiarono nei casermoni urbani, e subirono umi-
lianti discriminazioni da parte degli americani già stanziati.
Di queste discriminazioni potrebbero parlarvi gli irlandesi di Bo-
ston. Ma questi gruppi di emigrati, e i loro figli, potevano accede-
re alle scuole.
E c’era inoltre una frontiera in avanzata verso Ovest, che consen-
tiva loro di andarsene, di farsi una vita nuova. Per i negri le cose
son state assai più difficili, anche perché non esiste più una fron-
tiera americana. Ma c’è pur sempre una terra sterminata e ine-
splorata, dietro le frontiere della conoscenza e dell’esperienza.
E c’è spazio abbondante per l’espressione nell’opera sociale, poli-
tica, professionale e industriale necessaria allo sviluppo del mon-
do.
Qui non esistono vecchi pregiudizi; la razza non conta; conta solo
il talento. Pericle disse che l’antica Atene doveva essere maestra
di tutta quanta la Grecia. Oggi l’America può essere maestra del
mondo. Ma gli educatori americani debbono agire con ampiezza
d’idee.
Se le scuole e le università negre si mettono alla testa dell’opera
di educazione degli alunni alle loro responsabilità generali, esse
avran dato un contributo possente alla forza dell’America; avran
contribuito a vincere le forze della miseria ed avvolgere verso la
libertà la lotta per la mente umana.
Giacché la nostra nazione ha bisogno di talenti nuovi, di nuove
idee, di nuovi cervelli, di nuove braccia, nessuna scuola può re-
spingere le proprie responsabilità, non può respingere nessun
giovane, nessuna ragazza capace.
Barriere assurde e antichi pregiudizi cadono presto, quando è in
gioco la sopravvivenza di un paese.
(John F. Kennedy, Strategia di pace)