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Dentro la vasca Jessup, nudo e bianco, galleggiava immobile, osservando il
buio divenire sempre più scuro.
Il respiro gli si faceva più leggero e anche più rumoroso sinché non fu una
forma tangibile, un’amplificazione senza fine di se stesso, sinché l’intero spazio
non sembrò fatto di respiro; poi, improvvisamente, l’impatto dell’assoluto silenzio.
Tenue, un’imagine penetrò l’oscurità: un promontorio di basalto.
Altra immagine: un mare nero che lento si ritraeva, affondando, svuotandosi.
Di nuovo il nero silenzio.
Un’altra fuggevole immagine: una pianura spoglia e ondulata, tutta pietrisco.
Di nuovo il mare e la sensazione, ora, di caderci dentro.
Poi ancora denso e nero silenzio.
Nella sala di osservazione Rosenberg leggeva e Parrish sedeva su una seggiola
pieghevole di legno, gli strumenti del mestiere che gli facevano capolino dalle
tasche: uno stetoscopio, un oftalmoscopio, stilografiche, lampadine a penna.
Alle 16,47 la voce di Jessup li fece sobbalzare entrambi.
– Okay, intonò.
Rosenberg mormorò nel registratore:- Inizio alle 16 e 47.
Notò che il nastro era pressoché finito e ne predispose uno nuovo.
– Ora che succede? sussurrò Parrish.
Rosenberg stava per rispondergli quando giunse la voce di Jessup.
Cantilenava stranamente.
– Molte immagini slegate ma precise.
Scarafaggi, larve, mosconi, uccelli in volo con becchi dentati, colombi,
oche, avvoltoi, berte, sule. Un uccello che non vola, somiglia allo struzzo
però alto più di tre metri, una talpa col marsupio, un tasso grande come un
orso.
E’ evidente che mi trovo in una situazione tempo-spazio-primordiale.
Ora riesco a vedere il terreno, incredibile, sempreverdi tropicali a foglia larga,
palme, banani, giuggioli, carici, gramigne…è…è incredibile, meraviglioso, un altopiano
o una pianura, prateria, savana, ora vedo tutto con chiarezza, è reale, non è un’
allucinazione, mi sento vivo e parte di quello che sto vedendo…ci sono boschi
laggiù a un paio di chilometri, dietro ad alture che pare stiano fumando, alture
appena nate, cenozoiche, dell’ultimo terziario, mi trovo in una zona sul limitare,
tranquillità assoluta però viva, c’è vita sugli alberi, vita tra l’erba, un paradiso,
il paradiso terrestre, mio Dio!
La nascita dell’uomo! Ecco cos’è! La nascita dell’uomo!
Non può essere altrimenti.
Dio! Eccolo!
Un essere protoumano!
La prima, l’originaria forma di vita!
E’ piccolo! Poco più di un metro! Lo scorgo a malapena che spunta tra l’erba.
E’ coperto di pelliccia, simile a uno scimpanzè però sta eretto, non cammina sulle
nocche, ha braccia più brevi e si muove con grazia – ecco ne vedo due, tre!
Hanno gambe corte e piedi malformati, ancora scimmieschi, non arcuati, si muovono
nell’erba alta, piccole creature umanoidi impellicciate, nelle mani tengono un sasso
(un telefonino), una sorta di roccia basaltica, un frammento di lava, stanno cacciando
….ma certo!
E’ una caccia, stanno dando la caccia a qualcosa…..sono io!
E’ a me che danno la caccia!
Bello! Bello! Sto correndo tra l’erba!
Cerco di raggiungere gli alberi! Ora li ho a fianco!
( P. Chayefsky, Stati di allucinazione)