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Viaggi scientifici… (di fine ed inizio secolo) (9/1)
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In linea di principio, l’opera d’arte è sempre stata riproducibile…
Una cosa fatta dagli uomini ha sempre potuto essere rifatta dagli
uomini. Simili riproduzioni venivano realizzate dagli allievi per e-
sercitarsi nell’arte, dai maestri per diffondere le opere, infine da
terzi semplicemente avidi di guadagni.
La riproduzione tecnica dell’opera d’arte è invece qualcosa di
nuovo, che si afferma nella storia ad intermittenza, ad ondate
spesso lontane l’una dall’altra, e tuttavia con una crescente in-
tensità…
…Gli enormi mutamenti che la stampa, per esempio, in riferi-
mento alla riproducibilità tecnica della scrittura, ha suscitato
nella letteratura sono più che noti. Ma essi costituiscono sol-
tanto un caso, benché certo particolarmente importante, del
fenomeno che qui viene considerato sulla scala della storia
mondiale…
…Con la fotografia, nel processo della riproduzione figurativa,
la mano si vide per la prima volta scaricata delle più importan-
ti incombenze (e con esse anche le capacità intellettive annes-
se al vasto mondo della cultura e del sapere…) artistiche
(non mi dilungo nel processo ‘artistico-neuro-cognitivo’ che ciò
ha comportato in circa un secolo, giacché la tecnica ha semi-
nato eretto e mutato le capacità artistiche del singolo con tutta
una serie di simmetrici fenomeni ad essa riconducibili…), che
ormai venivano ad essere di spettanza dell’occhio che guarda-
va dentro l’obiettivo (ora siamo arrivati ad un processo Orwel-
liano ove non solo l’occhio ‘Polifemo’ scruta nell’obiettivo in
alchemico procedimento in Parabola riprodotto, ma anche, in
grado di sorpassare il fenomeno qui descritto sino ai parados-
si annessi al progresso ove il Formicaio con le formiche elettri-
che di replicanti nella loro espressiva inespressiva riproducibili-
tà possono vivere e comporre mondi virtuali per la gioia dei loro
costruttori….; e qui esuliamo dal fenomeno Internet, bensì ci
addentriamo in campi ove il progresso manifesto ed inteso
nello sviluppo della riproducibilità può creare tutti quei mondi cari
al futuro agognato… monolitico pensiero, araldo della Storia trop-
po spesso dimenticata, ma sempre e comunque sia anche ed
involontariamente celebrata così e per sempre partecipata).
…Poiché l’occhio è più rapido ad afferrare che non la mano a
disegnare (e questo enunciato è sì valido per vasti campi e pro-
spettive inerenti al sapere, e con questi, al fenomeno della cultu-
ra derivata…), il processo della riproduzione figurativa venne ac-
celerato al punto da essere in grado di star dietro all’eloquio.
L’operatore cinematografico nel suo ed altrui ‘cantuccio’, mano-
vrando la sua manovella (ed oggi simmetricamente, altri operatori
manovrando il proprio cellulare…,) riesce a fissare le immagini alla
stessa velocità con cui l’interprete parla… (la prospettiva figurativa
messa in scena a vasta scala è un ‘immenso’ teatro delle pure
apparenze ove la Verità ed il Sapere soffrono tormenti e patimenti
medesimi al Vincent detto…, ma con l’arte e la pazzia ad essa an-
nessa nulla hanno da condividere eccetto la tecnica aliena ad ogni
manifesto Intelletto – nella volontà del suo Pensiero e Dio capacità
e credo… – e con codeste false immagini dall’‘operatore manovrate’
il ‘malessere’ dell’arte detta… diletto per una diversa scienza…).
Se nella litografia era virtualmente contenuto il giornale illustrato,
nella fotografia (ed i suoi derivati…) si nasconde il ‘film sonoro’
(e talvolta e/o molto spesso, purtroppo il peggiore teatro…delle
apparenze). La riproduzione tecnica del suono venne affrontata
alla fine del secolo scorso.
Questi sforzi convergenti hanno prefigurato una situazione con
questa frase: ‘Come l’acqua, il gas o la corrente elettrica, entrano
grazie ad uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano, nelle no-
stre singole abitazioni, e con esse le anime albergate…, così que-
ste immagini e sequenze di suoni si impossessano delle nostre
mutate capacità, trasmutate, però, in siffatto alchemico procedi-
mento, e non lasciando nulla eccetto il ‘nulla’ della loro materiale
(talvolta e/o troppo spesso) inutilità… (giacché la loro utilità è
principio di quella riproducibilità fonte di industrioso meccanico
procedimento alle masse offerto…)’.
Verso il 1900, la riproduzione tecnica aveva raggiunto un livello,
che le permetteva, non soltanto di prendere come oggetto tutto
l’insieme delle opere d’arte tramandate e di modificarne profon-
damente gli effetti, ma anche di conquistarsi un posto autonomo
tra i vari procedimenti artistici…
Per lo studio di questo livello nulla è più istruttivo del modo in cui
le sue due diverse manifestazioni – la riproduzione dell’opera d’-
arte e l’arte cinematografica – hanno agito sull’arte nella sua for-
ma tradizionale…
…Per questo motivo andiamo ora a celebrare in tal Eretico ‘enun-
ciato’ e Tempo qui rimembrato la Memoria persa e con essa L’ARTE
della sofferta NATURA… smarrita, grazie per l’appunto, alla vastità
di codesta ‘riproducibilità’ detta elevata al massimo grado della sua
potenza ed economica scienza, riducendo la NATURA ad un vasto
terreno ove la morte trionfa…
L’IMPORTANZA DEL CAMMINO…
(tra desiderio e dolore)
Lo spazio della pittura di montagna è culturale e la pittura di montagna,
anche la più realista, è misura di trasgressione, di ‘trasgressione’ alla
‘natura’.
Anche lo spazio dello scrittore romantico delle Alpi è lo spazio ‘teatra-
lizzato del camminatore’ (ove, però, in questo caso il teatro detto è
giustificazione e musa dell’Anima in lui riflessa… ed espressa; in lui
è l’Anima-Mundi a proferire parola, e non certo la tecnica se pur ele-
vata di un inverso procedimento…), QUELLO DELLA MESSA IN
SCENA DI UN ITINERARIO, lo spazio del Wanderer, del Promeneur,
parole dal significato apparentemente identico, ma con una connota-
zione diversa, secondo la lingua o la cultura (e con questa la sua
onestà…) che la parola trasporta con sé.
Gli ARTISTI CAMMINANO VERSO LE VETTE DELL’ANIMA, un vettore
li guida: la poesia e la pittura…
Dipingere la condizione umana sorpassata dall’armonia divina o dalla
forza divina, le cui finalità sfuggono all’intelletto: ecco il credo di un arti-
sta per voi scelto…
Calame è il primo che ha sostituito gli olmi e le grandi querce degli olan-
desi con l’abete, a cui ha conferito un nuovo statuto pitturale. Bosco di
abeti, quasi monocromo, l’albero è, quindi, la tematica centrale per Ca-
lame e ha una fortissima carica simbolica.
All’epoca di Calame, Nicolas-Théodore de Saussure è stato uno degli
scopritori della fotosintesi, che dimostra la dipendenza totale dell’essere
umano di fronte al mondo vegetale. La botanica, specialmente a Ginevra,
con i Candolle, o i Boissier, era la scienza di punta e si erborizzava sull’-
illustre esempio di J. J. Rousseau.
L’uomo dell’epoca si identificava più facilmente di quanto possiamo farlo
noi ad un albero. Ammirava il pino cembro che resiste alle condizioni e-
streme del suo ambiente. Si affliggeva alla sorte nefasta di un giovane
pianta colpita dal fulmine o sradicata dal vento.
L’albero è il simbolo della vita, ed è parte a lui che dobbiamo la
nostra sopravvivenza sulla Terra. QUANDO L’ALBERO MUORE,
SIAMO NOI STESSI CHE MORIAMO….
(W. Benjamin, l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
tecnica & Le cattedrali della Terra)