IL VILLAGGIO (4)

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i miei libri

 

 

 

 

Poiché voi siete i miei lettori, e io non sono mai

stato un gran viaggiatore, non vi parlerò di perso-

ne lontane mille miglia, ma di coloro che vi sono

vicini, come lo sono io. E poiché il tempo è poco,

tralascerò ogni cerimoniale e mi asterrò da ogni

sottigliezza. 

Pensiamo al modo in cui spendiamo le nostre vite. 

Questo mondo è il mondo del BUSINESS. 

Un affanno infinito!

Ogni notte il sussultare della locomotiva interrompe

i miei sogni.

Non c’è un giorno di riposo. 

Sarebbe meraviglioso vedere, anche solo per una vol-

ta, il genere umano intento a fare ciò che più gli piace.

Ma non c’è nient’altro che lavoro, lavoro, lavoro.

Non si può comprare tranquillamente un quaderno di

fogli per scriverci pensieri; ché ormai sono fatti solo per

tenerci i conti.

Un irlandese, vedendomi scrivere una minuta in mezzo

a un campo, era convinto che stessi calcolando il mio sa-

lario.

Se un uomo, da bambino, si fosse azzoppato a vita dopo

esser caduto da una finestra, o fosse stato terrorizzato da-

gli indiani fino a perdere la testa, sarebbe compianto solo 

per la sua capacità di dedicarsi agli affari!

Credo che non esista niente – neppure il crimine – maggior-

mente contrario alla poesia, alla filosofia e alla vita stessa

che questa incessante smania per il BUSINESS. 

Nei pressi della nostra città vive un grossolano e turbolento

adepto del ‘FAR DENARO’, che è in procinto di costruire un

muro di argine lungo il confine dei suoi prati. Le istituzioni

cittadine l’hanno convinto così a tenersi lontano dai guai, ed

egli – l’affarista – vuole che spenda tre settimane, io e lui, per

seguire gli scavi.

Il risultato sarà forse che egli guadagnerà un po’ di soldi da

accumulare e da lasciare ai suoi eredi, affinché possano 

spenderli in modo idiota. 

Se accettassi il lavoro, la gente mi considererebbe un uomo

industrioso e un gran lavoratore; ma se scegliessi di dedi-

carmi ad altri lavori, che offrono un reale e più concreto

profitto, anche se non in termini monetari, allora sarei vi-

sto come UN FANNULLONE.

Tuttavia, dato che per darmi una regola non ho bisogno del

controllo di un lavoro senza senso – e del resto non vedo nul-

la di encomiabile nell’impresa di quel conoscente, almeno

niente di meglio di quanto non veda nelle imprese del nostro 

o dell’altrui governo, per quanto divertenti si possano trovare

l’uno o l’altro – ebbene, io preferisco affinare la mia educazio-

ne a una SCUOLA DIVERSA.

Se un uomo passeggia nei boschi metà di ogni giornata – per

solo il piacere di farlo – corre il rischio di essere considerato

un fannullone; ma se spende l’intera giornata come UNO SPE-

CULATORE, tagliando quegli stessi alberi e spogliando la ter-

ra prima del tempo allora E’ CONSIDERATO UN CITTADINO

INDUSTRIOSO E INTRAPRENDENTE.

Come se una città non avesse altro interesse nelle proprie fore-

ste che quello di abbattarle (ed abbattere di conseguenza colui

che ne canta le virtù…).

(H.D. Thoreau, Uomini non sudditi)

 

 

 

 

 

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IL VILLAGGIO (4)ultima modifica: 2014-10-08T00:00:00+02:00da giuliano106
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