STREGONI (3)

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‘ Cosa videro mai gli antichi stregoni per arrivare a

concludere che la percezione avviene nel punto di

unione?’.

Volli sapere.

Don Juan mi spiegò che, per prima cosa, loro avevano

visto che solo un numero molto limitato dei milioni di

filamenti dell’energia luminosa dell’universo che attra-

versano tutto l’uovo luminoso passano direttamente

nel punto di unione, come era in fondo prevedibile vi-

ste le sue dimensioni ridotte rispetto al resto.

Inoltre, videro che un’ulteriore luminiscenza sferica,

appena più grande del punto di unione, gli fa sempre

da alone, intensificando moltissimo lo splendore dei

filamenti che attraversano direttamente quella lumi-

nosità.

Infine, videro due cose.

La prima, che i punti di unione degli esseri umani

possono spostarsi da soli da dove sono sistemati di

solito.

La seconda, che quando il punto di unione è nella

posizione abituale, la percezione e la consapevolez-

za sembrano normali, a giudicare dal comportamen-

to dei soggetti osservati.

Ma quando i punti di unione e le sfere di luminosità

che li circondano sono in una posizione diversa da

quella abituale, l’insolito comportamento sembra

comprovare che la loro consapevolezza è diversa, e

che la percezione non avviene più nel modo a loro

familiare.

La conclusione cui erano pervenuti gli antichi stre-

goni era che a un maggiore spostamento dal punto

di unione dalla sua posizione abituale corrisponde-

va un comportamento più insolito e, chiaramente,

anche consapevolezza e percezione erano fuori dal-

la norma.

“Nota che quando parlo di ‘vedere’, dico sempre

‘sembrano’ o ‘appaiono’ mi avvertì don Juan.

 

(Il metodo della somma sui cammini non si applica

solo a questa situazione specifica, ma ha valenza ge-

nerale. Se per la fisica classica il presente ha un pas-

sato univoco, le funzioni d’onda della meccanica

quantistica allargano i confini della storia: nella

formulazione di Feynman il presente osservato

rappresenta un’amalgama, una sorta di media di

tutti i possibili passati compatibili con quanto ora

osserviamo. B. Greene)

 (C. Castaneda, L’arte di sognare)

 

 

 

 

don juan 2

 

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Per gli sciamani dell’antico Messico un’altra questione

legata all’ ‘intento’, trasferito però a livello dell’ ‘inten-

dimento’ universale, era il ‘fatto energetico’ che siamo

continuamente spinti, tirati e messi alla prova dal co-

smo stesso. 

Per loro era un fatto energetico che l’universo è estre-

mamente predatorio, ma non nel senso che attribuia-

mo generalmente a questo termine, ovvero l’atto di

depredare, rubare, ferire o sfruttare gli altri a nostro

vantaggio.

Per gli sciamani dell’antico Messico, la condizione pre-

datoria dell’universo significa che l’intento dell’univer-

so e quello di mettere continuamente alla prova la con-

sapevolezza.

Essi videro che il cosmo crea un numero infinito di es-

seri organici e inorganici.

Esercitando una pressione su questi esseri, l’universo li

costringe ad ampliare la loro consapevolezza e, in que-

sto modo, tenta di raggiungere la consapevolezza di sé.

Nell’universo conoscitivo degli sciamani, quindi, la

questione finale è la consapevolezza (contraria all’in-

consapevolezza del comune essere detto civile).

Don Juan Matus e gli sciamani della sua stirpe inten-

devano la consapevolezza dell’atto di essere delibera-

tamente consci di tutte le possibilità percettive dell’-

uomo, non solo di quelle dettate da una determinata

cultura il cui ruolo sembra quello di ridurre la capaci-

tà percettive dei suoi membri (come avviene nella nor-

male condizione dell’essere ed appartenere al mondo

per la maggior parte di …loro).

Don Juan sosteneva che rilasciare, o liberare le capaci-

tà percettive degli esseri umani non avrebbe in alcun

modo interferito con il loro comportamento funziona-

le.

In effetti, questo comportamento diventa un fatto stra-

ordinario perchè acquisisce un nuovo valore. 

In circostanze simili la funzione diventa una necessità

stringente.

Libero dagli idealismi e dai falsi obiettivi, l’uomo ha

come unica funzione quella di usare la forza guida di

se stesso.

Gli sciamani chiamano questa funzione ‘impeccabilità’.

Per loro essere impeccabili significa fare del proprio me-

glio, e anche qualcosa di più. 

Gli sciamani ricavarono la funzione dalla capacità di

vedere direttamente il fluire dell’energia nell’universo.

Se l’energia fluisce in un certo modo, per loro seguire il

flusso dell’energia significa essere funzionali.

La funzione, di conseguenza, è il comune denominato-

re con il quale gli sciamani affrontano il fatto energeti-

co del loro universo conoscitivo. 

L’esercizio di tutte le unità della cognizione dello stre-

gone consentì a don Juan e gli sciamani della sua stir-

pe di giungere a strane conclusioni energetiche che,

a prima vista, sembrano riguardare solo queste perso-

ne e le loro circostanze personali, ma che, se esamina-

te con attenzione, possono essere applicate a tutti gli 

uomini. 

Secondo don Juan, il culmine della ricerca degli scia-

mani è ciò che considerava l’ultimo fatto energetico,

non solo per gli stregoni, ma per ogni essere umano.

Chiamò questo fatto il VIAGGIO FINALE.

(Carlos Castaneda, Gli insegnamenti di don Juan)

 

 

 

 

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