Prosegue in:
Nella baia, per il resto della mattina, la nebbia
fitta e grezza che attardava la grande imbarca-
zione, e che lasciava intravedere solo le masse
di ghiaccio più vicine tra le quali si faceva lar-
go a forza di urti, era non meno il dato essenzia-
le.
Qualsiasi altra atmosfera, anche lievemente più
mite, sarebbe apparsa come una presa in giro de-
gli eventi nella piccola terribile Ellis Island primo
porto d’accoglienza, e primo collaudo della pazien-
za del milione circa di immigrati che ogni anno
bussano alla nostra porta principale.
Davanti a quella porta, che lì si apre per loro so-
lo tra cento pompe e cerimonie, cento stridori e
gemiti di chiave, essi sostano imploranti e in atte-
sa, schierati, inquadrati, divisi, suddivisi, selezio-
nati, setacciati, perquisiti, affumicati per periodi
più o meno lunghi: e, di nuovo, l’effetto di tutto
quello straordinario procedimento, di quel con-
vogliare le acque verso il mulino in modo scru-
polosamente ‘scientifico’, è di offrire all’osserva-
tore attento mille più cose da pensare di quante
non possa pretendere di riferirne in dettaglio.
Le impressioni su Ellis Island, insomma – il che,
mi sarei accorto strada facendo, sarebbe stato ve-
ro di tante altre delle mie delle mie impressioni –
sarebbero dovute confluire in un capitolo a sé: e
una pagina intera di riconoscenza avrebbe meri-
tato la generosa ospitalità con cui sua eccellenza
il commissario di questo splendido servizio, al
quale ero stato presentato, contribuì a rendere il
mio interesse, per tutto il dramma cui avrei assi-
stito, tanto intenso e indelebile…..