1446 DA FIRENZE A BRUGES: LA STRADA DELLA BANCA (6)

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Nebbie marine, umidi                                    Bruges.jpg

verdi di orti e sabbie;

nella piana in cui le

dune paglierine del

litorale nascondono

il Mare del Nord,

Bruges ha forma di

una mandorla,

circondata e solcata

da acque che si

muovono lente.

L’intreccio delle vie                                                      mercato.jpg

urbane interseca

quello dei canali

e sembra ignorare

ogni logica.

‘E’ una grande

raccolta di

mercanzie

e una grande

assemblea di

nazioni straniere’,

scrive Philippe

de Commynes,

‘e avviene che

vi si spediscano

più mercanzie

che in nessun                                             mercato2.jpg

altra città

d’Europa e

sarebbe danno

irreparabile se

fossa distrutta’.

In parte almeno,

la fortuna della

città furono una

conseguenza della

meccanica dei

fluidi, mare e vento. La Reye sboccava in un braccio di mare inoltrantesi in terra; Bruges,

che è sulle rive, era da sempre collegata al mare, ma nel 1134 una di quelle selvagge

tempeste del Mare del Nord, che la gente dei Paesi Bassi ben conosce, aveva scavato un

golfo, lo Zwin, fino a un miglio dalla città. Era stato attrezzato un avamposto, Damme,

collegato per un canale alla Reye e alla città. Quando lo Zwin cominciò a interrarsi il

punto di sbarco delle merci fu portato più avanti, a Sluis. Secondo i cronisti locali una

sola marea nel 1468 vide entrare 150 navi straniere, ma stava per cominciare il lungo

sonno della città, per la progressiva inutilizzabilità del porto, la concorrenza di

Anversa, lo spostamento delle vie di commercio.

Quando vi arrivò Gerozzo erano                                                         bruges2.jpg

ancora anni floridi. Vi erano in

città mercanti di 17 nazioni, si

riunivano a discutere dei loro

affari nella casa della famiglia

van der Beurs, la ‘borsa’ a due

passi dal Markt, accanto vi

erano le case dei mercanti

genovesi e di quelli fiorentini

– le prime galee italiane, erano

arrivate nel 1277, poi avevano

cominciato a far scalo regolare

le veneziane ‘galee di mercato’

– c’erano i magazzini degli

inglesi e dei tedeschi, delle

città della Hansa, a partire

dalla seconda metà del 300

erano comparsi spagnoli e

portoghesi.                                                                    prelato.jpg

Si trattavano stoffe

italiane o orientali,

metalli boemi e tedeschi,

lane e formaggi inglesi,

le immancabili spezie.

Non meno notevole era

il peso di Bruges come

centro bancario, di cui

Londra allora era soltanto

un satellite.

La congiuntura finanziaria

in cui Gerozzo doveva

immergersi a Bruges e

poi gestire da Londra era

caratterizzata dal deficit

strutturale della bilancia

commerciale dei

Paesi Bassi nei                                                

confronti di Firenze e delle altre città italiane; gli arazzi fiamminghi e le tele olandesi

non bastavano a equilibrare le importazioni  di allume, spezie, sete e altri prodotti di lusso

italiani. Il saldo era dato dalla lana; la lana fiamminga ‘che par seta’, come dirà il De

Beatis, ma soprattutto la lana inglese.

Gli inglesi d’altro canto, anche col credito di Bruges, tendevano a passare dall’esportazione

della materia prima a quella del prodotto finito con l’impianto di una manifattura tessile,

concorrenziale per gli italiani e per i fiamminghi. V’erano rischio, spazio, per profitti e,

probabilmente non percepita, la prospettiva di un avvenire fosco, quale poi si verificò.

La città era pittoresca, con un frequente rispecchiarsi di case nei canali, scavalcati

da ponti di pietra a dorso d’asino, fronde d’alberi di giardini che pendono sull’acqua.

Per salvaguardia dagli incendi da tempo erano prescritti i tetti di tegole; lungo le strade

principali si allineavano belle case patrizie dalle facciate strette e i frontoni scalinati.

I punti focali della città erano i Burg e il Markt. Il Burg era il luogo sacro in cui, sulla riva

della Reye, tra sabbie e paludi, i conti di Fiandra avevano costruito un castello, nel lontano

IX secolo. Ora si presentava come una piazza chiusa, con il palazzo di città e la basilica

del Santo Sangue, in cui era depositata la rarissima reliquia di ALCUNE GOCCE DEL

SANGUE DI GESU’ che nel XII secolo il patriarca di Gerusalemme aveva donato al conte

di Fiandra; fino al 300 il sangue compiva il miracolo di liquefarsi ogni venerdì.

Più o meno quello che avviene tutt’oggi a Napoli, con San Gennaro.

(L.Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)

il viaggio.jpg

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