GIULIANO IMPERATORE (il nemico della barba e i nemici della storia) (3)

 

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Pagine di storia &

Dialoghi con Pietro Autier 2 &

gli occhi di Atget

 

 

la biblioteca

 

 

 

 

Nel cuore della fortezza vi era una sorgente.

Protetta da una doppia porta, era la biblioteca.

Le volte che riuscivo ad entrare, in piedi, accostato a un ripiano

leggevo a grandi sorsi, alla luce che entrava da una finestrella,

il profilo aguzzo dei monti in lontananza.

Erano larghi i fogli delle Scritture sacre ai galilei, fitti i trattati

di Origene e Dione Crisostomo, ritmate le invettive di Tertul-

liano.

Sotto di essi spianavano, nascondendogli al primo rumore di

passi, i messaggi dell’antico, che chissà come, forse per presun-

zione o noncuranza, erano finiti in quel luogo. 

Oppure era lo stesso vescovo Giorgio che, magnanimo nel suo

risentito senso di vittoria, considerava innocui sperdimenti e 

vanità del pensiero certe opere pagane.

Leggevo, e leggevo.

Il resoconto terroso di Esiodo, lo scintillare malinconico di Pla-

tone, soprattutto il canto di Omero; nei suoi poemi antravede-

vo un mondo dove si componevano in una superiore serenità

ingiustizia e violenza.

Il mondo come sarebbe dovuto essere.

Finché un giorno scoprii un’opera mutilata di Giamblico il

Caldeo, che in seguito seppi discepolo di Plotino.

M’immersi in quella lettura.

Presto le parole divennero uno scorrere fluido: quello era un

cibo che rimandava a un sapore misterioso, già gustato chissà

quando, chissà dove, la cui reminiscenza era, pur nella difficol-

tà dei termini, un annuire amico.

Erano parole balsamiche, era la Parola.

Essa si spande come un flutto privo di peso, come una nuvola

benefica che cala giù dalla montagna.

Il sole è basso all’orizzonte, eppure un fascio di luce penetra

ancora attraverso la finestra.

Mi alzo.

Mi affaccio.

 

la biblioteca

 

Un volo di uccelli muto, geometria di spirali, gli angeli si presen-

tano al giudizio di Dio, al tramonto.

Nel cortile sottostante chiuso fra quattro mura i servi hanno ac-

ceso un braciere.

Il dono di Promoteo agli uomini, quel fuoco materiale, immagine

dell’altro, luminosissimo che è la ragione, luce riflessa e specchio

dell’anima.

Sento di sentire, sensazione lancinante.

L’anima, questo frammento di natura divina che la luce del sole

avverte: la tua dimora è in cielo.

Tra poco mi avvolgerà la conoscenza, tra poco.

Uno splendore emana dal sole, sorgente della vita da un estre-

mo all’altro dell’universo: la luce.

Essa agisce, il vuoto chiama il pieno, l’assenza la presenza, il

principio e la fine delle cose si congiungono.

La benda che avevo davanti agli occhi è caduta.

Quasi sei anni d’esilio sono passati, ed io non sono più un fan-

ciullo.

Altri se ne aggiungeranno.

Molto scriverai, molte rime comporrai.

Eppure esito.

Mi muovo a tentoni.

Col piede inciampo nel tripode che in mezzo alla biblioteca

rende accogliente la lettura nel gelo dell’inverno.

Delle ombre mi perseguitano, i delatori di Costanzo.

Uno stordimento, quasi un sospetto.

Un membro della dinastia reale, nella sua dimora terrena…il

Dio vaga, gli uomini lo vegliano…da lontano.

Tramano, come sempre hanno fatto.

Vorrebbero barattare il proprio nome con quello….

Vogliono confondere…

Eppure, un sapore di vittoria sale da quelle pagine: non sono io

che devo andare verso gli Dèi, sono loro che devono venire a me,

nella potenza di un’immagine: il sole.

Il Sole.

Solo lui può spiegarmi il mondo.

Solo la luce e il suo opposto può svelarmi il vero.

Solo il buio profondo può svelare la luce interiore….

(L. Desiato,  Giuliano L’Apostata)

 

 

 

 

 

la biblioteca

      

GIULIANO IMPERATORE (il nemico della barba e i nemici della storia) (3)ultima modifica: 2014-06-05T00:00:00+02:00da giuliano106
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