STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA: il brigante Musolino visto da Cesare Lombroso (12)

Precedente capitolo:

storia universale dell’infamia (11)

Prosegue in:

storia universale dell’infamia (13)

Da:

Frammenti in rima

 

 

briganti.gif

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel che è triste, è che questa specie di delirio sorto sul suo fondo

morboso, epilettoide, si sia alimentato e moltiplicato, come spesso

accade e come avviene dei microfiti che prolificano sui tronchi

malati degli alberi, secondo una nota legge psicologica, per il con-

senso e la simpatia di un popolo, in cui la permanenza di sentimen-

ti barbari e il peso dell’ingiustizia sociale educa criteri e sentimenti

quasi selvaggi.

Se Musolino avesse visto intorno a sé il silenzio, la ripugnanza e l’o-

stilità, avrebbe delinquito, ma non avrebbe mai osato elevare la sua

persona all’altezza dell’eroismo.

Ma si domanderà: perché e come nacquero queste vive simpatie?

 

carmine crocco donatelli1.jpg

 

A parte il fatto che dappertutto il popolino ha una venerazione per

questi, da lui creduti eroi, che sanno opporre una resistenza energica

all’autorità armata e prendono indirettamente sui ricchi le vendette

dei poveri, e non offendono questi, da cui nulla possono cavare, a

parte ciò, per cui ogni brigante ha sempre avuto nelle plebi un parti-

to favorevole, la ragione qui è che nei bassi strati popolari, specie nel-

le vallate più remote calabresi, la vendetta è considerata come un di-

ritto e anzi un dovere.

 

michele schirò 1.jpg

 

Le vendette di Musolino parevano a molti giustificabili, inquantoché

egli voleva vendicarsi di coloro che avevano contribuito a fargli avere

una pena creduta sproporzionata, vent’anni di galera per un tentato

omicidio.

Si aggiunga, a rinfocolare quella specie di compiacenza, direi quasi

patriottica o di classe, con cui i suoi convalligiani vedevano un uomo

resistere ad un’intera nazione, che egli non commetteva mai rapine,

né stupri, né furti, che sono ancora considerati delitti anche dai po-

poli poco civili; al contrario, anzi, pare che impedisse i piccoli reati

di campagna, incutendo un salutare terrore nei malfattori, che erano

diminuiti nel suo territorio del 50%; il che spiega come i grossi pro-

prietari, non solo lo mantenessero segretamente, ma avessero già e-

spresso il desiderio di fare una supplica al Parlamento in suo favo-

re, e che in suo favore si fosse mosso il sindaco del suo paese, men-

tre d’altra parte le associazioni criminose, pullulanti nei bassi fondi

di Palmi e Reggio, s’ispiravano a lui come un eroe e portavano il suo

nome e lo acclamavano presidente onorario (esempio lampante di

come la mafia si instaura, protetta, nelle istituzioni civili della na-

zione, con il consenso della politica).

 

michelinaDeCesare2.jpg

 

Da ciò una specie di leggenda intorno a lui che faceva innondare

tutta l’Italia di romanzi, fiabe e canti in suo onore, e che eragli di

schermo e protezione contro l’intiera polizia italiana, più che non

avrebbe potuto una grande schiera d’armati.

E a questo ha contribuito non poco il Governo, esagerando negli

inutili, costosi, rumorosi conati prima di prenderlo, poi per assi-

curarne la custodia, adoperando freni speciali, doppi muri, ecc.,

invii speciali di direttori di carceri, procuratori, ecc., quasi si trat-

tasse di un formidabile avversario, di un De Wett, di un Garibaldi,

e non ricordando un detto di Napoleone, il quale, da quel grande

brigante che era, di briganti era pratico, cioè……

 

 

negli stessi anni (12)

 

nulla favorirne più l’incremento quanto il rumore che il Governo

fa intorno a loro. E ciò tanto più che, per prendere un uomo solo, i

molti sono più d’impaccio che di vantaggio, allo stesso modo che una

mosca si colpisce più facilmente con un piccolo cencio che con una

cannonata.

Estinte o divenute borghesi le famiglie nobili, quelle che ne avevano

occupate le rocche feudali discesero da queste alle città, circondate da

un esercito di guardiani in pieno assetto di guerra; superbe della pro-

pria forza, sdegnarono confondersi con le classi borghesi, per indiriz-

zarle sulla via del progresso.

Quindi la ricchezza si ridusse nelle mani di pochi i quali, mentre iste-

rilirono la produzione, estendevano inutilmente i loro possessi usur-

pando alle popolazioni demaniali.

 

MICHELINA3.jpg

 

I proprietari, godendo enorme estensione di terre, sdegnavano col-

tivarle intensivamente. Di qui la povertà estrema degli agricoltori,

ridotti a meri strumenti di lavoro, mai elevati a mezzadri.

Nel solo tribunale di Catanzaro si ebbero 701 esecuzioni immobi-

liari per debiti, di cui 80 non superiori a lire 5.

Il grande proprietario o il suo agente, circondato dai suoi compari,

esercita in molte vallate remote una tirannia pari a quella dell’anti-

co barone. Circondato da un esercito di guardiani in pieno assetto di

guerra, sdegna discendere fra le classi povere, e così indirizzarle sul-

la via di progresso.

Gli agricoltori, ridotti a mero strumento di lavoro, sono di uno stra-

ordinario abbrutimento.

“Nella prepotenza dei ricchi sui poveri, inutilmente protetti dalle

leggi”, continua il procuratore del Re E. Ruiz, in un mirabile discor-

so inaugurale, che in altre sedi e tempi avrebbe procurato all’orato-

re qualche anno di carcere per eccitamento all’odio di classe, tanto

da noi si sa provvedere ai mali punendo chi li denuncia, “si intende

la forza e il perché il brigantaggio ammirato dal popolo, poiché le

sue violenze vendicavano altre violenze, altre ingiustizie, che l’au-

torità non sapeva reprimere”.

“A questo stato di cose, scriveva Oliva (Discorso inaugurale giuridi-

co dell’anno 1896), creato dalla violazione delle più comuni leggi

economiche, si aggiungono le prepotenze e violenze usate dai ricchi,

che tutto potevano, sui poveri impotenti a sostenere i loro diritti, pur

riconosciuti dalle leggi, e s’intenderà il perché del brigantaggio rima-

sto leggendario, per le sue gesta feroci e generose ad un tempo, che si

ricordano dal popolo con accento di paura e di ammirazione, ricono-

scendo che tante stragi e saccheggi rispondevano ad altre ingiustizie,

che l’autorità sociale non valeva a reprimere”.

(C. Lombroso, Delitto, genio, follia)

 

 

 

 

 

 

Michelina_De_Cesare1.jpg

 

STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA: il brigante Musolino visto da Cesare Lombroso (12)ultima modifica: 2013-04-25T00:00:00+02:00da giuliano106
Reposta per primo quest’articolo