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Il problema della costruzione del consenso democratico si
presenta in forma particolarmente acuta quando la politica
dello stato è indifendibile, e si aggrava al crescere dell’im-
portanza delle questioni trattate.
Non c’è alcun dubbio sulla gravità del problema del Medio
Oriente, e in particolare del conflitto arabo-israeliano, giudi-
cato comunemente e a buon diritto una polveriera pericolo-
sissima, in grado di scatenare una guerra nucleare nel caso
in cui dal livello regionale il conflitto arrivasse a coinvolgere
le super-potenze: una prospettiva alla quale in passato ci sia-
mo avvicinati troppo per poter restare tranquilli.
La politica statunitense ha inoltre contribuito materialmente a
mantenere una situazione di conflitto militare e si basa su pre-
supposti implicitamente razzisti che, se fossero dichiarati aper-
tamente, sarebbero ritenuti inaccettabili.
Esiste per di più una profonda divergenza fra l’atteggiamento
della popolazione, che di solito nei sondaggi si dichiara favore-
vole a uno stato palestinese, e la politica del governo, che nega
esplicitamente questa possibilità, ma tale divergenza non assu-
me grande rilievo, finché gli strati politicamente attivi e istruiti
della popolazione mantengono la disciplina.
Per garantirsi questo risultato occorre condurre quella che
gli storici americani definirono ‘manipolazione della storia’
quando durante la Prima guerra mondiale, si misero a libro
paga dell’amministrazione Wilson, conducendo una delle
prime esercitazioni organizzate di produzione del consen-
so.
Un risultato analogo si può ottenere in vari modi.
Uno dei metodi consiste nel mettere a punto una forma adeguata
di Neolingua, i cui termini fondamentali hanno un senso tecnico
distinto dal loro significato normale.
Consideriamo per esempio l’espressione ‘processo di pace’.
Nel suo significato tecnico utilizzato generalmente dai mass-me-
dia e dagli studiosi statunitensi, si riferisce alle proposte di pace
avanzate dal governo degli Stati Uniti.
Chi pensa nel modo giusto spera che la Giordania si unisca al
processo di pace, cioè che accetti le impostazioni statunitensi.
Il grande interrogativo è se l’ OLP accetterà di unirsi a quello
stesso processo di pace, o se può essere ammessa alla cerimo-
nia.
Il titolo di un’analisi pubblicata da Bernard Gwertzman sul
‘New York Times’ recita: “I palestinesi sono pronti a volere la
pace?”.
Nel senso usuale della parola ‘pace’, la risposta naturalmente
è sì.
Tutti vogliono la pace, dal loro punto di vista: Hitler, per esem-
pio, voleva sicuramente la pace nel 39, dal suo punto di vista.
Nel sistema di controllo del pensiero, però, la domanda signifi-
ca un’altra cosa: “I palestinesi sono disposti ad accettare le condi-
zioni di pace statunitensi?”.
Tali condizioni, tra le altre cose, negano loro il diritto all’auto-
determinazione nazionale, ma riufiutando questa conseguenza
i palestinesi dimostrano di non voler la pace, in senso tecnico….
Anche i termini ‘terrorismo’ e ‘rappresaglia’ hanno un significato
particolare all’interno del sistema di propaganda.
Per ‘terrorismo’ si intendono gli atti di violenza compiuti da va-
ri pirati, specialmente arabi.
Gli atti terroristici compiuti dall’imperatore e dai suoi protetti
sono detti invece ‘rappresaglie’ o magari ‘attacchi preventivi le-
gittimi per combattere il terrorismo’, prescindendo tranquilla-
mente dai fatti.
Anche la parola ‘ostaggio’ ha un sigificato tecnico orwelliano
nell’ambito del sistema dottrinario dominante.
Nel senso letterale della parola, il popolo del Nicaragua è attual-
mente ostaggio di una grande operazione terroristica diretta dal-
le centrali del terrorismo internazionale di Washington e Miami.
Lo scopo di questa campagna terroristica è indurre il governo
del Nicaragua a cambiare politica, e soprattutto a porre fine a
programmi che destinano le risorse alla maggioranza povera e
a ritornare alle politiche ‘moderate’ e ‘democratiche’ che favori-
scono gli interessi delle aziende statunitensi e delle loro filiali
locali.
Si può dimostrare chiaramente come questa sia la ragione princi-
pale della guerra terrorista condotta dagli Stati Uniti contro il Ni-
caragua; questo punto non viene confutato, ma semplicemente e-
scluso.
Si tratta di un caso di terrorismo particolarmente sadico, non so-
lo per l’ampiezza e gli scopi, ma anche per i mezzi impiegati, che
vanno ben al di là delle comuni azioni dei terroristi ‘al dettaglio’,
le cui imprese hanno suscitato tanto orrore negli ambienti civili:
Leon Klinghoffer e Natasha Simpson furono uccisi dai terroristi,
ma prima non furono sottoposti a torture feroci, a mutilazioni,
a stupri e alle altre pratiche che vengono adottate dai terroristi
addestrati e appoggiati dagli Stati Uniti e dai loro protetti, co-
me dimostra ampiamente la documentazione in genere igno-
rata.
La politica statunitense consiste nel far sì che gli attacchi ter-
roristici continuino fino alla resa del rovesciamento del gover-
no, mentre i servi dell’imperatore pronunciano parole tranquil-
lizzanti sulla democrazia e i diritti umani.
Nell’uso tecnico prevalente, i termini ‘terrorismo’ e ‘ostaggio’
sono utilizzati solo per certe categorie di atti terroristici, ov-
vero quelli compiuti dai pirati ai danni di coloro che conside-
rano il terrorismo e la cattura di ostaggi su larga scala come
una propria prerogativa.
In Medio Oriente i bombardamenti indiscriminati, la pirateria, la
cattura di ostaggi, gli attacchi ai villaggi indifesi e altri atti analo-
ghi non rientrano nel concetto di terrorismo, come è inteso
nel sistema dottrinario, se sono compiuti da Washington o
dal suo protetto israeliano.
(N. Chomsky, Pirati & Imperatori)