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Attenti (però) ai ciarlatani &
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….Si sono viste in diversi tempi varie sorti di persone dotte e
scienziate lasciato la propria patria, e abbandonato i parenti,
andar girando e discorrendo per diversi paesi, città e provin-
ce del mondo per veder con propri occhi nuove genti, abiti s-
trani, vari riti, barbari costumi e sentir diverse lingue; per im-
parar a proprie spese, con incomodi, fatiche e vigilie, non sen-
za lor grande utilità, il bene e onesto vivere; a fuggir gli errori,
apprender le virtù e buoni costumi levando le rose dalle spine,
il miele dal favo e il prezioso vino dalla feccia de’ comuni er-
rori.
Così io, ma più diversamente, avendo per diversi affari girato
il mondo; visto e considerato, fra gli altri la natura, arte e co-
stumi di quelli che noi chiamiamo bianti, ovver pitocchi e va-
gabondi, con i quali poco vale la speculativa, essendo in loro
maggiore la pratica, mi son posto per diporto ne’ gran caldi
dell’estate di quest’anno a scriver di loro (e loro con i mezzi
adeguati ai ‘loro’ più svariati nomi, ad ascoltar …di me…).
Innumerabili le finissime arti e malizie, con le quali vanno
ingannando i semplici e intrappolando le ignoranti persone….
qual ‘IO CHE SO DI NON SAPERE….SO MOLTO PIU’ DI
LORO….’ (CIRCA LO LORO PRECISO MESTIERE…).
DEGLI ASCIONI:
Ascione, cioè senza senso; fingonsi questi pazzi e sciocchi e
talor sordi e alle volte muti. Niente chiedono, ma mandando
fuori inarticolate voci (talvolta per proprio conto …altre vol-
te ad accomandita semplice…ed incaricata…), con bocca stor-
ta e occhi biechi, stendendo le mani co’ gesti mostrano che vo-
gliono elemosine (par poi che le suddette vengano mutate al
banco più vicino del paese di confino…), e con le mani raccol-
gono quel che gli è dato (per far lo loro mestiere nell’alto pul-
pito del palazzo, che non non è una rima, ma la chiamano so-
lo …politica…).
Scagnozza Cerreto, già molto tempo, preso un suo vicino po-
verello assai goffo e semplice (rinchiuso in una cantina buia
peggio della pece….al piano ritorto di un vecchio palazzotto…),
avendoli prima chiuso gli occhi con pece greca posta in polve-
re nelle palpebre di quello (che povero me più nulla vede…ma
solo passi e rumori distorti…), lo conduceva alla guidonaria per
il mondo cercando elemosine; asserendo che quello (che) egli
guidava era cieco, sordo e muto (..e tante volte pure offeso), pri-
vo di giudizio e d’intelletto.
Pervenendo un giorno alle Ville di Sassoferrato chiedendo ele-
mosine all’uscio d’una casa ove si facevano le nozze, Scagnoz-
za al suo solito facendo la cantilena del cieco, sordo, muto e sen-
za discorso, convennero a quella molte donne del luogo, quali l’-
interrogorno delle condizioni del povero cieco e come fosse stato
privo di tanti beni della natura, e se veramente era nato cieco, o
pure si fosse acciecato per disgrazia.
Mentre Scagnozza rispondeva e affermava che era nato cieco e
privo d’intelletto, nonché di tutti li sensi, eccetto del tatto, con
mille altre bugie, dall’altra parte il cieco fu interrogato da altre
donne delle sue condizioni: il qual poco avvertendo e non tenen-
do a mente gli ammaestramenti del compagno (……), gli usciro-
no di bocca queste parole:” Io ben vedrei, se non avessi gli occhi
chiusi con la pece (solo ubbidire dovrei…per li futuri esami miei)”.
In quell’istante Scagnozza si volse, e vedendo il suo compagno
parlare e confessar la truffa, conoscendosi scoperta, senza indu-
giare si partì (tutti al mare…..), per non aspettare dagli uomini e
dalle donne il premio delle furberie; e conducendo seco il compa-
gno (o la compagna….per Scagnozza nulla cambia) ad un gran
precipizio, ovvero profonda fossa , quivi solo lo lasciò, acciocché
da se stesso si precipitasse in pena del rivelato segreto, sì come
successe….
(Rafaele Frianoro, Il vagabondo 1640, da Il libro dei vagabondi,