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La pittura è una poesia che si vede e non si sente,
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
Adonque queste due poesie, o voi dire due pitture,
hanno scambiati li sensi, per li quali esse dovrebbono
penetrare allo intelletto.
Perché se l’una e l’altra – è pittura-, dee passare al senso comune
per il senso più nobile, cioè l’occhio; e se l’una e l’altra è poesia,
esse hanno a passare per il senso meno nobile, cioè l’udito.
Adonque daremo la pittura del sordo nato, e la poesia sarà
giudicata dal cieco nato, e se la pittura sarà figurata con li
movimenti appropriati alli accidenti delle figure che operano
in qualonque caso, sanza dubbio il sordo nato intenderà le
operazioni et intenzioni de li operatori, ma ‘l cieco nato non
intenderà mai cosa dimostri ‘l poeta, la qual faccia onore a essa
poesia; con ciò sia che delle nobili sue parti è il figurare li gesti
e li componimenti delle istorie, e li siti ornati e dilettevoli con le
trasparenti acque, per le quali si vede li verdeggianti fondi delli
suoi corsi, scherzare l’onde sopra prati e minute giare, con l’erbe,
che con lor si mischiano insieme con li sguiscianti, e simili discrezioni,
le quali si potrebbero così dire ad un sasso, come a un cieco nato,
perchè mai vide nissuna cosa di che si compone la bellezza del mondo,
cioè luce, tenebre, colore, corpo, figura, sito, remozione, propinquità,
moto e quiete; le quali sono dieci ornamenti della natura.
Ma il sordo avendo perso il senso meno nobile, ancora ch’egli abbia
insieme persa la loquela, perché mai udì parlare, mai potè imparare alcun
linguaggio, ma questo intenderà bene ogni accidente che sia nelli corpi
umani, meglio che un che parli e che abbia udito, e similmente cognoscerà
l’opere de’ pittori e quello che in esse si rappresenti, et a chi tali
figure sieno propriate.
( Leonardo da Vinci, Libro di Pittura, Giunti )