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Quarto Sogno: così fra i Geni della foresta mi volli ritirare
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Solo i bimbi, ancor liberi da pregiudizi, si accorgevano che
la foresta era popolata dai geni; e ne parlavano spesso, ben-
ché ne avessero una conoscenza molto sommaria.
Con l’andar degli anni però anch’essi cambiavano d’avviso,
lasciandosi imbevere dai genitori di stolte fole. Dobbiamo
aggiungere che neppur noi abbiamo dei geni del Bosco Vec-
chio notizie molte precise.
Pare, come scrisse l’abate Marioni, ch’essi potessero assume-
re parvenze di animali o di uomo e uscire dai tronchi, la qual
cosa sembra avvenisse in circostanze del tutto eccezionali.
La loro forza, così risulterebbe, non poteva in alcun modo op-
porsi a quella degli uomini. La loro vita era legata all’esisten-
za degli alberi rispettivi:
durava perciò centinaia e centinaia d’anni.
Di carattere ciarliero, se ne stavano generalmente alla sommità
dei fusti a discorrere fra loro o col vento per intere gionate; e
spesso anche di notte continuavano a conversare.
Pare inoltre che essi avessero ben compreso il pericolo di esse-
re annientati dagli uomini con il taglio degli alberi. Certo è che
uno di loro, senza che gli abitanti di Fondo lo immaginassero,
lavorava da molti anni per evitare il disastro: era il Bernardi.
Più giovane e meno neghittoso dei suoi compagni, sembra che
egli, in forma umana, vivesse quasi sempre tra gli uomini, al
solo scopo di assicurare la salvezza dei fratelli.
Per questo si era fatto eleggere membro della Commissione
forestale. E interi anni aveva faticato per persuadere il Morro
a risparmiare il Bosco Vecchio; sapendolo vanitoso, aveva sa-
puto prenderlo dal lato debole: lo aveva fatto includere anche
lui nella Commissione forestale, gli aveva procurato un diplo-
ma di benemerenza, l’aveva fatto nominare cavaliere.
Dopo la morte, gli aveva anche fatto erigere un monumento:
una statua modesta, è vero, ma lavorata egregiamente. Quanti
i sacrifici, le astuzie, le fatiche del Bernardi per i propri compa-
gni. Quante sere, mentre gli altri geni, sulle cime degli abeti,
univano le loro voci in coro per intonare certe loro tipiche can-
zoni, il Bernardi doveva starsene a chiacchierare con il Morro,
per tenerlo in buona, di noiose questioni che non gli importa-
vano niente, o a far dei giochi di carte che non lo divertivano
affatto, dinanzi a un bicchiere di vino che non gli piaceva; ed
entrava intanto dalla finestra, con il profumo di preziosissime
resine, la voce fonda dei suoi fratelli, che cantavano spensiera-
ti.
Appena conobbe il colonnello Procolo e udì la sua intenzione
di fare tagli nel Bosco Vecchio, il Bernardi comprese subito che
ogni tentativo di persuasione sarebbe stato inutile….
(Ma il colonnello….non tagliò mai il Bosco Vecchio, né lui né
il suo amico Pietro….forse per questo divennero geni anche
loro….)
(Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio)