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Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non saziar l’appetito mio profondo:
quanto ho mangiato! e del digiun pur morto!
D’un gran mondo Aristarco, e Metrodoro
di più cibommi, e più di fame abbondo;
disiando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo più, tanto più ignoro.
Dunque immagin sono io del Padre immenso,
che gli enti, come il mar li pesci, cinge,
e sol è oggetto dell’amante senso;
cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;
l’autorità è man d’altri; donde penso
sol certo e e lieto chi s’illuia e incinge.
(Tommaso Campanella)