Da http://giulianolazzari.myblog.it
In confronto a società molto più stabili e tradizionaliste, il nostro moderno
‘ethos’ politico e culturale dimostra una forte difficoltà a riconoscere i valori
a lungo termine. Si sa che i politici guardano raramente oltre le prossime elezioni,
ma anche se lo fanno, i consiglieri economici suggeriranno loro che qualunque
bene ottenibile in prospettiva futura deve essere scontato, e a un tasso tale che
fa diventare facile sottovalutare il futuro a lungo termine.
Agli economisti è stato insegnato che a tutti i beni futuri si deve applicare un tasso
di sconto: in altre parole: un milione di dollari tra vent’anni varrà meno di un
milione di dollari oggi. Gli economisti applicheranno al valore del milione di
dollari una certa percentuale di sconto, di solito corrispondente ai tassi
d’interesse reali a lungo termine.
La cosa, economicamente, ha un senso.
Se oggi possedessi mille dollari potrei investirli: quindi, in termini reali, i mille
dollari disponibili oggi sono ‘più’ di mille dollari disponibili tra vent’anni.
Ma l’applicazione di un tasso di sconto comporta che i beni ottenuti tra 100 anni
conteranno assai meno di quelli ottenuti oggi, mentre i beni ottenuti tra mille anni
quasi non conteranno nulla. E ciò non a causa di una qualunque incertezza riguardante
la presenza di esseri umani o creature senzienti sul nostro pianeta a quell’epoca,
ma semplicemente a causa dell’effetto cumulativo del tasso d’interesse sul denaro
investito oggi. Dal punto di vista dei valori senza prezzo e senza tempo dell’ambiente
naturale, però, l’applicazione di un tasso di sconto è la risposta sbagliata.
Esistono cose che, una volta perdute, non possono essere restituite con alcuna somma
di denaro. In tal modo, diviene problematico giustificare la distruzione di un’antica
foresta sostenendo che l’esportazione del suo legno ci darà entrate sostanziali, anche
se potessimo investire quelle entrate incrementandole il valore di anno in anno;
infatti, qualunque sia questo incremento, esso non potrà mai ricomprare il legame
con il passato rappresentato dalla foresta.
Questo argomento non dimostra che non esiste alcuna giustificazione per l’abbattimento
di una foresta vergine, però illustra che qualunque giustificazione del genere deve
prendere in piena considerazione il valore delle foreste per le generazioni appartenenti
a un futuro non solo prossimo ma anche remoto.
Questo valore sarà ovviamente correlato alla particolare rilevanza paesaggistica e
biologica della foresta, ma, siccome l’estensione delle distese naturali intatte si
assottiglia sempre più, ogni loro parte diventa significativa poiché le opportunità di
godere la natura diventano sempre più scarse e nello stesso tempo si riduce la probabilità
che una ragionevole selezione delle principali forme di vita selvaggia venga conservata.
(P. Singer, La vita come si dovrebbe, il Saggiatore)