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Il movimento evolutivo sarebbe cosa semplice, e non ci vorrebbe
molto a determinarne la direzione, se la vita descrivesse una
traiettoria unica, paragonabile a quella di una palla sparata da un
cannone.
Ma qui abbiamo a che fare con una granata, che è subito esplosa
in frammenti, i quali, essendo anch’essi esplosivi, sono a loro vol-
ta scoppiati in altri frammenti destinati a esplodere ancora, e così
via per moltissimo tempo.
Noi percepiamo solo ciò che ci è più vicino, i sommovimenti dis-
seminati di piccolissime esplosioni. Ed è da qui che dobbiamo
partire, per risalire, grado dopo grado, fino al movimento origina-
rio.
Quando la granata esplode, il suo frammentarsi si spiega sia per
la forza esplosiva della polvere che contiene, sia per la resistenza
del metallo. Lo stesso vale per il frammentarsi della vita in individui
e specie, che è dovuto, crediamo, a due serie di cause: la resisten-
za che la vita incontra da parte della materia grezza, e la forza e-
splosiva – dovuta a un instabile equilibrio di tendenze – che la vi-
ta porta in sé.
La resistenza della materia grezza è l’ostacolo che sin dall’inizio
è stato necessario superare. La vita sembra esserci riuscita a for-
za di umiltà, facendosi molto piccola e insinuante, scendendo a
compromessi con le forze fisiche e chimiche, accondiscendendo
addirittura a fare con esse un tratto di cammino, come l’ago dello
scambio quando assume per qualche istante la direzione della ro-
taia da cui vuole separarsi.
Non si può dire se i fenomeni osservati nelle forme elementari del-
la vita siano ancora fisici e chimici, oppure se siano già fenomeni
vitali. Fu così necessario che la vita entrasse nelle abitudini della
materia grezza per trascinare a poco a poco su un’altra strada la
materia magnetizzata.
Le forme animate che apparvero all’inizio furono, dunque, estre-
mamente semplici: piccole masse di protoplasma appena diffe-
renziato, paragonabili esteriormente alle amebe che conosciamo
oggi, ma con in più la formidabile spinta interiore che le avrebbe
innalzate sino alle forme superiori della vita.
E’ probabile che in virtù di questa spinta i primi organismi abbiano
tentato di ingrandirsi il più possibile: ma la materia organica ha un
limite di espansione che viene ben presto raggiunto.
Piuttosto che crescere al di là di un certo punto, essa si sdoppia.
Furono senz’altro necessari secoli di sforzi e prodigi di sottigliez-
za affinché la vita superasse questo nuovo ostacolo. Essa riuscì
a fare in modo che un numero sempre maggiore di elementi pron-
ti a sdoppiarsi restassero uniti.
(H. Bergson, L’evoluzione creatrice)
(Fotografie di: Johannes Stotter)