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Il Tempo & la Memoria (1) (2) (3) (4)
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L’interpretazione dei segni, dei gesti, di messaggi e dei silenzi
costituisce una delle attività principali dell’uomo d’onore.
E di conseguenza del magistrato.
La tendenza dei siciliani alla discrezione, per non dire al mu-
tismo, è proverbiale.
Nell’ambito di Cosa Nostra raggiunge il parossismo.
L’uomo d’onore deve parlare soltanto di quello che lo riguarda
direttamente, solo quando gli viene rivolta una precisa doman-
da e solo se è in grado e ha diritto di rispondere.
Su tale principio si basano i rapporti interni alla mafia e i rap-
porti tra mafia e società civile.
Magistrati e forze dell’ordine devono adeguarsi.
Nei miei rapporti con i mafiosi mi sono sempre mosso con estre-
ma cautela, evitando false complicità e atteggiamenti autoritari
o arroganti, esprimendo il mio rispetto ed esigendo il loro.
E’ inutile andare a trovare un boss in carcere se non si hanno do-
mande precise da porgli su indagini che riguardano la mafia, se
non si è bene informati o se si pensa di poterlo trattare come un
qualsiasi criminale comune.
I messaggi di Cosa Nostra diretti al di fuori dell’organizzazione –
informazioni, intimidazioni, avvertimenti – mutano stile in funzio-
ne del risultato che si vuole ottenere.
Si va dalla bomba al sorrisetto ironico accompagnato dalla fra-
se:
‘Lei lavora troppo, fa male alla salute, dovrebbe riposare’,
oppure:
‘Lei fa un mestiere pericoloso; io al suo posto, la scorta me la por-
terei pure al gabinetto‘
due frasi che mi sono state rivolte direttamente.
Le cartoline e lettere decorate con disegni di bare o con l’even-
tuale data di morte accanto a quella di nascita, e i pacchetti con
proiettili sono riservati generalmente ai novellini, per sondare il
terreno.
Quando la mafia fa telefonate del tipo: ‘La bara è pronta’, accen-
tuando l’inflessione siciliana, ottiene senza alcun dubbio un certo
effetto.
In questo caso facili da interpretare, le minacce tendono a mettere
in moto un processo di autocensura.
Direi anzi che si minaccia qualcuno solo quando lo si ritiene sen-
sibile alle minacce.
La mafia è razionale, vuole ridurre al minimo gli omicidi.
Se la minaccia non raggiunge il segno, passa a un secondo livel-
lo, riuscendo a coinvolgere intellettuali, uomini politici, parla-
mentari, inducendoli a sollevare dubbi sull’attività di un magi-
strato ficcanaso, o esercitando pressioni dirette a ridurre il per-
sonaggio scomodo al silenzio.
Alla fine ricorre all’attentato.
Il passaggio all’azione è generalmente coronata da successo, da-
to che Cosa Nostra (ed – aggiungo io – i suoi molteplici interessi…)
sa fare il suo mestiere ( cioè è capace….).
Tra i vari attentati falliti, voglio ricordare quello organizzato con-
tro di me nel giugno 1989.
Gli uomini della mafia (ed i servizi….) hanno commesso un gros-
so errore, rinunciando all’abituale precisione e accuratezza pur
di rendere più spettacolare l’attacco contro lo Stato.
Al punto che qualcuno ha concluso che quell’attentato non era
di origine mafiosa (ecco forse il fine…).
Mi sembra che, più banalmente, capita anche ai mafiosi di soprav-
valutare le proprie capacità, sottovalutare l’avversario, voler stra-
fare…
(Giovanni Falcone, Cose di cosa nostra)