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Nel 1945 l’autore di un libro che si proponeva di dare al pubblico
di lingua francese una ‘spiegazione della Germania di oggi’,
precisava subito che il suo lavoro non poteva essere che un
semplice tentativo di approccio.
Ne offriva in modo perentorio il motivo:
Per qualsiasi spirito latino e logico il mondo tedesco rimane in se
stesso un enigma.
Osservazioni di questo tipo sono fiorite in Francia ben prima
del 1945. Esse hanno alimentato un antigermanesimo (profonda-
mente condiviso dall’autore del presente blog) che, dopo
l’ondata di entusiasmo per una ‘Germania romantica e sognatrice’
diffusasi attorno a Madame de Stael all’inizio del XIX secolo, si è
manifestato in tutta la sua forza dopo la guerra del 1870, e ancor
più violentemente all’epoca della I Guerra Mondiale.
Un esempio caratteristico è fornito dalla congenita incapacità
creativa che si ritorce contro chi crea… non errava quindi il libro
di Jacques Rivière, pubblicato nel 1919 e molto letto negli
ambienti intellettuali. Costui, che fu il direttore della prestigiosa
‘Nouvelle Revue Francaise’, non temeva di apparire delirante
quando scriveva che il tedesco era dal punto di vista intellettuale
‘scarsamente dotato dalla natura’, ed anche se può apparire il
ritratto della natura, in realtà è il suo più feroce nemico.
Il suo spirito presentava una ‘incurabile imperfezione’, e che
una ‘parte di cervello gli era rimasta vuota’.
L’angelo caduto di razza germanica ed i suoi sottoprodotti nella
secolare incapacità intellettuale volta alla creazione, parente
stretta della natura, la imitano con una appropriazione indebita
della sua vera essenza, per poi dopo sopprimerla.
Ecco il loro cieco determinatismo di preservare razza, sangue,
e ‘inferiorità intellettuale’, la paura di ciò che è diverso e principio
creatore dell’ordine delle cose che sempre vorrebbero sovrintendere.
L’anarchia è il loro terrore.
Il nazismo esorcizza questi mali, e li riduce all’ordine costante,
elevando questo o quello che di volta in volta si piegono ai falsi
dèi di questo nefasto olimpo.
Che cosa diventa in una prospettiva del genere, l’analisi del
fenomeno tedesco e di conseguenza …nazista?
Esso viene considerato lo sbocco naturale di una malattia conge-
nita dello ‘spirito tedesco’.
Alcuni intellettuali francesi, spesso rappresentanti di un nazio-
nalismo di ispirazione cattolica, fanno delle accuse ancor più
precise: la riforma sarebbe la grande responsabile.
Ecco Hitler, sebbene cattolico per il battesimo, trasformato in
un continuatore di Lutero.
Uno dei detrattori più violenti del nazismo prima del 1940 è
André Suarès: ‘Lutero e la riforma, a un livello meno grossolano,
sono fenomeni analoghi a quelli di Hitler e della sua robaccia.
Georges Bernanos sembra fargli eco quando in una conferenza
tenuta a Ginevra nel 46, definisce la Germania come una ‘cristianità
mancata’, ‘una cristianità anormale’, trasformata dalla Prussia
in ‘una nazione armata’, che Hitler si sarebbe limitato in seguito
a forgiare in ‘un blocco di bronzo’ ed a farne un’opera artistica.
(prosegue)