(Dio sono caduto sulla terra) E LA MIA ANIMA (in essa vaga)

Precedente capitolo:

Dio sono caduto sulla terra

Prosegue in:

in essa vaga

Foto del blog:

e la mia anima

in essa vaga &

prostitute &

bibbie

Da:

i miei libri


 

e la mia anima







(Da…. Dio sono caduto sulla terra)

E’ inutile discutere se questo stato sia possibile nella realtà

oppure se abbiamo a che fare solo con un effetto fantasio-

so della derealizzazione.

E’ suffciente che noi constatiamo questo fatto, che in un

grade pericolo di morte può intervenire un’esperienza di

separazione tra corpo e spirito. Con ciò abbiamo osservato

i fatti della seconda e della terza fase di caduta.

Ora interessano ancora gli avvenimenti durante lo stato

di incoscienza e dopo, il risveglio.

Singolare è il fatto che la negazione della realtà, la quale do-

po il riconoscimento della morte aveva riempito quasi tutto

il nostro essere spirituale, continui dopo il risveglio.

 

e la mia anima


Solo molto, molto lentamente si fa strada la lucidità.

Questa negazione della realtà però non è spiegabile alla stes-

sa maniera in cui la si spiega quando interviene subito dopo

l’inizio della caduta. Lì deriva da un riconoscimento della

reale situazione, qui invece sono convinto che si tratti di un

‘non voler riconoscere’, di un far resistenza nel senso che ne

dà la psicoanalisi.

Alcune ore dopo il mio incidente dovetti salire la stessa pa-

rete di ghiaccio e lo feci con grande calma e sicurezza, ma

anche in modo più sognante di quanto avrei fatto se aves-

si preso piena coscienza della realtà.

 

e la mia anima


Sarebbe più comprensibile se l’uomo secondo il famoso det-

to ‘il bimbo scottato evita il fuoco’, non intraprendesse di

nuovo un’azione che l’ha appena portato a cadere.

Spesso succede anche che chi è reduce da una caduta a lie-

to fine viene colto da uno spavento tale che gli impedisce

qualsiasi azione.

Questo spavento però è solo l’esplosione emotiva che fi-

no a quel momento era stata impossibile. Naturalmente è

tutt’altra cosa quando chi è atterrato felicemente riconosce

a posteriori il pericolo nel quale si era trovato, in un certo

senso lo rivive e di conseguenza viene assalito da spaven-

to e terrore.

Egli si trova nel ruolo dello spettatore.

 

e la mia anima


In che entità sia disturbata la vita sensoriale e in particola-

re quanto venga soverchiata dalla vita emotiva si dimostra

col fatto che i dolori sono percepiti lentamente e molto più

tardi. Nella maggior parte dei casi i dolori intervengono,

cioè penetrano nella coscienza, nel momento in cui il primo

grosso pericolo si è allontanato, quando lo spavento è supe-

rato, quando gli stimoli travolgenti del mondo esterno si so-

no esauriti.

Una forma di questa deviazione, che ha anche la funzione

di annullare residui di tensioni rimaste nel corpo, è il riso…..


‘A quel punto mi successe qualcosa di molto particolare:

dovetti improvvisamente ridere sonoramente, ridere e ride-

re….ancora. Il riso contagiò anche il mio amico….’

(Prosegue… in essa vaga)


(R. Messner, Il limite della vita)





 

e la mia anima


SULLE ORME DEL PAYER (2)

Una notizia:

Sei alpinisti morti…… sul Gran Zebrù……

Precedente capitolo:

con Pietro Autier sulle orme del Payer

Prosegue in:

sulle orme del Payer (3) 

Foto del blog:

sulle orme

del Payer 

Da:

i miei libri

 

 

sulle orme di payer

 

 

 

 

 

 

(Dal diario di Payer)

La battaglia di Custoza, per la quale gli italiani avevano

scelto l’anniversario di Solferino annientò in un sol colpo

la fiducia nelle capacità militari del nuovo stato, fiducia

che si era fondata sugli effimeri allori degli ultimi anni

 

sulle orme di payer

 

e che aveva trovato espressione in due famosi frasi dei

suoi condottieri.

Vittorio Emanuele, la mattina del giorno della battaglia,

aveva detto ai suoi artiglieri sul Monte Vento:

 

sulle orme di payer

 

– Amici, domani mangemo i paperelli a Verona;

e Persano, vedendo arrivare la flotta imperiale aveva

esclamato:

– Adesso vengono i pescatori!

 

sulle orme di payer

 

L’Armata meridionale, inviata con sorprendente rapidi-

tà a Vienna a difesa della capitale del regno, ritornò sull’-

Isonzo dopo la conclusione dell’armistizio con la Prussia;

la sua posizione di forza e la sollevazione del popolo tiro-

lese, così spesso oltraggiato con elegante disprezzo, indus-

 

sulle orme di payer

 

sero il re d’italia a rinunciare al perseguimento della solu-

zione armata e ad accontentarsi di quello che aveva otte-

nuto senza meriti propri, come in sogno.

 

sulle orme di payer

 

La guerra era finita, a Lubiana cambiai la spada con il ba-

stone da montagna (1° sett. 1866) e, passando attraverso

Marburg, Villach, Lienz, Bressanone, Bolzano e Merano,

arrivai la sera del 9 settembre a Prato, alle porte delle go-

le selvagge delle montagne dell’Ortles, rischiarato dallo

 

sulle orme di payer

 

splendore del tramonto.

Qui incontrai il 2° Battaglione Kaiserjager, le compagnie

dei Landesschutzen e l’Armata Lichtenstein che tornava-

no a casa dopo aver difeso con successo il Passo dello

Stelvio contro un nemico superiore.

 

sulle orme di payer

 

Il giorno seguente mi inoltrai lungo la tranquilla valle

alpina verso Trafoi e da lì andai…..

(L. Viazzi)

 

 

 

 

sulle orme di payer

MAUSER 7.65 (22)

Precedente capitolo (il vero e il falso):

i fucili della guerra (21)

Prosegue in:

potente (ovvero quarto & quinto livello: stampa & derivati…) (23)

l’altro Oswald (ovvero come anticipare l’ag…) &

Foto del blog:

saldi

di fine stagione

Da:

Frammenti in rima



 

mauser 7.65








La commissione tentò di rispondere un po’ più diretta-

mente alla ‘ipotesi’ successiva: il fatto… che sul fucile

erano incisi il paese d’origine e il calibro dell’arma, la

quale tuttavia era stata ‘in un primo tempo identifica-

ta’ erroneamente da più di un agente.

Ma nella sua spiegazione la Commissione trascurò di

ricordare le iscrizioni che c’erano sull’arma, e cercò in-

vece, come vedremo, di attribuire l’intera colpa a un

solo poliziotto reo di aver azzardato un’identificazio-

ne troppo frettolosa.

 

mauser 7.65


Un membro della Commissione cercò persino di attri-

buire una parte della responsabilità a un giornalista.

Il Rappresentante Ford, in un articolo pubblicato da

‘Life’ il 2 ottobre 1964, tentò di risolvere alcuni dei

dubbi che temeva fossero rimasti anche dopo la pub-

blicazione del Rapporto Warren.

Sul fatto che l’arma era stata in un primo tempo de-

scritta in modo sbagliato, Ford scrisse:


‘Un cronista che doveva trasmettere immediatamente

la notizia, chiese a un poliziotto che si trovava accanto

a lui quale potesse essere la marca del fucile. Il poliziot-

to rispose che secondo lui poteva essere un Mauser. Il

cronista trasmise l’informazione, parlando del fucile

come di un Mauser e questa descrizione fu diffusa in

tutto il mondo.  L’errore, benché ben presto rettificato,

suscitò molti sospetti’.

 

mauser 7.65


Questa può essere una spiegazione persuasiva, ma è

una spiegazione sbagliata.  Persino il Rapporto Warren,

che è firmato da Ford, afferma che il fucile fu in un pri-

mo tempo identificato come un Mauser 7.65 perché il

vice-commissario Weitzman ‘ritenne che assomigliasse

a un Mauser’.

Poiché lo stesso Weitzman firmò il giorno dopo il delitto

una dichiarazione nella quale definiva l’arma un Mauser

7.65, la tesi del cronista impaziente di telefonare il 22 no-

vembre non può essere valida.

 

mauser 7.65


Inoltre il procuratore distrettuale Wade insistette nel de-

scivere l’arma come un Mauser a una conferenza stampa

teletrasmessa il 23 novembre.

La Commissione spiega che Weitzman ‘non esaminò il

fucile da vicino’ e ‘gli diede poco più di un’occhiata’.

Il Rapporto afferma:


‘Il vice-commissario Weitzman, che diede soltanto un’oc-

chiata al fucile e non lo prese in mano, pensò che fosse un

Mauser a ripetizione calibro 7.65′.


Più avanti si afferma che ‘il fucile trovato al quinto piano

del Deposito dei libri scolastici fu in un primo tempo iden-

tificato come un Mauser 7.65 anziché come un Mannlicher-

Carcano 6.5 perché un agente, che fu uno dei primi a veder-

lo, pensò che assomigliasse a un Mauser.

Egli però non aveva preso in mano l’arma e non aveva avu-

to modo di guardarla da vicino’.

 

mauser 7.65


E’ tutto qui ciò che ha da dire il Rapporto Warren su questo

problema essenziale.

La Commissione nel Rapporto non pubblica la dichiarazio-

ne di Weitzman e neanche la commenta; se lo avesse fatto

avrebbe dovuto spiegare in che modo Weitzman, dopo a-

ver dato al fucile una rapida occhiata, e neanche da vicino,

fosse riuscito a descrivere con precisione il mirino telesco-

pico nonché il materiale e il colore della cinghia, e perché

avesse fatto una dichiarazione giurata quando, secondo

la teoria insistentemente sostenuta dalla Commissione, non

poteva conoscere i particolari sui quali depose (quindi ap-

pare evidente che l’arma fosse già dedotta… o meglio già 

identificata attraverso…).

 

mauser 7.65


Potremmo pensare che Weitzam, un poliziotto di Dallas,

fosse uomo di limitate conoscenze e di modesta istruzione,

forse addirittura poco abituato a maneggiare armi e… ine-

sperto nel loro uso.

Ma mettete un momento da parte il Rapporto e esaminate il

volume VII che contiene la sua testimonianza. Vi si legge che

Weitzman è un laureato, e per di più un laureato in ingegne-

ria.

Ha posseduto e diretto una fabbrica di confezioni per signo-

ra e più tardi è stato direttore generale di una società che ge-

stiva negozi in diversi stati.

Prima ancora era stato per quindici anni supervisore di 26

negozi. Si può di conseguenza presumere che egli conosca

il significato della responsabilità individuale e dei documen-

ti legali.


mauser 7.65


S’intende anche di fucili e ha avuto modo, come egli stesso

ha detto, ‘di familiarizzarmi abbastanza con le armi’ perché

‘per qualche tempo mi sono anche occupato di articoli spor-

tivi’.

L’avvocato della Commissione avrebbe dovuto mostrargli

il Mannlicher-Carcano e chiedergli se era quella l’arma da

lui scoperta al quinto piano, ma Weitzman non fu autoriz-

zato a esaminare il presunto fucile dell’omicida.

Uno dei fatti più strani di questa indagine è che la Commis-

sione abbia permesso a me di prendere in mano il Carcano

e abbia impedito a Weitzman di dargli anche soltanto un’-

occhiata.

 

mauser 7.65


L’avvocato gli mostrò tre fotografie, che però ritraevano il

luogo dove era stata trovata l’arma e non l’arma stessa (in 

pratica e a tutti gli effetti, Weitzman vedeva il luogo, ma

non doveva riconoscere…).

Weitzman testimoniò di essere rimasto accanto al fucile

finché il capitano Fritz non ne ebbe estratto il proiettile ine-

sploso. Oltre a quella inclusa nella dichiarazione alla poli-

zia, egli fornì una seconda descrizione del fucile agli agen-

ti dell’FBI e disse alla Commissione di aver loro descritto l’-

arma come ‘un fucile color blu metallico… la parte posterio-

re dell’otturatore era evidentemente consunta….. quercia

marrone scuro…. legno ruvido’.

Si può forse, dopo aver dato un’occhiata a un fucile, deter-

minare il colore, nonché il tipo e la qualità del legno del

calcio, ma non accorgersi che ‘la parte posteriore dell’ottu-

ratore era evidentemente consunta’ occorre qualcosa di più

di un’occhiata.

Inoltre, nella sua dichiarazione Weitzman giurò che il fuci-

le aveva un mirino telescopico di 4/18.

Il Rapporto afferma che Weitzman, dopo ‘poco più che un’-

occhiata’ pensò che il fucile ‘potesse essere un Mauser 7.65’

ma non rivela che aveva fatto una dichiarazione giurata nel-

la quale lo descriveva nei minuti particolari all’interno del…..

………..

(M. Lane, L’America ricorre in appello)







 

mauser 7.65

LEE OSWALD (la commissione Warren…) (18)

Precedenti capitoli:

Lee Oswald (la pedina della C.I.A.) (17) &

un altro omicidio (un giorno da ricordare: 5/6/1968)

Prosegue in:

giochi di guerra (il circo di Camp Street) (19)

la caccia

Foto del blog:

George

De  Mohrenschildt

Da:

i miei libri



 

lee oswald 2






Interesse per il marxismo


Oswald cominciò a leggere testi comunisti dopo che

con la madre ebbe lasciato New York per trasferirsi

a New Orleans.

Disse ad Aline Mosby, una giornalista che l’intervistò

dopo il suo arrivo a Mosca:

‘Io sono un marxista… Cominciai a interessarmene al-

l’età di 15 anni. Da un punto di vista ideologico. Una

 

lee oswald 2


vecchia signora mi diede un opuscolo sulla campagna

per salvare i Rosenberg…

Guardavo quei fogli e ancora me lo ricordo, non so per-

ché’.

Oswald studiò il marxismo dopo l’arruolamento nei Ma-

rines e le sue simpatie in quella direzione e per l’Unione

Sovietica par che fossero note a molti, almeno nel repar-

 

lee oswald 2


to a cui fu assegnato dopo il ritorno dall’Estremo Oriente.

Il suo interesse per la Russia indusse qualche commilito-

ne a chiamarlo ‘compagno’ oppure ‘Oswaldsvovic’.

Agli scacchi voleva sempre i pezzi rossi perché, come eb-

be a dire in un contesto a quanto pare scherzoso, prefe-

riva ‘l’armata rossa’.

Studiò la lingua russa, leggeva un giornale in quella lin-

 

lee oswald 2


gua, e mostrava interesse per quanto accadeva nell’U-

nione Sovietica.

Thornley, secondo il quale Oswald aveva una ‘irrevoca-

bile convinzione’ che le sue idee marxiste fossero giuste

testimoniò:

‘Io credo che si sarebbe potuto stare a discutere con lui

per anni… e non credo che si sarebbe riusciti a fargli cam-

 

lee oswald 2


biare idea, su questo, a meno di non sapere perché ci cre-

deva.

Io certamente non lo so. Ma non credo che bastasse una

qualsiasi argomentazione logica a scuotere le sue convin-

zioni.

Era come… era come non riuscire mai a guardare le cose

da un punto di vista differente, una volta diventato mar-

xista.  Se poi lo era’.

 

lee oswald 2


Thornley testimoniò inoltre su un incidente che nacque

dal combinarsi delle ben note simpatie marxiste di Oswald

con il libro di Orwell, ‘1984’, uno dei preferiti da Oswald,

che Thornley lesse dietro suo consiglio.

Poco dopo che Thornley ebbe finito di leggere quel libro,

il reparto a cui ambedue erano assegnati fu mandato a

partecipare alla sfilata del sabato mattina, in onore di cer-

 

lee oswald 2


ti sottufficiali che andavano in pensione; un avvenimen-

to che i due accolsero con poco entusiasmo.

Mentre aspettavamo che cominciasse la sfilata, scambia-

rono qualche parola su ‘1984’, pur sembrando Oswald tut-

to assorto nei suoi pensieri.

Dopo un breve silenzio Oswald osserrvò che quella sfila-

ta era una stupidaggine, e che gli faceva venire rabbia.

 

lee oswald 2


E Thornnley rispose:

‘Be’, se viene la rivoluzione tutto questo cambia’.

Thornley, inoltre testimoniò:

‘Allora mi guardò come un Cesare tradito e urlò, urlò pro-

prio: ‘Anche tu, Thornley, no!’ E ricordo che la voce gli

si ruppe in gola nel dire questo. Era molto seccato di quel

che io avevo detto e a me veramente non sembrava di a-

 

lee oswald 2


ver detto molto….    Poi non gli dissi più nulla e neanche

lui mi disse più nulla’.

Il tenente Donovan testimoniò che secondo Oswald ‘c’e-

rano molte ingiustizie relative alle questioni di politica

internazionale’.

Ricordò che Oswald s’interessava specificamente della

America Latina, e particolarmente di Cuba, e che espres-

 

lee oswald 2


se la sua opposizione al regime di Batista e simpatia per

Castro (ma i suoi interessi arrivavano fino alla Patago-

nia…).

Donovan inoltre testimoniò di non aver mai sentito e-

sprimere da Oswald il desiderio di prendere personal-

mente parte all’eliminazione delle ingiustizie in qual-

che parte del mondo, e di ‘non averlo mai sentito in

 

lee oswald 2


alcun modo o forma confessare d’essere comunista, né

di aver mai pensato che egli fosse comunista’.

…L’interesse di Oswald per il marxismo indusse qual-

cuno a evitarlo, anche se, come detto da sua moglie,

quell’interesse fu forse motivato dal desiderio di susci-

tare attenzione….

 

lee oswald 2


L’ingresso di Oswald nell’Unione Sovietica


Sebbene l’inchiesta non sia esauriente sui motivi che

spinsero Oswald a recarsi in Unione Sovietica, non c’è

indicazione alcuna che egli fosse costretto ad agire in tal

modo da agenti sovietici.

Egli può avere iniziato lo studio della lingua russa men-

tre soggiornava in Giappone. Dopo essere arrivato a Mo-

sca nell’ottobre del 1959 disse a numerose persone di aver

 

lee oswald 2


maturato la sua partenza per due anni, il che fa supporre

che la decisione fosse nata mentre si trovava nell’Estremo

Oriente.

George De Mohrenschildt, che incontrò Oswald dopo il

suo ritorno dall’Unione Sovietica (un russo bianco…), ha

testimoniato che Oswald gli parlò di questo argomento:

‘Ho incontrato alcuni comunisti in Giappone, mi hanno

 

lee oswald 2


stimolato e interessato, e questo fu uno dei motivi che

mi indussero a recarmi nella Russia Sovietica, per vede-

re come stanno le cose’.

Non esiste alcuna prova che Oswald ricevesse assisten-

za finanziaria esterna per il suo viaggio nell’Unione

Sovietica. Dopo essere arrivato a Mosca, Oswald riferì

a un corrispondente, Aline Mosby, che per il viaggio a-

veva risparmiato 1.500 $ del suo salario di Marine, an-

che se la notizia sull’intervista di Oswald con la Mosby

riportava inesplicabilmente la somma di 1.600 $ invece

di 1.500 $.

 

lee oswald 2


La questione del visto


La commissione ha indagato sulla facilità con cui Oswald

ottenne un visto d’entrata nell’Unione Sovietica ai fini di

saggiare l’ipotesi di un’eventuale collusione.

Oswald partì da New Orleans per l’Europa il 20 settembre

1959, dopo essere stato congedato l’11 settembre 1959.

Egli andò direttamente a Helsinky, Finlandia, via Le Ha-

vre e Londra, giungendo a Helsinky sabato 10 ottobre 1959.

 

lee oswald 2


Oswald arrivò probabilmente troppo tardi ad Helsinky

per poter ottenere la sera stessa il visto del consolato so-

vietico.

Domandò il visto con ogni probabilità entro la mattina

stessa di lunedì 12 ottobre. Il 14 ottobre gli venne rilascia-

to il visto da turista sovietico nr. 403339, valido per una

visita di 6 giorni nell’URSS. Partì da Helsinky su un treno

 

lee oswald 2


diretto a Mosca il 15 ottobre.

La C.I.A. comunica che i visti concessi durante la stagio-

ne turistica 1964 venivano concessi in un periodo da 5 a

7 giorni.

Questa informazione del dipartimento di Stato e della

C.I.A. ci fa così sapere che l’attesa di Oswald per il visto

può sì essere stata più breve della media ma non eccezio-

nalmente breve.

 

lee oswald 2


L’immediatezza della concessione del detto visto può

essere stata semplicemente il risultato di una normale

procedura dovuto al fatto che l’ingorgo estivo era finito.

Poteva anche significare che la prontezza del rilascio

del suo visto fosse dovuta all’urgenza delle richieste di

Oswald.

In ogni caso la Commissione non aveva ravvisato nul-

 

lee oswald 2


la nelle circostanze dell’ingresso di Oswald nell’Unione

Sovietica, che indicasse che egli fosse a quell’epoca un

agente dell’URSS.

(E’ da notare con rammarico, l’autenticità di tali gior…,

– accreditata fonte biografica su Kennedy…. -…….)

Che le informazioni più valide concernenti il periodo tra-

scorso da Oswald a Mosca verso la fine del 1962 proven-

gono dalle annotazioni (o sollecitazioni) dell’ambasciata

americana a Mosca, dalla testimoninaza, altresì,  dei fun-

zionari dell’ambasciata, e dagli appunti …..(?????) di due

giornaliste americane…….


(avvertenza per i più piccoli non accompagnati dai genito-

ri: non trattasi del ‘Lee Oswald Game’; la sala giochi si tro-

va presso il bar di…..Jack Ruby…. il famoso e rinomato….

Carousel…. – grazie…- )


(Rapporto Warren sull’assassinio di Kennedy….)






 

lee oswald 2


AI PROFETI (si spara) (parole vere.. e passi falsi…) (15)

Precedente capitolo:

lo specchio dei tempi: Harbin (14)

Prosegue in:

(ai profeti) si spara (16) &

un altro omicidio (un giorno da ricordare: 5/6/1968)

Foto del blog:

ai profeti

si spara

Da:

i miei libri

(Foto del post di Paul Fusco)


 

ai profeti





9 aprile 1968


….Mentre le ceneri fumavano ancora, i saccheggi dei negozi

continuavano e in alcune città americane si lanciavano mo-

lotov, su Atlanta convergeva un tale numero di aerei privati

con a bordo persone dirette al funerale di Martin Luther King

che alcuni dovettero girare sopra la pista tre quarti d’ora pri-

ma di ottenere il permesso di atterrare.

 

ai profeti


Trasportavano Nelson Rockefeller, George Romney, Eugene

McCarthy, Hubert Humphrey e….Robert Kennedy: secondo l’-

Atlanta Constitution, era ‘il più grande raduno di candidati

presidenziali mai verificatosi’.

 

ai profeti


Il funerale di King creava non poche difficoltà anche a Kenne-

dy. I tumulti avevano complicato parecchio la sua strategia,

ovvero fare iscrivere agli elenchi un numero record di neri e

contemporaneamente riconquistare molti dei lavoratori bian-

chi che nel 1964 erano passati all’ex governatore dell’Alaba-

ma, George Wallace.

 

ai profeti


Questi backlash voters vedevano già Kennedy come il campione

dell’elettorato nero.

I filmati che lo ritraevano mentre parlava agli afroamericani di

Indianapolis e mentre camminava per le vie di Washington in

testa a una folla nera avevano rafforzato questa impressione;

la sua presenza al funerale di King avrebbe rappresentato un’-

ulteriore conferma.

 

ai profeti


Nei giorni successivi ai disordini, i membri di ambedue i partiti

avevano tenuto discorsi forti sul mantenimento della legalità e

dell’ordine.

Anche Kennedy aveva dichiarato che la violenza era ‘inaccetta-

bile’, ma aveva sempre collegato questa affermazione a una de-

nuncia ugualmente decisa dell’ingiustizia razziale.

 

ai profeti


Anche lui partecipava con riluttanza ai riti funebri e, dopo ave-

re assistito al suo arrivo, Remer Tyson dell’Atlantic Constituiti-

on, scrisse che le sue mani inquiete e i suoi occhi tristi mostrava-

no ‘quanto presente dovesse essere il pensiero dell’assassinio del

fratello, quando scese da quell’areo’.

 

ai profeti


Nelle successive ventiquattro ore non vi sarebbe stato quasi un

istante in cui a Kennedy non fosse ricordato il fratello defunto.

Lo condussero dall’aeroporto a casa Coretta Scott King, dove

una delle amiche della vedova gli riferì che, dei 12.000 telegram-

mi che la signora King aveva ricevuto, quello che più l’aveva

commossa era stato quello inviato dalla madre di Lee Harvey

Oswald:

 

ai profeti


‘Mi si è spezzato il cuore quando ho sentito la notizia, ci sono

stati due assassini nella nostra vita, il nostro caro figlio e il no-

stro caro presidente’, facendo intendere implicitamente che gli

assassini di JFK e di Oswald fossero tragedie dello stesso gene-

re.

 

ai profeti


Dopo avere sentito ciò fu condotto insieme alla moglie Ethel

nella camera da letto della signora King per un incontro priva-

to, durante il quale lei lo pregò di convincere Jackie a venire

al funerale.

Kennedy rispose che sarebbe stato ‘molto difficile’ per lei, ‘per

l’esperienza che ha vissuto’, una frase che lasciava traspirare

come, anche per lui, presenziare alla cerimonia non fosse faci-

le.

 

ai profeti


La signora King insistette, dicendo: ‘Significherebbe molto per

me se venisse’, non lasciandogli altra scelta se non telefonare

a Jackie e persuaderla di venire ad Atlanta.

La sola fotografia esistente di questo incontro mostra una came-

ra da letto da ceto medio anni cinquanta, con il mobilio comple-

to da grandi magazzini, una radiosveglia sul comodino e una

poltrona La-Z-Boy.

 

ai profeti


Si vedono Coretta Scott King seduta sul bordo del letto matri-

moniale, Ethel su una sedia di legno con lo schienale dritto e …

Bobby sulla La-Z-Boy, la poltrona preferita di King, dove amava

leggere, sonnecchiare e scrivere i suoi sermoni. Era il posto più

comodo della camera ed è assai improbabile che, se la signora

King non avesse insistito, lui l’avrebbe scelto….

(T. Clarke, L’ultima campagna)




 

ai profeti

(ai profeti) SI SPARA (parole vere.. e passi falsi) (16)

Precedente capitolo:

ai profeti (si spara) (parole vere e passi falsi…) (15)

Prosegue (in riferimento a Bobby):

un altro omicidio (un giorno da ricordare: 5/6/1968) &

vogliamo un mondo più nuovo  (parole vere….)

dal Sals Rriver Launge al Bartolo’s Restaurant….(parole false) &

Prosegue ‘il vero ed il falso’..:

Lee Oswald (la pedina della C.I.A.) (17)

 

si spara

 

Foto del blog:

Fotogramma  313  (la collinetta)

Fotogramma  413  (i complici…)

Da:

i miei libri


(Foto di Paul Fusco)


 

si spara








Dalla poltrona preferita di King Kennedy passò alla semi-

oscurità della Ebenezer Baptist Church, dove era esposta

la salma di King, vestito con un completo nero, camicia

bianca, cravatta nera e un fazzoletto nel taschino.

 

si spara


Uno dei presenti descrisse poi l’espressione di Kennedy

come solenne e ‘segnata forse dalla memoria di un’altra

bara’.

La notte dell’assassinio del fratello era toccato a lui deci-

dere se il feretro dovesse restare chiuso o essere aperto

per quanti sarebbero venuti a porgergli l’ultimo saluto.

 

si spara


Era tradizione considerare la salma dei presidenti dece-

duti come proprietà del popolo americano e Lincoln, Gar-

field, McKinley e Harding erano stati esposti al pubblico.

Jackie voleva che la bara del marito rimanesse chiusa, …..

ma gli uomini dello staff di JFK, più attenti al protocollo,

insistevano perché fosse aperta.

 

si spara


Sulle prime Bobby era d’accordo con loro, ma di fronte al-

la veemente reazione di Jackie fece uscire tutti dalla ‘East

Room, con la sola eccezione di qualche amico intimo, aprì

la bara e cambiò idea. Subito dopo, nel corso di quella not-

te, lo si sentì piangere per la prima volta…….

(T. Clarke, L’ultima campagna)





 

si spara

lo specchio dei tempi: Harbin (13)


Precedenti capitoli (su Harbin…):

1) una città drammatica…Harbin….

2) Harbin

3) Olga Mikhailovna

4) Alla grotta con i cosacchi….

 

le notti


Precedenti capitoli sul ‘vero e il falso’:

Silenzio….Bianco! (12)

Prosegue in:

lo specchio dei tempi: Harbin…(14) &

l’omicidio (7)

Foto del blog:

l’……

omicidio…

Da:

i miei libri &

Frammenti in rima



 

le notti






(alla grotta con i cosacchi dell’…..)

– Che Dio lo stramaledica!

urla la vecchia dei ceci.

– Rinunziammo all’attacco,

continua il generale.

– Fu un errore gravissimo che costò la vita dell’ammiraglio

Kolciak e che determinò il crollo di tutta la resistenza bian-

ca in Siberia.

Tre giorni dopo eravamo attaccati noi dai bolscevichi con

una schiacciante superiorità di artiglieria. Migliaia dei no-

stri caddero. Io fui ferito quel giorno cinque volte.

L’ammiraglio fu catturato al tramonto e fucilato la notte

stessa.

– E i cechi?

chiedo.

– Durante la battaglia, la Legione ceca abbandonò la sua

posizione scoprendo il nostro fianco all’avvolgimento ne-

mico ed occupò per conto suo la stazione, dove si impadro-

nì di diecimila vagoni vuoti.

Sirowy avvertì laconicamente il Comando che, conside-

rando la battaglia perduta, si ritirava il ferrovia prima che

i bolscevichi diventassero padroni della linea.

Era il tradimento vero e proprio!

Sirowy si era messo d’accordo coi russi.

 

le notti


Durante la battaglia, mentre i russi combattevano uno con-

tro dieci, 40.000 cechi abbandonarono il campo di Sirowy.

– Che Dio lo maledica!

ripeté la vecchia dei ceci.

– Il tradimento fu aggravato dal fatto che i cechi portarono

via anche migliaia di vagoni vuoti, per cui quando il gene-

rale Voiciovski ordinò il ripiegamento sulla stazione, trovò

che non v’era più un treno.

I cechi s’erano portati via tutti i convogli.

Fu per noi il disastro!

– Che Dio lo stramaledica!

insisté la vecchia.

– Fu una ritirata spaventosa, a cavallo, in slitte, a piedi,

per la campagna gelata. Migliaia di cosacchi morirono

di freddo, di fame, di stanchezza sulla sterminata distesa

bianca della Siberia.

La ritirata era segnata sulla neve da una riga interminabi-

le di cadaveri. Quei mille e mille morti russi, Sirowy li ha

tutti sulla coscienza!

L’ho dichiarato nettamente nel mio libro ‘Tra le fiamme

della guerra civile’, perché resti un documento per la sto-

ria.

(M. Appelius, Al di là della grande muraglia)





 

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