ILLUSTRI ANTENATI (show business & commerci…) (20)

(Da un articolo: Italia indignata per il David….

la Fin-Meccanica replica: li aggiustiamo noi….)

 

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Prosegue in:

I fucili della guerra  (21)  &

Divergenze di opinioni

Foto del blog:

Saldi di fine stagione  (1)  &  (2) &

David armato  (1)  &  (2)

 

 

Un primo passo ‘storico’

dedicato alla memoria di

JFK, di Bobby…..

… e alla civiltà…..

 

armi convenzionali firmato trattato…(?????)….

 

 

illustri antenati

 

 

  

 

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Verso la metà degli anni trenta dell’Ottocento, una

categoria sconosciuta di uomini bianchi portò nuo-

vi prodotti commerciali e nuove opportunità.

La gente di Victorio volle a tutti i costi ricavarne un

vantaggio. Benjamin Davis Wilson fu il perfetto rap-

presentante di questi americani.

 

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Inizialmente ottenne una licenza dal governo messi-

cano per cacciare i castori, ma scoprì presto che il

commercio era più redditizio delle pellicce.

Dopo il 1821 i bianchi avevano iniziato a migrare ver-

so il Texas e, come le haciendas già presenti e le comu-

nità minerarie nel nord del Messico, le fattorie e i ran-

ch di nuovo insediamento avevano bisogno di bestia-

me e di manodopera.

 

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Wilson capì anche che gli Apache e i Comanche vole-

vano fucili e munizioni di fabbricazione americana.

E così iniziarono gli scambi.

Quando, per esempio, il governo di Sonora si impegnò

per cercare di impedire che il traffico dei contrabban-

dieri d’armi americani prendesse piede, gli Indiani

continuaro a fare razzie nel Sonora ma liberandosi del-

le merci saccheggiate nel Chihuahua o nel New Mexico.

 

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Questo commercio in espansione fece emergere la ten-

denza dei leader apache di negoziare parziali trattati

di pace con città, haciendas o persone.

Non che gli Indiani riuscissero a comprendere il concet-

to di realtà politiche più ampie, come a volte è stato so-

stenuto.

Questi trattati erano utili soprattutto come accordi com-

merciali che gli Apache rispettavano per il tempo suffi-

ciente a piazzare il loro bottino e che poi rompevano

quando qualcuno offriva loro condizioni migliori.

 

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I messicani lo capirono, gli americani no.

Un trattato firmato il 29 agosto 1832 da 29 uomini tra

capi apache e rappresentanti del Chihuahua evitava ac-

curatamente qualsiasi menzione al Sonora. Come previ-

sto, i funzionari chiusero un occhio quando i fratelli Com-

pà depredarono dei beni nel Sonora che poi distribuirono

a comprartori in attesa nel Chihuahua o a nord del Rio

grande.

Certa merce arrivò in territorio americano addirittura

attraverso Fort Bent, nel Colorado sud-orientale. Nel pe-

riodo in cui Victorio era immerso nel suo addestramento

di dihoke, aveva già visto spesso i gruppi di guerrieri chi-

henne radunarsi per preparare un saccheggio a cantare

prima di tutto per ore al ritmo dell’esadedene, il tamburo,

fino a ricoprirne il suono martellante con le loro voci.

 

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E’ molto probabile che almeno una delle missioni da no-

vizio di Victorio lo abbia portato nel Sonora a fare una

razzia e a scambiare i beni rubati per ritornare con armi,

pezze di cotone o tessuti di lana, coltelli d’acciaio, vasel-

lame metallico e molti altri prodotti americani ben realiz-

zati.

A culmine di questi traffici, il governo del Sonora ripristi-

nò una nuova versione della scellerata politica della taglia

sulle orecchie istituita alla fine del secolo XVIII.

 

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Nell’estate del 1835, i funzionari statali stanziarono circa

4.000 pesos per raccogliere tutti gli scalpi che i cacciatori

di taglie riuscissero a consegnare.

Non fu, comunque, una politica che entusiasmò tutti.

Un anno più tardi, le autorità rovesciarono la loro retori-

ca di sterminio, annullarono le taglie e, nello sforzo di ve-

nire incontro anziché sopprimere gli Indiani, aprirono

delle trattative di pace a Fronteras.

I saccheggi si spostarono nel Chihuahua e, nel settembre

1836, fu quindi questo stato a mettere delle taglie sugli

scalpi indiani.

 

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Queste politiche nascevano in risposta a un governo federa-

le che non poteva sprecare truppe o stanziamenti di alcun

genere per stroncare il commercio illegale e per proteggere

i coloni ai margini settentrionali del suo territorio.

Le taglie sugli scalpi perdurarono in tutto il Messico del

nord fino al 1891, soprattutto nel Chihuahua ma anche nel

Durango e nel Sonora. Fu con queste politiche vigenti che

nel 1880 la commissione preposta da Chihuahua avrebbe

pagato 2.000 pesos per lo scalpo di Victorio e 15.000 pesos

per quelli di 61 guerrieri che erano con lui a Tre Castillos.

 

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Nel corso del tempo, ovviamente, le taglie sugli scalpi gene-

rarono un odio fortissimo nei popoli indiani del Sudovest.

Se questo non ridimensinò i traffici illegali, provocò però

atti di estrema crudeltà da entrambe le parti per il resto

del secolo XIX.

Le gesta di John James Johnson, del Kentucky, illustrano

bene la ferocia che quella politica incoraggiò. Johnson,

come Benjamin Wilson, arrivò in Messico cercando for-

tuna nel settore delle pellicce.

 

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Come richiesto, si dichiarò cittadino del Sonora, teorica-

mente si convertì al cattolicesimo e partì per arricchirsi.

Come Wilson, si accorse rapidamente che il commercio

era molto più redditizio. Due dei suoi soci commerciali

preferiti erano capi nednhi, Juan Diego e Juan José Com-

pà, che avevano molti contatti con i Chihenne.

Insieme a Johnson, nel 1837, viaggiavano due americani,

James, o Santiago, Kirker e Charles ‘il re’ Woosley, nomi

che più tardi diventeranno sinonimi di cacciatori di scal-

pi.

Il 20 aprile 1837, Johnson si mise in contatto per la prima

volta con i fratelli Compà, che si trovavano accampati vi-

cino alle miniere di rame, probabilmente insieme a Man-

gas Coloradas.

 

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Come era consueto, le due parti si riunirono e mercanteg-

giarono per parecchi giorni. Né Juan né Juan Diego aveva-

no alcuna ragione per dubitare di quegli americani più del

solito.

Scambiarono il loro bestiame e i loro prigionieri con coltel-

li e altri strumenti, ma era la riserva di fucili americani che

i due fratelli volevano davvero e che li spinse a continuare

i traffici……

 

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Un uomo che Victorio arrivò a odiare fu James Kirker, un

altro cacciatore convertito al commercio.

Nel 1821, Kirker lavorava per McKnight & Brady, la più

fiorente attività di commercio di Saint Louis. Quella pri-

mavera, Kirker e John McKnight ammassarono nei loro

carri i prodotti da smerciare e partirono per il territorio

del New Mexico nella speranza di poter approfittare del-

l’indipendenza del Messico e della prolungata penuria

di beni tra gli abitanti di Santa Fe.

Lungo il cammino, i Comanche intercettarono i carri e

saccheggiarono gran parte della mercanzia e, più avanti,

i soldati messicani li fermarono e li minacciarono di im-

prigionarli.

 

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Kirker e McKnight errarono fino a Santa Fe con i pochi

beni rimasti. Erano il terzo gruppo di venditori america-

ni che arrivava e se fossero riusciti a raggiungere la città

con la merce intatta avrebbero fatto una fortuna.

Kirker intuì comunque le potenzialità del territorio mes-

sicano. Lasciò Saint Louis nel 1822 e andò all’Ovest, man-

tenendo però forti legami con il Missouri.

Avendo ottenuto dal nuovo governo messicano il permes-

so di cacciare i castori, usò le carovane che entravano e 

uscivano da quel territorio per portare le sue pellicce a

Saint Louis.

 

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Intanto iniziò a scavare attorno a Santa Rita e dal 1828

usò il rame anche come merce di scambio per procurarsi

materiali per l’estrazione. Poi acquistò una tenuta vicino

 a Santa Rita e nel 1834 ne fece il suo quartiere generale

per trafficare illecitamente con gli Apache e i Comanche.

Offriva pistole, polvere da sparo e munizioni in scambio

di cavalli e muli rubati che poi rivendeva alle carovane

dirette a sud, in Messico, o a nord, verso Santa Fe.

Dopo il 1849, i convogli sarebbero andati anche in Cali-

fornia e quasi tutti con un disperato bisogno di bestiame.

(K. P. Chamberlain, Victorio)

 

 

 

 

 

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