DUE POESIE PER L’INQUISITORE (anima immortale)

 

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Seconda poesia &

Mentre nascevo

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i miei libri

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Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro

tanto, che quanti libri tiene il mondo

non saziar l’appetito mio profondo:

quanto ho mangiato! e del digiun pur morto!

D’un gran mondo Aristarco, e Metrodoro

di più cibommi, e più di fame abbondo;

disiando e sentendo, giro in tondo;

e quanto intendo più, tanto più ignoro.

Dunque immagin sono io del Padre immenso,

che gli enti, come il mar li pesci, cinge,

e sol è oggetto dell’amante senso;

cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;

l’autorità è man d’altri; donde penso

sol certo e e lieto chi s’illuia e incinge.

(Tommaso Campanella)

 

 

 

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