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La sera del lunedì successivo, alle otto precise, arrivai al 198 di
Whitehall Street (…Place, io vi arrivai prima di questo post, alle
otto di questa mattina, su una piazza del tutto simile, e all’ap-
parenza normale dopo i tumulti di una notte …da KKK appun-
to.
Ma in un ambiente del tutto uguale, cioè dal sapore e odore
non troppo dissimile da quello che provo qui ad accennare in
questo breve post.)
Che i miei zelanti Kavalieri del KKK (e non), non si offendano di queste
parole a loro dedicate, per l’attenzione a loro riposta, ricordando loro,
anzi raccomandando loro, dopo aver descritto le prassi d’iscrizione,
quale ruolo, pur l’apparenza, a lor conviene.
Che i zelanti progressisti e valenti fotografi non si offendano
per questo umile consiglio, dopo una notte da KKK, convien loro,
dopo il servizio offerto, una celere adesione.
Non si offendano le forze dell’ordine, e zelanti graduati e segreti
ciarlatani, che abdicano il dovere al mattino, il lavoro di preven-
zione che dovrebbero svolgere in ogni ora della giornata e della
notte.
Costringendo interi quartieri a notti da KKK, oggi come ieri.
E non parlo solo del bianco cavaliere!
Non si offenda il Klan dal rito scozzese o meno, il loro ruolo è già
scritto nel libro, io qui ne traccio breve memoria, cara ai roghi
della storia
Non si offenda il bottegaio, se preferisce il giovane ragazzino mal-
istruito, con l’urlo e il motorino, se al libro preferisce, il gioco del
giovane aguzzino.
Non si offendano neppure gli zelanti protettori, che fan del loro
rito del giorno e del mattino, il gran quattrino del becchino che
si chiama aguzzino.
Non si offendano i ben-pensanti, quelli che la sera chiudono be-
ne le imposte, ed al mattino ciarlano per una cacata fuori le loro
porte.
Non si offenda la scopetta del mattino, che ben lucida lo zerbino,
se la notte urla il grido forte del Klan e tutta la sua corte, lei li
voterà di sicuro,…. in nome del Dio quattrino.
Non si offendano i medici dei pazzi, se anche noi urliamo fuori
dalle loro porte, perché i camici di quel Klan ha lo stesso loro
colore, allor preferiam esser pazzi e mai loro pazienti, che affi-
liati e vivere vestiti come deficienti.
Quel colore, solo a loro si addice, noi poveri eretici, urliamo
come sempre contro gli stenti dei nostri umili patimenti, sen-
za neppur esser negri.
Non si offendano dunque i religiosi, accompagnati dai penni-
vendoli, se il post o libro non è piaciuto, c’è sempre il Klan che
urla il disappunto venduto ad un fanciullo arguto.
Loro son solo bravi ed onesti Kavalieri, accompagnati da fidi
scudieri, che poi sian anche progressisti, o inquisitori, l’abito
li unisce nell’urlo saputo.
Non v’è gran differenza nella casta, loro grande sostanza,
lor non nominano le storie per ingannar la gente, perché noi
sappiamo per il vero il loro antico mestiere!
Se poi son dentro anche nei tribunali, quali alti e protetti ma-
gistrati, Dio ci protegga da li inganni di codesti ciarlatani,
perché hanno sbagliato mestiere: l’innocente non va contro la
legge, ma spesso chi la legge si intende, trae vantaggio dal
proprio et (non) umile mestiere.
E noi speriam che non sia quello l’antico dovere che più si
addice ad un giovane coglione con la divisa pulita a dovere….
E al posto del cappello uno strano cappuccio, così han cattu-
rato il vero et antico cappuccino; l’eretico ed il negro, dell’-
intera storia qui narrata,….che il loro Dio non ce ne voglia
in questa bella giornata, dopo una nottata dedicata ai KKK
della strada…..
Se poi voglion conoscere i motivi di questa strofa, si accomo-
dino pure che a loro sarà servita la verità dell’intiera rima,
sempre che non l’abbian già rubata,…è questa la sostanza
della loro onesta panza….
Noi siam fiduciosi della nostra umile creanza, e quando sarà
l’ora, mentre loro s’affannano sulla (antica) storia, noi pub-
blicheremo l’intera rima…con il nostro bel nome, sperando
che qualcuno non si senta come quel tale, che non nomino per
lo vero nome, ma gridava: ‘son io e solo, il vero Napoleone,
tutti gli altri non son nessuno, perché io son il medico e tutti
gli altri han taciuto….,chiamandalo per nome.
Salutiamo a te il solo e vero Imperatore’.
E che Dio ci benedica, perché mai nominammo il suo nome!
Lui con il mio si sente un Dio. Povero Dio sei morto due vol-
te, e certo non per mano mia che conosco il tuo pensiero e
mai l’ho offeso…in questa lunga litania, e che Dio ci benedica!
Una grossa baracca di legno dove la Kavern n. 1 teneva abitualmente
le sue riunioni.
C’erano sulla porta una mezza dozzina di persone.
‘Cerco degli Americani mancini’ dissi avvicinandomi e tenendo la
mano sinistra.
‘Allora il posto è questo’ mi rispose un grosso uomo che stava di
guardia all’ingresso e che riconobbi subito, era il Falco Notturno.
‘Sali pure’.
Mi arrampicai sulla scala e arrivai in un’ampia stanza dove c’erano
una cinquantina di persone. In fondo alla camera una porta chiusa,
e dopo pochi minuti comparve di nuovo il Falco Notturno.
‘Klansmen’, disse.
‘Venite qui che vi insegno la Regola della Kaverna’.
Si mise a sedere al centro della stanza e noi ci radunammo intorno
a lui.
‘Per prima cosa’, continuò ‘ora che siete diventati cittadini dell’Invi-
sibile Impero, dovete imparare il nostro linguaggio. In genere la ter-
minologia del Klan deriva dalla sostituzione della lettera ‘c’ con la
lettera ‘k’. Per esempio, noi non diciamo caverna, ma Kaverna.
Avete capito?’.
(Allora da domani tutte le lettere vengano immediatamente
soppresse e sostituite…)
Assentimmo tutti in coro (e tutti rimanemmo in un silenzio
compassionevole) e subito Falco Notturno ricominciò a parlare.
Il nostro nome deriva dalla parola greca ‘kuklos’ che significa
circolo (in effetti girano costantemente in circolo, come sono so-
lito fare i deficienti ed i malati psichici, non nominando gli osses-
sivi e gli idioti; che poi si intendano anche di filosofia conservia-
mo seri ed onesti dubbi….).
Nel periodo successivo alla Guerra Civile, le prime società segre-
te vennero chiamate ‘Circoli Bianchi’ e solo nel 1865, nel Tennes-
see, venne fondato il Klan dal generale Forrest che ne fu il primo
affiliato (non so se prima o dopo il vescovo; comunque non vi
fate meschine illusioni, se pensiate che lo stato del Tennesse
disti troppi chilometri da Roma. Vi invito a verificare, da quello
che risulta taluni nella antica capitale pagherebbero ben più
dei 3 $ previsti per la modesta iscrizione. Nella differenza che
lì non è il negro, povero disgraziato, il problema, ma la delin-
quenza di opposte bande per il controllo dei cartelli della dro-
ga…).
‘E la parola Klan da che cosa deriva?’, domandai io.
‘Dai clan scozzesi’, replicò Falco Notturno.
”Questi usavano mandare in giro dei cavalieri con croci illumi-
nate per invitare alla guerra i loro membri’.
Ma soprattutto, colmo della beffa, inneggiano anche alla libertà
di parola, prima e dopo il rito della storia….
(continua….)
(F. Nencini, Storia del KKK)